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La Stampa Rassegna Stampa
30.03.2006 Fermezza degli Stati Uniti verso Hamas
e appoggio al premier israeliano Olmert

Testata: La Stampa
Data: 30 marzo 2006
Pagina: 8
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Bush invita Olmert e chiude su Hamas «Nessun rapporto»»

La STAMPA di giovedì 30 marzo 2006 pubblica una corretta cronaca di Maurizio Molinari sulle prese di posizione della Casa Bianca di fronte all'insediamento del governo di Hamas nell'Anp e alla vittoria di Kadima nelle elezioni israeliane.
Ecco il testo:   
 

George W. Bush invita alla Casa Bianca il vincitore delle elezioni in Israele ed ordina ai diplomatici di interrompere ogni contatto con il nuovo governo palestinese di Hamas. Di fronte agli ultimi sviluppi politici tanto a Gerusalemme che Ramallah, le mosse del presidente americano disegnano l’orientamento dell’amministrazione. La telefonata a Ehud Olmert, leader di Kadima e prossimo premier israeliano, è arrivata ad urne appena chiuse e - secondo quanto affermato dal portavoce della Casa Bianca, Scott McClellan - «il presidente lo ha invitato a venire a Washington a suo comodo, appena il governo sarà formato». L’intenzione di Bush dunque è di iniziare a lavorare subito per realizzare il progetto di «due Stati fianco a fianco in pace e sicurezza» illustrato nel giugno del 2002 e Olmert ha risposto facendo sapere di essere «intenzionato a continuare la stessa politica di Ariel Sharon avanzando sul binario diplomatico». Ciò significa che Bush e Olmert si vedranno presto a Washington per affrontare la seconda fase del disimpegno unilaterale israeliano dai Territori palestinesi iniziato da Sharon con il ritiro dalla Striscia di Gaza ovvero la definizione dei confini in Cisgiordania. Al tempo stesso il Dipartimento di Stato reagisce all’insediamento del governo di Hamas a Ramallah dando disposizione a tutti i propri diplomatici e rappresentanti di interrompere ogni rapporto con un partito fondamentalista che figura nelle liste delle organizzazioni terroriste per via degli attacchi compiuti contro civili israeliani negli ultimi anni, che in molti casi hanno causato anche vittime americane. La rottura formale dei rapporti con Hamas è una conseguenza della decisione presa da Washington - d’accordo con Unione Europea, Nazioni Unite e Russia - di porre tre condizioni per la continuazione dei pre-esistenti rapporti con l’Autorità nazionale palestinese: riconoscimento dell’esistenza di Israele, rinuncia alla violenza e accettazione dei precedenti accordi di pace siglati dall’Anp, a cominciare Oslo 1993. Nel momento in cui sceglie la linea della fermezza con Hamas il Segretario di Stato, Condoleezza Rice, conferma tuttavia che resteranno aperti i canali di dialogo con il presidente palestinese, Abu Mazen, considerato il depositario degli accordi esistenti nonché il leader che potrebbe spingere Hamas a rinunciare all’uso della forza. La sovrapposizione fra l’invito ad Olmert ad andare alla Casa Bianca ed il veto ai contatti ad Hamas porta Edward Walker, ex vicesegretario di Stato e oggi capo del Middle East Institute di Washington, ad affermare che potremmo essere alla vigilia di un’accelerazione diplomatica: «Olmert arriverà a Washington per continuare il disimpegno unilaterale in Cisgiordania e Bush lo sosterrà, anche perché al momento l’Anp è fuori gioco a causa del governo di Hamas». Ciò significa che Bush si appresta ad approfondire con Olmert il tema dello scambio di lettere avvenuto con Sharon nel 2004: i nuovi confini di Israele. Sulla carta le posizioni hanno ancora dei punti di attrito - a cominciare dalla continuità territoriale fra la città Gerusalemme e la fascia di insediamenti ad Est - ma Washington è disposta ad aspettare perché consapevole che il governo Olmert sarà più instabile di quello di Sharon. David Makovsky, analista mediorientale del Washington Institute, assicura che «Bush darà a Olmert il tempo necessario per preparare i propri ritiri». Il nuovo premier di Gerusalemme non verrà messo subito sotto pressione per effettuare ritiri perché ciò che serve prima è raggiungere un accordo sul tracciato dei confini. Gli Stati Uniti in particolare vogliono che il nuovo Stato palestinese sia «fattibile» e «con aree continue». Abu Mazen ha già capito da che parte soffia il vento e si è affrettato a definire «inaccettabile» il piano di Olmert sui confini in Cisgiordania - illustrato durante la campagna elettorale - facendo capire che sarà lui a parlare per i palestinesi.

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