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Il Foglio Rassegna Stampa
23.03.2006 Tzipi Livni e le altre
le donne candidate da Kadima

Testata: Il Foglio
Data: 23 marzo 2006
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «Olmert ha undici assi per lusingare l'elettorato e promettere sicurezza»

Un articolo del FOGLIO di giovedì 23 marzo sulle imminenti elezioni israeliane:

La russa, la mamma, la sportiva-Roma. Fino a ieri, delle trentuno liste in corsa per l’elezione del nuovo governo israeliano, una soltanto sembrava avere la vittoria assicurata: Kadima, il neonato partito guidato dal premier, Ehud Olmert. Anche se la flessione registrata nell’ultimo sondaggio – che accredita alla formazione voluta da Ariel Sharon 36 seggi su 120 alla Knesset – ha dato nuova linfa al laburisti di Amir Peretz e al Likud di Benjamin Netanyahu. L’aspirazione dei due inseguitori, magari con una vittoria di Olmert non troppo netta il 28 marzo, è quella di poter contare in un’eventuale alleanza di governo. Ma il premier ha, oltre a un consenso consolidato da settimane, un’arma in più: le undici donne candidate nella lista di Kadima, tutte determinate, telegeniche, vivaci, affascinanti.
Olmert aveva lasciato spazio alle signore già dopo il suo primo rimpasto di governo e aveva consegnato la poltrona degli Esteri a Tzipi Livni, che ha mantenuto anche quella della Giustizia. Livni era nota all’interno del Likud, una donna imponente e dall’aspetto duro, figlia di un deputato della Knesset, il Parlamento israeliano, che ha servito nell’esercito di Tsahal e lavorato per il Mossad, i servizi segreti. Livni si è schierata a favore del disimpegno dalla Striscia di Gaza, voluto da Sharon, e lo ha ribadito anche ieri a Roma, in visita ufficiale: “Abbiamo evacuato Gaza”, ha spiegato in una conferenza stampa alla Farnesina dove ha incontrato la sua controparte italiana, il ministro degli Esteri, Gianfranco Fini. Livni, che aveva seguito il premier Sharon quando ha lasciato il Likud per fondare Kadima, ha trattato la vittoria di Hamas in Palestina come un dato ormai acquisito: “Israele non vuole punire i palestinesi – ha detto – né promuovere una crisi umanitaria”. Ma ha precisato che il gruppo islamista non può essere un interlocutore legittimo, poiché si tratta di un’organizzazione terroristica che si nutre soltanto della propria ideologia: distruggere Israele. Ciononostante c’è “una volontà unitaria e forte” per raggiungere un risultato e, almeno da parte israeliana, sono stati fatti non pochi passi avanti. Purtroppo ci sono persone “che non mostrano sufficiente realismo”, dice il ministro, e certo questo non aiuta chi si adopera per “creare un altro territorio nazionale per i palestinesi: due stati che devono vivere in pace e non combattersi”. Ma nella visita romana – in cui Livni ha ribadito che “Israele e Italia hanno rafforzato un’amicizia che non si basa soltanto sui leader, ma è fondata sui popoli” – all’ordine del giorno c’è anche la questione iraniana: “Non era affatto scontata la decisione dell’Aiea di deferire Teheran al Consiglio di sicurezza dell’Onu”. Dunque bisogna essere risoluti e, d’accordo con Fini, spiega che “il tempo può essere un fattore determinante”. “L’Iran è una minaccia per il mondo intero e non soltanto per Israele” poiché, come dice Livni, “sta cercando di guadagnare tempo per la costruzione di armi”.

