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La Stampa Rassegna Stampa
22.03.2006 Il dossier Iran non arriverà al Consiglio di sicurezza
decisivo il no della Russia

Testata: La Stampa
Data: 22 marzo 2006
Pagina: 11
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Iran, Mosca sfodera il "niet"»

La STAMPA di mercoledì 22 marzo 2006 pubblica un articolo di Maurizio Molinari sul voltafaccia della Russia circa il deferimento all'Onu della questione iraniana. Ecco il testo:

Fumata nera sull’Iran e braccio di ferro sul risultato elettorale in Bielorussia: da 48 ore Washington e gli alleati europei duellano con la Russia di Vladimir Putin su due fronti diplomatici altrettanto roventi.
A New York la riunione sul nucleare iraniano a livello di viceministri fra i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) più la Germania si è risolta nella notte fra lunedì e martedì senza accordo per il veto alla bozza di dichiarazione britannica posto dal russo Serghei Kislyak al quale si è poi unito il cinese Zhang Yan. «Il no di Mosca è motivato da voler affrontare il nodo-Iran non al Consiglio di Sicurezza, dove c’è il rischio di arrivare prima o poi alle sanzioni, ma all’Agenzia atomica dell'Onu - spiega un diplomatico europeo che ha assistito ai colloqui - e anche dal ritenere insufficienti i 14 giorni di tempo suggeriti da Londra per la relazione sul programma nucleare di Teheran che sarà affidata al direttore dell’Agenzia atomica, Mohammed El Baradei».
Senza accordo la riunione del Consiglio di Sicurezza che era stata programmata per ieri è saltata. Londra ha tradito irritazione, facendo sapere che se non vi saranno novità è pronta ad andare allo scontro diretto, presentando una risoluzione al Consiglio di Sicurezza in cui si chiederanno direttamente le sanzioni sulla base del capitolo VII della Carta dell’Onu che prevede l’eventuale ricorso alla forza. Il sottosegretario di Stato americano, Nick Burns, ha invece incassato la battuta d’arresto con maggiore cautela, ammettendo che «servirà più tempo» e che dunque di Iran si tornerà a parlare in una riunione fra i membri permanenti forse la prossima settimana.
Nelle stesse ore in cui Washington e Londra - sostenute da Parigi e Berlino - erano obbligate a rivedere i piani diplomatici all’Onu da Mosca Serghei Prikhodko, consigliere del Cremlino, faceva sapere che il caso-Iran sarebbe stato «in cima ai colloqui di Putin con la dirigenza cinese a Pechino». «Coordiniamo la nostra posizione con la Cina - ha detto il consigliere - perché entrambi riteniamo che affidare la questione iraniana al Consiglio di Sicurezza sarebbe controproducente». Ed il ministro degli Esteri, Serghei Lavrov, aggiungeva: «Bisogna ridurre la pressione per le sanzioni contro l’Iran».
Negli ambienti diplomatici del Palazzo di Vetro è diffusa l’impressione che l’irrigidimento russo sull'Iran - rispetto alla disponibilità che era stata dimostrata venerdì - sia un riflesso di quanto sta avvenendo a Minsk dove Stati Uniti ed Unione Europea si sono pronunciati a favore di nuove elezioni dopo la vittoria del presidente uscente Alexandr Lukashenko subito riconosciuta e salutata con favore da Putin. Orologio alla mano il no russo sull’Iran è arrivato lunedì sera attorno alle 6 del pomeriggio di New York ovvero neanche cinque ore dopo la dichiarazione con cui il portavoce la Casa Bianca Scott McClellan aveva apertamente sposato le rivendicazioni dell’opposizione bielorussa.
Lo scenario di un confronto diretto con Mosca su più tavoli mentre Putin viene accolto con tutti gli onori da Hu Jintao a Pechino suscita preoccupazioni per il Segretario di Stato, Condoleezza Rice, appena tornata da un viaggio-maratona in America del Sud ed Estremo Oriente. E forse non è un caso che ieri Washington ha fatto un passo indietro, lasciando agli alleati europei tanto il palcoscenico di Minsk che quello dell’Onu. A scendere sulla piazza Oktyabrskaya della capitale bielorussa per esprimere solidarietà ai manifestanti sono stati infatti gli ambasciatori di Gran Bretagna, Francia, Germania, Italia e Lettonia mentre quello americano ha evitato di seguirli. Il presidente George W. Bush ha dato il proprio contributo a questa la linea di prudenza evitando, durante la conferenza stampa tenuta alla Casa Bianca, di fare riferimenti diretti alla Bielorussia e limitandosi ad affermare sull’Iran che «riguardo al negoziato in corso sul nucleare gli Stati Uniti sono rappresentati da Francia, Gran Bretagna e Germania».

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