Per gli Stati Uniti Hamas resta nemica della pace finché non riconoscerà Israele e non rinuncerà al terrorismo
Testata: Il Foglio Data: 28 marzo 2006 Pagina: 1 Autore: Anna Barducci Mahjar Titolo: «Prove da premier»
Dal FOGLIO di martedì 28 marzo 2006:
Ieri Ismail Haniye, premier designato di Hamas, ha presentato al Parlamento palestinese il suo esecutivo per il voto di fiducia. Ha dovuto imporsi per farlo, perché tutte le forze nei Territori, il presidente Abu Mazen soprattutto, avevano chiesto di aspettare l’esito delle elezioni israeliane. Ma Haniye non ne ha voluto sapere e si è presentato al Consiglio legislativo e nel suo discorso inaugurale ha detto di volere Gerusalemme capitale, ha fatto appello all’occidente dicendo di voler “dialogare con il Quartetto”, cioè Stati Uniti, Unione europea, Russia e Onu, per definire il processo di pace, ma a condizione che “cambino gli atteggiamenti”. Da Bruxelles reazione celere: “L’Ue lavorerà con chi cerca la pace con mezzi di pace”, dice il commissario per gli Affari esterni, Benita Ferrero-Waldner. La Casa Bianca invece ha ricordato che prima di qualsiasi dialogo Hamas deve riconoscere Israele, disarmare e accettare i precedenti accordi tra Anp e governo di Gerusalemme. Haniye ha anche addotto l’appuntamento parlamentare come pretesto per non recarsi al vertice della Lega araba – che ben otto capi di stato hanno deciso di disertare – che si tiene oggi a Karthoum, in Sudan. In realtà, secondo fonti dell’intelligence israeliana, sembra che pressioni da Washington abbiano convinto la Lega araba a invitare l’Anp e non Hamas. Lo scontro interno tra Abu Mazen e il governo guidato da Haniye non ha tregua: è la prima vera crisi politica all’interno dei vertici palestinesi. Il rais sta cercando di fare tutto quel che è in suo potere per frapporre ostacoli alla formazione del governo: ha scavalcato l’articolo 66 della legge base palestinese – che prevede che il programma sia presentato soltanto al Parlamento – e ha chiesto all’ Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) di convalidare il programma di Hamas. In questo modo Abu Mazen ha posto il gruppo islamico non più soltanto davanti alla richiesta di riconoscere Israele – già rifiutata – ma di fronte al quasi obbligo di accettare l’Olp come unica rappresentante del popolo palestinese. L’Organizzazione detta un’altra condizione: vuole che Hamas accetti la dichiarazione d’indipendenza, firmata ad Algeri nel 1988, in cui l’Olp riconosce la creazione di due stati. Il gruppo islamico non ha molte alternative, anche perché l’Olp ha già detto che, se le condizioni non fossero accettate, è necessario tornare alle urne. I deputati di Fatah, partito di Abu Mazen, in linea con i vertici, hanno dichiarato di non voler votare la fiducia al governo di Hamas perché ci sono “molte divergenze”, soprattutto “sul ruolo dell’Olp, che per noi è l’unico rappresentante dei palestinesi”. Fatah è come “una vecchia Liz Taylor” Hamas, a sua volta, ha posto condizioni a Abu Mazen. Accetterà di riconoscere l’Organizzazione soltanto se ne farà parte e se rappresenterà la maggioranza: Khaled Mashaal, leader a Damasco, dovrà essere a capo del Comitato centrale. Per l’Olp, ciò è inaccettabile. “Hamas è stato eletto soltanto in Cisgiordania e Gaza e non da tutto il popolo palestinese – dice al Foglio Yasser Khaled, membro dell’Organizzazione – Deve riconoscere l’Olp, perché l’Anp e le elezioni sono un suo frutto”. Hafez Barghouti, membro di Fatah e direttore del quotidiano al Hayat al Jadida, ribadisce: “Abu Mazen vuole evitare uno scontro, ma il comportamento di Hamas è inaccettabile. Il presidente dell’Anp sta semplicemente cercando di non aggravare la situazione politica per il suo popolo”. Per il direttore di al Hayat al Jadida è un dovere per Hamas riconoscere l’Olp, perché “in tutto il mondo l’Organizzazione rappresenta i palestinesi”. Parte della popolazione palestinese resta indifferente. Secondo un sondaggio del Palestinian center for policy and survey research, ora che Hamas è in Parlamento, il sostegno al gruppo islamico è cresciuto. “Questa storia che l’organizzazione è l’unica rappresentante del nostro popolo è una pura menzogna – dice Jamil H., ex membro di Fatah – Poteva essere valido negli anni Settanta, ma adesso che Hamas ha il 60 per cento a Gaza è impensabile dire che l’Olp abbia ancora un significato”. Fatah sta perdendo il sostegno dei palestinesi, che lo definiscono “una vecchia Liz Taylor”, una donna con tanti uomini che vogliono guidarla, ma che alla fine non ha più nessuno.
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