Il filo rosso con Sharon
La lady di ferro del movimento di Olmert, Kadima, ha al suo fianco compagne di partito con sostanziosi curricula, nonostante alcune siano novizie della politica perlopiù sconosciute al grande pubblico. Sui 50 candidati in lista, dieci sono ministri nell’attuale governo. Tra loro Marina Solodkin, ex ministro per l’Assorbimento dell’immigrazione. Russa, nata a Mosca, arrivata in Israele soltanto nel 1991, ha un passato accademico ricchissimo, è anche stata giornalista per la Bbc. Solodkin è l’arma di Kadima per attrarre l’elettorato russo: 1.300.000 cittadini, secondo i dati più recenti. “Se non hai il voto russo non puoi essere un partito al potere”, sostiene la ministra. Secondo lei, il 30 per cento degli immigrati dell’ex Unione sovietica darà la propria preferenza a Kadima. Dice Solodkin, ex Likud, che Sharon aveva capito il peso del voto russo, per questo nella lista ci sono molti candidati nati nell’ex Urss. I vertici contano anche sul potere mediatico di Anastasia Michaeli.
Anastasia Michaeli, bionda di San Pietroburgo, è giovane, è nata nel 1975, bella ed elegante, perché è una ex star della televisione israeliana in lingua russa, perché è ingegnere, perché è in Israele soltanto dal 1997, lavora con gli immigrati, è madre di sei figli e si è convertita al giudaismo. Anche Yulia Shamev-Berkovich, russa d’origine, è una star del mondo dei mass media. Ha fondato ed è stata il primo direttore della televisione israeliana in lingua russa e direttore generale del quotidiano Vasti, primo giornale, per circolazione, tra gli immigrati. Al fronte femminile russo di Kadima appartiene anche Rina Greenberg, ucraina, arrivata nel paese nel 1974. Il viso tondo e i capelli biondi scompigliati, Rina appena sbarcata a Karmiel, in Galilea, dall’Ucraina, ha aperto un caffè che è diventato ritrovo di tutti gli immigrati russi della cittadina e poi, con il passare del tempo, una sorta di centro d’accoglienza. L’impegno nel sociale l’ha convinta a buttarsi in politica e oggi è sindaco di Karmiel.
Tra le candidate più note c’è Dalia Itzik. I giornali le hanno dedicato la prima pagina quando ha lasciato le fila di Avoda, il partito laburista, per unirsi all’allora neonato movimento di Sharon. E’ un personaggio molto mediatico: piccola, i capelli scompigliati, tagliati corti, ha un aspetto giovanile. E’ stata vicesindaco di Gerusalemme. Nel 1992 è diventata membro della Knesset, poi ministro per l’Ambiente, il Commercio e l’industria, la Comunicazione. Dal Likud arriva invece Ruhama Avraham, attuale viceministro dell’Interno, che ha conquistato la scena alla fine degli anni ’90, quando diventò segretaria dell’allora premier, Benjamin Netanyahu. Bionda, bella e giovane, è nota per la sua ambizione. Quando si schierò, nel partito, a favore del piano di disimpegno, Sharon la premiò facendola numero due all’Interno. A detta sua, ha un forte senso “della moda”. Sembra che i colleghi passino nel suo ufficio prima di andare davanti alle telecamere. Sostiene di preferire la carriera alla famiglia, nonostante abbia figli. “Sono la madre del popolo d’Israele”, avrebbe detto.
Kadima non ha tralasciato un aspetto importante, quello del voto arabo-israeliano. Ronit Tirosh ha nel suo curriculum anche studi approfonditi della lingua araba. Ha lavorato nell’ufficio generale per l’educazione, la cultura e lo sport ed è sempre stata attiva nel mondo della scuola. Il brigadiere generale Amira Dotan è stata presentata dal movimento come un’altra lady di ferro. Dotan è stata la prima donna ufficiale dell’esercito di Tsahal e la prima donna a raggiungere il grado di brigadiere generale. E’ stata nell’Idf vent’anni. I vertici di Kadima, o forse ancora lo stesso Sharon, hanno scelto candidati molto diversi fra loro. Il dottor Rachel Adato-Levy ha un Phd in medicina ed è stata vice direttore di uno dei maggiori ospedali di Gerusalemme, è una delle novizie della lista. Liat Ravner, invece, non è nuova in politica. Ad appena 33 anni è sindaco di Ramla e fondatrice di un centro per le relazioni governative.

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