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Informazione Corretta Rassegna Stampa
14.03.2006 La visita del rabbino Di Segni alla moschea di Roma
opinioni a confronto

Testata: Informazione Corretta
Data: 14 marzo 2006
Pagina: 0
Autore: la redazione
Titolo: «La visita del rabbino Di Segni alla moschea di Roma»

Si possono avere opinioni diverse sulla visita del rabbino Riccardo Di Segni alla moschea di Roma. Senza esprimerci in merito, ci limitiamo a riportare la cronaca dell'avvenimento di Marco Tosatti (pubblicata da La STAMPA di martedì 14 marzo 2006) e alcune opinioni contrastanti.  Riservando la nostra critica alle dichiarazioni di Tahar Ben Jelloun e Franco Cardini  (rilasciate al MESSAGGERO).
Ecco il testo di Tosatti:
 

Una prima volta storica, una prova di coraggio e di dialogo: il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, si è recato ieri in visita nella moschea di Roma, la più grande d’Europa, scambiando il saluto di pace comune a entrambe le fedi con Abdellah Rouane, Segretario del Centro Culturale Islamico, e con Mario Scialoja, direttore per l’Italia della lega musulmana mondiale. Un tabù infranto, un evento che sarà seguito nel prossimo futuro da una visita ufficiale islamica nel Tempio di Lungotevere Cenci. L’incontro è stato preceduto dalla pronta solidarietà della comunità ebraica ai musulmani, in tema di vignette. «Per noi ebrei è stato scontato, anche in questa città, reagire e protestare contro le vignette satiriche nei confronti di ciò che è sacro all'Islam, e manifestarvi la nostra solidarietà - ha detto Di Segni -. La lotta contro l'Islamofobia e l'antisemitismo devono procedere parallele. Con lo stesso spirito di rispetto dobbiamo vigilare per impedire che la violenza e l'odio, da qualsiasi parte provengano non si alimentino con la religione». E ha detto con forza: «Il terrorismo in nome di Dio è una bestemmia», ricordando che «il Talmud, come il Corano affermano il principio per cui “chi salva una vita umana è come se salvasse un mondo intero e chi la distrugge è come se distruggesse un mondo intero”».
La Lega subito all’attacco
Il sindaco di Roma Veltroni parlava di «giornata storica»; e il cattolico Rocco Buttiglione di un «percorso da continuare, tutti gli uomini di buona volontà si devono augurare che cresca un Islam italiano ispirato a quella tolleranza che è propria del nostro popolo»; mentre l’ex ministro leghista Roberto Calderoli ha subito polemizzato: «Sono d'accordo con il rabbino capo Di Segni quando dice che “il terrorismo in nome di Dio è una bestemmia” e che “la lotta contro l'islamofobia e l'antisemitismo devono procedere parallele”. Personalmente, avrei aggiunto, però, anche la lotta a tutte le fobie religiose o razziali, ricordando, tra l'altro, le parole odierne di monsignor Gremoli, secondo cui in Arabia Saudita i cattolici sono costretti a vivere come nelle catacombe».
Comune discendenza
Di Segni, invece, di fronte a un centinaio di giornalisti e invitati aveva ricordato la comune ascendenza da Abramo, e ha offerto solidarietà: «L'antico fratello che ora si affaccia a Roma non può essere ignorato ed è ora per guardarsi in faccia, parlarsi ed aprirsi le porte». Non sempre il rapporto fra seguaci del profeta ed ebrei è stato di inimicizia: «In altri momenti della storia, seppure in condizioni molto diverse da quelle attuali, le comunità ebraiche disperse nel mondo islamico sono riuscite a stabilire con questo un sapiente rapporto di rispetto reciproco. Dobbiamo preservare la coscienza che la differenza di religione non debba mai tradursi come tale in ostilità. Nel processo di pace in Medioriente - ha detto - il nostro dovere come esponenti religiosi è di accompagnare israeliani e palestinesi nel cammino sino ad oggi difficile nella ricerca della pace, per il bene delle due parti e del mondo intero, tramite il dialogo e il negoziato». Parole su cui Scialoja si è trovato «concorde nel modo più completo e assoluto».
Abdellah Redouane ha risposto: «L'incontro di oggi trova il suo significato profondo nella trasmissione al mondo di un messaggio unitario delle comunità musulmana ed ebraica di Roma che respingono con forza e condannano senza alcuna riserva ogni forma di antisemitismo, islamofobia, ed ogni altra manifestazione di xenofobia e di razzismo», e ha aggiunto parole di apprezzamento, in tema di vignette, verso il suo interlocutore: «A differenza di molti non ci stupisce che tale gesto di solidarietà giunga proprio dalla comunità ebraica, alla quale sono state inferte, nel corso della storia, tante sofferenze e ferite, giungendo a negare scientificamente il diritto stesso all'esistenza».
I «duri»
La visita poteva essere occasione di malumori tra i «dure» delle due comunità; ma anche il segretario dell'Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italiane (Ucoii), Hamza Piccardo, ha dato il suo benvenuto, a distanza, al rabbino di Roma. Piccardo guida una sigla dell'Islam italiano numericamente consistente, e a cui vengono attribuite posizioni più estremiste; ma ha detto: «Mi fa piacere questo riconoscimento reciproco, il rapporto tra musulmani ed ebrei c'è sempre stato. Il problema sionista esiste ma non in questo caso: non è un ambasciatore israeliano che si è recato in moschea, ma il rabbino di Roma». In regalo Redouane ha ricevuto uno «yad», (mano, sia in ebraico che in arabo), un minuscolo scettro che serve a seguire la lettura della Torah senza toccare il libro sacro con l'indice. «Diciamo che serve a indicare la luce», ha convenuto Redouane.

