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Gerusalemme-Molti sostengono qui in Israele, e lo scrivono sui giornali, che lo svolgimento della campagna elettorale (si vota martedì prossimo) è quanto di più noioso ci possa essere. Anche se i candidati vanno per mercati a stringere mani, è in televisione che si parla di politica, dove i partiti sono presenti anche con spot pubblicitari decisamente accattivanti. La propaganda è passata dalle piazze al piccolo schermo, come avviene in tutte le società moderne. Se gli elettori si appassionano poco non è certo per disaffezione politica, che resta una delle passioni più forti fra gli israeliani, no, dipende dal fatto che c'è l'impressione che grazie ai sondaggi quotidiani si conosca fin da ora il risultato. Il che è abbastanza vero. Kadima, il partito creato dal nulla da Sharon e guidato oggi da Ehud Olmert, sarà sicuramente quello che guadagnerà più seggi, ma attenzione, cinque-dieci seggi in più o in meno farà la differenza. Il governo che uscirà il 28 marzo sarà di coalizione, il problema sarà chi lo formerà insieme a Kadima. Se saranno Avodà (laburisti) e Meretz sarà un governo inclinato a sinistra, che però non sarà così profondamente diverso se per caso nella coalizione ci fosse (anche) Israel Beitenu, il partito di Avigdor Liberman, che viene presentato come il partito degli immigrati russi quando sarebbe più corretto descriverlo come la forza politica che già da anni predica la separazione fra israeliani e palestinesi dei territori attraverso la definizione dei confini. Noi di qua, gli altri di là nel nuovo Stato palestinese, il che non è poi tanto diverso da quanto si stava prefigurando con il progetto Sharon che Olmert è deciso a realizzare anche con decisione unilaterale, vista la definitiva scomparsa di un interlocutore dopo la vittoria di Hamas. Malgrado questa sia una verità comprensibile anche al più superficiale degli osservatori, c'è chi lamenta la "scomparsa della pace" dalla campagna elettorale, attribuisce l'ascesa di Hamas a Israele che avrebbe "sepolto sotto le macerie ogni progetto di trattativa", e, non potendo più accusare Sharon come era avvenuto per decenni, se la prende con Olmert, che "avrebbe voltato le spalle ai palestinesi con decisoni unilaterali". E' quanto scriveva Sandro Viola ieri su Repubblica, lasciando sbalorditi coloro che conoscono le vicende mediorientali, quando persino Haaretz, nei suoi editoriali e tramite le sue firme più prestigiose si esprime verso Kadima in toni di chiaro sostegno. Se Viola non lo sa, o non lo ricorda, Hamas è sorto dalle ceneri corrotte di al Fatah, il partito del tanto lodato Arafat, e non dalle macerie di "un mancato processo di pace". Ma Viola rimprovera già Olmert di non "avere fatto neppure due chiacchiere con la parte palestinese" ! con Hamas ? Visto che in questi giorni è a Gerusalemme, lo invitiamo a leggere tutte le dichiarazioni che Olmert ha fatto nei confronti di Abu Mazen. Peccato che in politica non bastino le buone intenzioni. Che sicuramente Abu Mazen possiede, ma che non sono sufficienti a conferirgli quel potere che Hamas, grazie anche alle sue indecisioni e debolezze, gli ha sottratto. Sorti diverse se a destra Bibi Netanyahu con quel che è rimasto del Likud dovesse conquistare un buon risultato. Eventualità non impossibile ma molto difficile. Gli israeliani, anche fra i moderati che l'avevano votato, non hanno gradito il voltafaccia dell'agosto scorso, poco prima che avvenisse l'uscita da Gaza, quando ha abbandonato Sharon per andarsene in America per cercare finanziamenti mentre tutto il paese viveva, con scelte politiche opposte, un dramma dai risvolti profondamente umani oltre che politici. Con l'Iran che minaccia l'attacco atomico, gli attentati suicidi che ogni giorno vengono sventati dalle forze di sicurezza, Sharon in coma all' ospedale, Shimon Peres che è passato dal suo Labour a Kadima e l'Autorità palestinese nella mani di un gruppo terrorista, gli israeliani di tempo per annoiarsi non mi pare debbano