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La Stampa Rassegna Stampa
16.03.2006 Assad sarà interrogato sull'omicidio Hariri
ha accettato per cercare di salvare il suo regime

Testata: La Stampa
Data: 16 marzo 2006
Pagina: 11
Autore: Lorenzo Trombetta
Titolo: «Assad tratta la sua impunità»

Da La STAMPA di giovedì 16 marzo 2006:

Il presidente siriano Bashar al-Assad e il suo vice Faruq ash-Sharaa saranno interrogati in aprile dal capo degli inquirenti internazionali sull’omicidio Hariri. È quanto si legge nel rapporto pubblicato ieri dalla commissione Onu che indaga sull’attentato mortale di un anno fa contro l’ex premier libanese. Il testo sarà discusso oggi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e si tratta del terzo resoconto ufficiale sull’inchiesta, guidata dal gennaio scorso dal giudice belga Serge Brammertz. «La Siria - si legge - sta cooperando con le indagini ma la disponibilità di Damasco sarà valutata in base alle effettive informazioni che essa ci fornirà». Nei primi due rapporti, il predecessore di Brammertz, il procuratore tedesco Detlev Mehlis, aveva denunciato la totale mancanza di cooperazione da parte della Siria, ancora oggi considerata dalla stampa libanese e internazionale il vero mandante dell’attentato di San Valentino. In particolare, nella prima bozza del rapporto-Mehlis del 20 ottobre, i vertici del regime siriano (Bashar al-Assad, suo fratello Maher e il cognato Asef Shawkat, capo dei servizi segreti militari) venivano accusati di essere coinvolti direttamente nell’omicidio Hariri assieme ai loro complici libanesi. Il movente sarebbe stato di natura politica: eliminare il principale ostacolo al mantenimento della sovranità siriana sul paese dei Cedri. Adesso i toni di Brammertz sono assai più morbidi e dietro le righe del rapporto pubblicato ieri c’è chi legge l’ombra di un accordo tra la Siria e la comunità internazionale. Il sistema siriano verrebbe salvato e nessun membro della cerchia di potere più prossima al raìs sarebbe coinvolto nell’inchiesta. Ma la piazza di Beirut e quella internazionale non potrebbero però accettare un’assoluzione in formula piena di al-Assad e soci, per questo il raìs si sarebbe detto pronto a consegnare al giovane giudice belga alcuni rappresentanti minori del protettorato siriano in Libano: l’ufficiale Rustum Ghazale, dal 2002 fino al marzo 2005, responsabile dell’intelligence di Damasco nel paese dei Cedri, e il suo luogotenente a Beirut, Jamaa Jamaa. In questo senso può essere allora letto il paragrafo 96 del rapporto Brammertz, relativo alle «procedure d’arresto di cittadini siriani»: la Siria «ha assicurato che assolverà completamente alle richieste della Commissione, anche arrestando e consegnando agli inquirenti la persona in questione tenendo conto delle procedure legali siriane». Di fronte alla legge nazionale, sia al-Assad che Sharaa sono protetti dall’immunità presidenziale, uno status non riservato invece ad altri graduati. A chiudere il cerchio ci sarebbe una notizia, apparsa sulla stampa libanese agli inizi del mese, secondo cui proprio Ghazale e Jamaa sarebbero presto iscritti nella lista-Brammertz di persone da porre sotto arresto perché «implicate nell’attentato contro Rafiq Hariri». Sul fronte delle indagini in Libano invece, il rapporto pubblicato ieri non dice nulla di nuovo e nessun personaggio eccellente viene incriminato. «Esiste una rete di criminali che collega mandanti ed esecutori» si legge, ma non compare alcun riferimento alla sorte dei quattro ex generali della sicurezza arrestati in autunno perché sospettati di aver partecipato alla pianificazione del crimine. Questi erano uomini agli ordini dell’attuale presidente Emile Lahoud, nemico giurato del defunto Hariri e uomo notoriamente vicino alla Siria. Il capo di Stato è da mesi delegittimato dalla piazza libanese e ogni giorno sempre più isolato a Beirut. Secondo gli osservatori, entro l’estate Lahoud sarà costretto alle dimissioni e la sua eliminazione politica potrebbe essere parte del prezzo che il regime di Damasco sarebbe disposto a pagare in cambio della propria salvezza.

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