Di seguito l'intervista di Maurizio Molinari ad Abraham Foxman, presidente dell'Anti Defamation League.
Ecco il testo:
 

«L'incontro avvenuto nella moschea di Roma ci fa sperare che l'islam moderato europeo possa trasmettere verso i Paesi musulmani più estremisti un messaggio di dialogo fra le grandi fedi monoteiste». Così Abraham Foxman, presidente della Anti-Defamation League (Adl) e voce di punta dell'ebraismo americano, legge la visita del rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, inquadrandola nell'«emergere in Europa di un islam moderato che ha voci importanti a Roma come a Parigi e Vienna».
Che cosa le fa pensare la visita alla moschea di Roma del rabbino Riccardo Di Segni?
«Mi fa pensare all'esistenza di leader religiosi cristiani, musulmani ed ebrei impegnati a favore della comprensione, del dialogo, e quindi a combattere quei fondamentalismi cristiani, islamici ed ebraici che tentano di far deragliare le rispettive fedi travisandone i contenuti al fine di promuovere l'intolleranza. La decisione della moschea di Roma di invitare il rabbino Di Segni e quella del rabbino Di Segni di andare ci dicono quanto sia importante il ruolo di questi leader, accomunati dal ritenere che ci si può intendere indipendentemente dal modo in cui si è abituati a pregare. Ricordo quando andammo in quella stessa moschea nel 1998 ed anche allora fu evidente a tutti la presenza nell'imam di uno spirito di apertura che sta dando i suoi frutti».
L'Adl monitorizza da tempo l'antisemitismo in Europa, rilevando negli ultimi tempi un crescente fenomeno di intolleranza antiebraica da parte di gruppi estremisti islamici, a cominciare da nazioni come la Francia. Quale impatto può avere su questo fenomeno la visita nella moschea di Roma?
«Si tratta della moschea più grande d'Europa, è una porta d'entrata ad un Islam che in grande parte è integrato ed ostile alla violenza ma all'interno del quale esistono gruppi estremisti molto violenti ed antisemiti. Si tratta di due visioni opposte dell'islam e dobbiamo fare di tutto affinché possano emergere i moderati a scapito di un fondamentalismo che spesso porta con sè i germi dell'odio antiebraico».
Quali sono i volti dell'Islam moderato in Europa?
«Sicuramente quelli dei leader musulmani della moschea di Roma e con loro anche gli imam di Parigi e Vienna, che ho avuto modo di conoscere ed apprezzare di persona. Anche in occasione di un convegno contro il nuovo antisemitismo. Si tratta di leader religiosi, illuminati e molto coraggiosi».
E da dove vengono invece i gruppi fondamentalisti responsabili degli atti antiebraici in città della Francia e della Gran Bretagna?
«Sono quasi sempre foraggiati da nazioni straniere come l'Iran e l'Arabia Saudita. Queste capitali hanno scarso interesse nell'integrazione dei musulmani nei Paesi europei, perseguono proprie politiche nazionali ed usano, foraggiano le cellule fondamentaliste come cinghie di trasmissione, con l'intento di esportare in Europa le tensioni del Medio Oriente ed in particolare l'avversione contro lo Stato di Israele e contro gli ebrei in generale».
Ma non potrebbe avvenire anche il contrario? Non potrebbe essere l'Islam moderato europeo a far arrivare in queste capitali musulmane un linguaggio di moderazione?
«Questa è la nostra grande speranza. Speriamo che la comprensione reciproca, l'integrazione, i momenti di incontro e dialogo come quello che abbiamo visto a Roma facciano partire verso i Paesi musulmani più estremisti messaggi chiari sulla possibilità di intesa, comprensione e collaborazione fra islam, cristianesimo ed ebraismo. Innescando una spirale di dialogo capace di generare anticorpi contro ogni tipo di intolleranza religiosa».