averne molto.Gerusalemme-Molti sostengono qui in Israele, e lo scrivono sui giornali, che lo svolgimento della campagna elettorale (si vota martedì prossimo) è quanto di più noioso ci possa essere. Anche se i candidati vanno per mercati a stringere mani, è in televisione che si parla di politica, dove i partiti sono presenti anche con spot pubblicitari decisamente accattivanti. La propaganda è passata dalle piazze al piccolo schermo, come avviene in tutte le società moderne. Se gli elettori si appassionano poco non è certo per disaffezione politica, che resta una delle passioni più forti fra gli israeliani, no, dipende dal fatto che c'è l'impressione che grazie ai sondaggi quotidiani si conosca fin da ora il risultato. Il che è abbastanza vero. Kadima, il partito creato dal nulla da Sharon e guidato oggi da Ehud Olmert, sarà sicuramente quello che guadagnerà più seggi, ma attenzione, cinque-dieci seggi in più o in meno farà la differenza. Il governo che uscirà il 28 marzo sarà di coalizione, il problema sarà chi lo formerà insieme a Kadima. Se saranno Avodà (laburisti) e Meretz sarà un governo inclinato a sinistra, che però non sarà così profondamente diverso se per caso nella coalizione ci fosse (anche) Israel Beitenu, il partito di Avigdor Liberman, che viene presentato come il partito degli immigrati russi quando sarebbe più corretto descriverlo come la forza politica che già da anni predica la separazione fra israeliani e palestinesi dei territori attraverso la definizione dei confini. Noi di qua, gli altri di là nel nuovo Stato palestinese, il che non è poi tanto diverso da quanto si stava prefigurando con il progetto Sharon che Olmert è deciso a realizzare anche con decisione unilaterale, vista la definitiva scomparsa di un interlocutore dopo la vittoria di Hamas. Malgrado questa sia una verità comprensibile anche al più superficiale degli osservatori, c'è chi lamenta la "scomparsa della pace" dalla campagna elettorale, attribuisce l'ascesa di Hamas a Israele che avrebbe "sepolto sotto le macerie ogni progetto di trattativa", e, non potendo più accusare Sharon come era avvenuto per decenni, se la prende con Olmert, che "avrebbe voltato le spalle ai palestinesi con decisoni unilaterali". E' quanto scriveva Sandro Viola ieri su Repubblica, lasciando sbalorditi coloro che conoscono le vicende mediorientali, quando persino Haaretz, nei suoi editoriali e tramite le sue firme più prestigiose si esprime verso Kadima in toni di chiaro sostegno. Se Viola non lo sa, o non lo ricorda, Hamas è sorto dalle ceneri corrotte di al Fatah, il partito del tanto lodato Arafat, e non dalle macerie di "un mancato processo di pace". Ma Viola rimprovera già Olmert di non "avere fatto neppure due chiacchiere con la parte palestinese" ! con Hamas ? Visto che in questi giorni è a Gerusalemme, lo invitiamo a leggere tutte le dichiarazioni che Olmert ha fatto nei confronti di Abu Mazen. Peccato che in politica non bastino le buone intenzioni. Che sicuramente Abu Mazen possiede, ma che non sono sufficienti a conferirgli quel potere che Hamas, grazie anche alle sue indecisioni e debolezze, gli ha sottratto. Sorti diverse se a destra Bibi Netanyahu con quel che è rimasto del Likud dovesse conquistare un buon risultato. Eventualità non impossibile ma molto difficile. Gli israeliani, anche fra i moderati che l'avevano votato, non hanno gradito il voltafaccia dell'agosto scorso, poco prima che avvenisse l'uscita da Gaza, quando ha abbandonato Sharon per andarsene in America per cercare finanziamenti mentre tutto il paese viveva, con scelte politiche opposte, un dramma dai risvolti profondamente umani oltre che politici. Con l'Iran che minaccia l'attacco atomico, gli attentati suicidi che ogni giorno vengono sventati dalle forze di sicurezza, Sharon in coma all' ospedale, Shimon Peres che è passato dal suo Labour a Kadima e l'Autorità palestinese nella mani di un gruppo terrorista, gli israeliani di tempo per annoiarsi non mi pare debbano averne molto.Gerusalemme-Molti