Un aiuto ai terroristi, non ai "dirigenti" eufemismi e omissioni in una cronaca scorretta
Testata: Avvenire Data: 17 marzo 2006 Pagina: 16 Autore: la redazione Titolo: «Hamas: pronto il governo. ma Fatah si chiama fuori»
Non é chiaro perché, come si legge su AVVENIRE del 17 marzo 2006, l'azione israeliana per catturare, nel carcere di Gerico, gli assassini del ministro Zeevi che stavano per essere rilasciati, dovrebbe avere "inasprito" le posizioni del Fplp (il gruppo terroristico responsabile di quell'omicidio) spingendolo a rifiutare l'accordo con Hamas. Ne é chiaro che cosa significhi "aspro" in questo contesto. E' chiaro invece che l'espressione "un incoraggiamento ai nuovi dirigenti palestinesi é arrivato invece dal Consiglio d'Europa" contiene uno spericolato eufemismo: l'incoraggiamento é in realtà ai terroristi che hanno vinto le elezioni nell'Anp. Nel successivo, consueto allarme per lo stato delle finanze palestinesi non si fa cenno, come al solito, al fatto che la maggior parte dei soldi ricevuti dall'Anp servono a mantenere in vita la sua stessa burocrazia, non ai bisogni della popolazione o allo sviluppo dell'economia. Ecco il testo:
Il governo Hamas è pronto, a giorni verrà presentato in Parlamento, ma di accordi con le altre formazioni palestinesi, che i fondamentalisti avrebbero voluto in una coalizione allargata, più stabile e credibile sul piano internazionale, non c'è traccia. La lista dei ministri, preparata dal premier incaricato, il leader di Hamas Ismail Haniyeh, dovrebbe essere consegnata al presidente Abu Mazen non più tardi di domani. Il leader dell'Anp potrebbe esprimere il proprio, eventuale, gradimento all'inizio della settimana prossima. Ma sembra sempre più improbabile, al momento, la formazione di un governo di unità nazionale che preveda l'ingresso nell'esecutivo dell'altra grande formazione palestinese, al-Fatah, il partito di Abu Mazen passato all'opposizione dopo le elezioni del 25 gennaio vinte da Hamas. Fatah ha posto come condizione per l'intesa l'accoglimento da parte di Hamas di tutti gli accordi siglati con Israele, di fatto il riconoscimento di Israele, e su questo punto i fondamentalisti non sembrano disposti a discutere. Difficile anche che si arrivi a un accordo in extremis con il Fronte popolare per la liberazione della Palestina. L'orientamento della formazione era verso il «no» al governo Hamas fin dall'inizio, ma l'assedio israeliano al carcere di Gerico e l'arresto del leader della Fronte popolare Ahmed Saadat ha evidentemente inasprito le posizioni. I dirigenti di Hamas sono comunque determinati ad andare avanti da soli: «Consegneremo agli altri partiti la bozza finale del programma di governo e li incontreremo per ascoltare la loro risposta definitiva», ha detto un portavoce del gruppo fondamentalista, Sami Abu Zuhri; e se si rivelasse impossibile entrare a far parte della coalizione, ha concluso, «allora formeremo un governo che comprenderà solo ministri di Hamas, tecnocrati e quei partiti minori che sono disposti ad entrare». «Siamo rimasti sorpresi dal fatto che alcuni partiti insistono perché Hamas modifichi tutta la sua piattaforma politica a favore di altri programmi e riconosca gli accordi precedenti», ha voluto poi spiegare Abu Zuhri, riferendosi in particolare ad al-Fatah. «Quegli accordi implicano un chiaro riconoscimento di Israele, un argomento che respingiamo totalmente». Un incoraggiamento ai nuovi dirigenti palestinesi arriva invece dal Consiglio d'Europa (46 Paesi, compresi i 25 della Ue): «L'Europa apra il dialogo ad Hamas», è stato l'appello lanciato da Mikhail Margelov, membro dell'organismo di Strasburgo, che ha chiesto all'Unione di «non isolare il movimento radicale palestinese vincintore delle elezioni legislative» nei Territori (l'altro ieri l'Assemblea parlamentare aveva deciso di invitare alcuni rappresentanti dell'Anp, compreso un membro di Hamas, alla sua sessione di aprile). Un allarme è stato poi lanciato dalla Banca mondiale: le finanze palestinesi sono ormai sull'orlo del baratro, si legge in un rapporto dell'Istituto pubblicato ieri. Se Israele continuerà a bloccare i trasferimenti dei proventi doganali dovuti all'Anp, e se la comunità internazionale ridurrà gli aiuti, il Pil pro capite dei palestinesi scenderà del 30% soltanto nel 2006. Di un'eventuale formula di finanziamento dei palestinesi indipendentemente dalla mosse del governo Hamas hanno discusso ieri in serata i rappresentanti del Quartetto per il Medio Oriente (Stati Uniti, Ue, Russia e Onu) a Bruxelles.
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