Alle 22 di stasera si chiudono i seggi elettorali e cominceranno gli exit poll. Di partiti ce n'erano 31 in lizza, quello dei pensionati, quello di chi vuole legalizzare le droghe leggere, quello che vuole la Costituzione e quello che si propone di combattere la corruzione, ma la maggior parte di loro non supererà lo sbarramento del due per cento. L'attenzione di tutti è puntata su Kadima che, dopo i primi sondaggi che lo davano sino al 44 per cento, negli ultimi giorni è sceso più di dieci punti. Ma anche Avodà ( laburisti) e Likud (la destra di Netanyahu) non se la passano molto bene, perchè danno come già incassati dei voti che i sondaggi smentiscono. Si è detto una campagna elettorale noiosa, fiacca, tutto vero, gli israeliani sono stati quasi cloroformizzati dai sondaggi che hanno tolto ai risultati, quelli veri, ogni possibilità di sorpresa. La realtà però è un'altra, e se gli israeliani la mediteranno prima di andare al seggio, capiranno l'enorme responsabilità che oggi hanno nelle loro mani. Fra non più di due generazioni, se la situazione fra ebrei (vorremmo scrivere israeliani, ma la parola giusta è ebrei) e arabi non sarà cambiata radicalmente Israele non esisterà più quale oggi noi la conosciamo. Diciamolo pure senza falsi pudori, la maggioranza dei suoi cittadini non sarà più ebraica. Sia chiaro, in questo conteggio non sono compresi i palestinesi di Gaza (ormai indipendenti) e della Cisgiordania (i territori amministrati dall'Autorità palestinese), il conto è fatto includendo nello Stato ebraico quel 20 per cento di palestinesi che già oggi sono cittadini di Israele a tutti gli effetti. Se oggi chi va a votare pensa alla pensione,allo spinello,alla Costituzione da inventare, alla corruzione da combattere, alle opposte posizioni fra laici e religiosi, chi perderà le elezioni è presto detto, sarà Israele. E' la sconfitta demografica a minacciare il futuro di Israele ed il tempo gioca a favore dei palestinesi. In questi ultimi giorni la nota politica più evidente è stata la presa di distanza di quasi tutti i partiti da Israel Beitenu (Israele è casa nostra), la forza che ha in Avigdor Lieberman la figura di spicco. Malgrado si presenti come il "partito dei russi" è l'unico ad avere come programma il cosidetto scambio di territori fra Israele e il futuro Stato palestinese. Che è, in soldoni, quello che Arik Sharon stava preparando quando con i suoi esperti stava studiando il tracciato del confine che avrebbe diviso i due popoli. I laburisti accusano Lieberman di essere razzista, il che non è assolutamente vero, Kadima dichiara che potrà accoglierlo nella futura coalizione a condizione che ne accetti in toto il programma, come dire iscriviti da noi che è meglio. Il Likud lo ignora perchè ne teme la forte concorrenza sull'elettorato di destra ma Lieberman, che non è di sinistra, non è neppure di destra, essendo il portatore del progetto politico più innovativo. Un progetto temuto dall'establishement israeliano che è abituato a tenere nella massima considerazione l'opinione dei consessi internazionali. I quali di fronte a uno che non ha peli sulla lingua come Lieberman non potranno che storcere il naso e catalogarlo, come già sta facendo qui la sinistra, come razzista. Cosa uscirà dalle urne ? Se Kadima avrà successo sarà un bene per Israele, il piano di Sharon-Olmert non è molto dissimile da quello di Lieberman. Ma se per governare dovrà dividere il potere solo con le sinistre (Avodà e Meretz) ci sono forti dubbi che il sogno di Sharon si avveri. Certo, nuovi confini verranno disegnati, ma sarà un governo pronto a fare molti,troppi passi indietro rispetto alle richieste che già oggi Hamas pretende vengano soddisfatte. Il Likud, che di fatto non vuole cambiare nulla, è già fuori gioco, sa elencare benissimo i pericoli che minacciano Israele ma non sa come porvi rimedio. Gli altri partiti contano come il due di picche, anche se possono diventare ago della bilancia per i numeri della prossima coalizione. Lo sapremo stasera.
Angelo Pezzana |