sostengono qui in Israele, e lo scrivono sui giornali, che lo svolgimento della campagna elettorale (si vota martedì prossimo) è quanto di più noioso ci possa essere. Anche se i candidati vanno per mercati a stringere mani, è in televisione che si parla di politica, dove i partiti sono presenti anche con spot pubblicitari decisamente accattivanti. La propaganda è passata dalle piazze al piccolo schermo, come avviene in tutte le società moderne. Se gli elettori si appassionano poco non è certo per disaffezione politica, che resta una delle passioni più forti fra gli israeliani, no, dipende dal fatto che c'è l'impressione che grazie ai sondaggi quotidiani si conosca fin da ora il risultato. Il che è abbastanza vero. Kadima, il partito creato dal nulla da Sharon e guidato oggi da Ehud Olmert, sarà sicuramente quello che guadagnerà più seggi, ma attenzione, cinque-dieci seggi in più o in meno farà la differenza. Il governo che uscirà il 28 marzo sarà di coalizione, il problema sarà chi lo formerà insieme a Kadima. Se saranno Avodà (laburisti) e Meretz sarà un governo inclinato a sinistra, che però non sarà così profondamente diverso se per caso nella coalizione ci fosse (anche) Israel Beitenu, il partito di Avigdor Liberman, che viene presentato come il partito degli immigrati russi quando sarebbe più corretto descriverlo come la forza politica che già da anni predica la separazione fra israeliani e palestinesi dei territori attraverso la definizione dei confini. Noi di qua, gli altri di là nel nuovo Stato palestinese, il che non è poi tanto diverso da quanto si stava prefigurando con il progetto Sharon che Olmert è deciso a realizzare anche con decisione unilaterale, vista la definitiva scomparsa di un interlocutore dopo la vittoria di Hamas. Malgrado questa sia una verità comprensibile anche al più superficiale degli osservatori, c'è chi lamenta la "scomparsa della pace" dalla campagna elettorale, attribuisce l'ascesa di Hamas a Israele che avrebbe "sepolto sotto le macerie ogni progetto di trattativa", e, non potendo più accusare Sharon come era avvenuto per decenni, se la prende con Olmert, che "avrebbe voltato le spalle ai palestinesi con decisoni unilaterali". E' quanto scriveva Sandro Viola ieri su Repubblica, lasciando sbalorditi coloro che conoscono le vicende mediorientali, quando persino Haaretz, nei suoi editoriali e tramite le sue firme più prestigiose si esprime verso Kadima in toni di chiaro sostegno. Se Viola non lo sa, o non lo ricorda, Hamas è sorto dalle ceneri corrotte di al Fatah, il partito del tanto lodato Arafat, e non dalle macerie di "un mancato processo di pace". Ma Viola rimprovera già Olmert di non "avere fatto neppure due chiacchiere con la parte palestinese" ! con Hamas ? Visto che in questi giorni è a Gerusalemme, lo invitiamo a leggere tutte le dichiarazioni che Olmert ha fatto nei confronti di Abu Mazen. Peccato che in politica non bastino le buone intenzioni. Che sicuramente Abu Mazen possiede, ma che non sono sufficienti a conferirgli quel potere che Hamas, grazie anche alle sue indecisioni e debolezze, gli ha sottratto. Sorti diverse se a destra Bibi Netanyahu con quel che è rimasto del Likud dovesse conquistare un buon risultato. Eventualità non impossibile ma molto difficile. Gli israeliani, anche fra i moderati che l'avevano votato, non hanno gradito il voltafaccia dell'agosto scorso, poco prima che avvenisse l'uscita da Gaza, quando ha abbandonato Sharon per andarsene in America per cercare finanziamenti mentre tutto il paese viveva, con scelte politiche opposte, un dramma dai risvolti profondamente umani oltre che politici. Con l'Iran che minaccia l'attacco atomico, gli attentati suicidi che ogni giorno vengono sventati dalle forze di sicurezza, Sharon in coma all' ospedale, Shimon Peres che è passato dal suo Labour a Kadima e l'Autorità palestinese nella mani di un gruppo terrorista, gli israeliani di tempo per annoiarsi non mi pare debbano averne molto. |
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