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La Stampa Rassegna Stampa
22.03.2006 Strage a Tel Aviv sventata in extremis
era stata organizzata dalla Jihad islamica

Testata: La Stampa
Data: 22 marzo 2006
Pagina: 10
Autore: Aldo Baquis
Titolo: «Bloccato kamikaze mentre cerca di entrare a Tel Aviv»

Una cronaca da La STAMPA di mercoledì 22 marzo 2006:

Ad una settimana dalle elezioni politiche, una strage è stata sventata in extremis ieri in Israele quando un’unità dell'antiterrorismo è riuscita a bloccare su un’autostrada un furgoncino con dieci palestinesi a bordo, mentre era a Latrun, a trenta minuti da Tel Aviv: all'interno c'era un kamikaze della Jihad islamica, originario della Cisgiordania, che aveva con sé un potente corpetto esplosivo pronto per l'uso.
Davani agli occhi esterrefatti di centinaia di automobilisti bloccati in un ingorgo, le teste di cuoio israeliane sono riuscite a bloccare il terrorista e a neutralizzare il suo ordigno in un campo vicino.
La Jihad islamica, ha detto il ministro della difesa Shaul Mofaz, è l'organizzazione palestinese più vicina a Teheran, che di recente le ha versato 1,8 milioni di dollari. Ieri si è appreso che anche Al Qaeda ha cercato invano di compiere un attentato in Israele, settimane fa, dopo aver ingaggiato una cellula di Nablus, in Cisgiordania.
Malgrado la drammaticità degli attentati sventati e della vittoria elettorale di Hamas, nemico giurato di Israele, le previsioni di voto degli israeliani sono rimaste inalterate dal dicembre scorso quando il partito centrista Kadima è apparso alla ribalta. Nei sondaggi, il partito di Ehud Olmert e Shimon Peres riceve anche oggi un terzo della Knesset (40 seggi su 120), mentre i laburisti di Amir Peretz e il Likud di Benyamin Netanyahu dovrebbero ottenere da un minimo di 15 ad un massimo di 20 seggi a testa.
Composto da transfughi dei laburisti, del Likud, del partito centrista Shinui e anche del movimento dei coloni, Kadima nella campagna elettorale ha saputo essere nel caso «più Likud del Likud» (quando ad esempio un ex capo dei servizi segreti ha minacciato di uccidere il premier incaricato Ismail Haniyeh se Hamas fomenterà attentati) e ha saputo presentarsi anche come «colomba» quando Shimon Peres ha proposto la costituzione di una vasta zona di cooperazione economica nella valle del Giordano.
Sia Amir Peretz sia Netanyahu hanno assunto da poco il controllo dei rispettivi partiti e hanno dovuto cimentarsi non solo con il «partito-supermercato» Kadima, ma anche con la fronda interna e le resistenze nei propri partiti. L'interesse per la campagna elettorale è presto scemato. «E' caduto in letargo - dicono gli israeliani - proprio come Ariel Sharon», il premier colpito da emorragia cerebrale il gennaio scorso.
A cercare di smuovere le acque sono stati i rabbini del «Nuovo Sinedrio» (un’istituzione per ora informale) che hanno suggerito ai loro discepoli di votare per quei partiti che puntino a imporre in Israele le Leggi della Torah. In primo luogo, a loro parere, si dovrebbero autorizzare riti ebraici sul Monte del Tempio: ossia sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme. Parole che rischiano di allarmare ulteriormente i responsabili della moschea al-Aqsa, che già paventano attacchi da parte di ultras ebrei.

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