Sul MESSAGGERO, rispondendo a Paolo M. Trivelli Tahar Ben Jelloun attribuisce alla mancata soluzione del conflitto israelo-palestinese le difficoltà del dialogo ebraico-musulmano. Ma va ricordato che, a parte trascurabili frange, dal mondo ebraico non é mai venuta una preclusione al dialogo con l'islam, nel seno del quale invece, in questi anni sono prevalse le correnti fondamentaliste e antisemite.

Franco Cardini ripropone il mito dell' accordo nel corso della storia tra ebrei e musulmani. Falso, perché anche nell'islam vi sono state costanti discriminazioni e ricorrenti persecuzioni antiebraiche.E non é ricostruendo una storia politicamente conveniente che si aiutano i processi di pacificazione. Anzi. 


Di seguito l'articolo di Dimitri Buffa pubblicato a pagina 6 del l'OPINIONE

Solo alla Moschea di Roma poteva succedere una cosa come questa, ebrei e islamici che si incontrano, si parlano e insieme si schierano sia contro l’antisemitismo sia conto l’islamofobia.”Omar Camiletti, numero due della Lega musulmana mondiale è uno degli artefici della storica visita del rabbino capo di Roma Riccardo di Segni alla grande Moschea di Roma, la più grande d’Europa. E la più moderata e ragionevole dell’intero mondo musulmano, visto che da sempre all’interno è bandita ogni forma di fanatismo islamico. Che in questo periodo nel mondo sconfina con il nuovo nazismo. Come nell’Iran di Ahmadinejad. E infatti il discorso di Abdallah Redouane, che da direttore del centro islamico è stato quello che ha fatto gli onori di casa al rabbino Di Segni e agli esponenti della comunità capitolina, come il portavoce Riccardo Pacifici che si sono fatti promotori dell’iniziativa sul versante ebraico, è stato tutto all’insegna del “no al nuovo negazionismo della shoà”. Redouane, dopo l’invocazione al “Dio clemente e misericordioso” ieri ha esclamato che “il gesto di solidarietà da parte della comunità ebraica non ci stupisce perché arriva da chi ha subito la shoà e le nuove offese di chi sta giungendo a negarne scientificamente l’esistenza”. Praticamente era come offrire solidarietà allo stato di Israele contro l’Iran e contro Hamas. Più di questo a una qualsivoglia comunità islamica del mondo, con questi chiari di luna, era veramente impossibile chiedere.

E la visita alla Moschea sarà presto ricambiata con analoga iniziativa, stavolta al Tempio Maggiore, la grande Sinagoga di Roma, dove Redouane, Camiletti e Scialoja sono stati invitati in data da decidere dnelle prossime settimane. Ieri questa iniziativa , che ha colto di sopresa i fondamentalisti di casa nostra, era stata commentata con favore da quasi tutti quelli che in Italia fanno l’imam per vocazione o mestiere. Compreso Adel Smith. Hamza Piccardo dell’Ucoii ha invece commentato così: “Quella di oggi è una visita di cortesia che spero possa essere d'esempio per il futuro. Il dialogo con il popolo ebraico fa parte della nostra religione e della nostra cultura, che vieta categoricamente la discriminazione verso altre fedi religiose”. Una dichiarazione che assume un sinistro sapore ipocrita per uno che che si vanta nelle interviste di non riconoscere il diritto dello stato di Israele ad esistere. La pensa così anche lo stesso Omar Camiletti: “ Piccardo parla con il doppio standard, da una parte parole di pace verso gli ebrei, dall’altra parole di odio verso Israele e questo la dice lunga su di lui e la sua organizzazione che pure tenta di egemonizzare tutto l’Islam in Italia senza neanche poterselo permettere”.

Ecco invece l'opinione di segno opposto di Deborah Fait:

 Il Rabbino Capo di Roma Rav Riccardo Di Segni e' andato in visita in moschea per esprimere solidarieta' all'Islam a causa delle famose vignette danesi, per dichiare che ebrei e musulmani sono fratelli e auspicare quindi il dialogo tra gli uni e gli altri. Nobile iniziativa che io pero' ritengo inutile e anche controproducente. Diciamo che parlare di fratellanza mi pare esagerato e, anche se e' vero che entrambi i popoli discendono dai due figli di Abramo, Ismaele e Israele, non possiamo dimenticare che oggi, dopo qualche migliaio di anni, siamo meno che cugini alla lontana e si sa che i cugini non vanno sempre d'accordo, spesso nemmeno si conoscono e quasi sempre si detestano. Nobile iniziativa del Rabbino Di Segni dunque ma anche pericolosa perche' non ho sentito nessuna dichiarazione di fratellanza dall'altra parte e alle generose parole di fratellanza del rabbino non c'e' stata risposta con parole altrettanto commosse, inoltre, dalle immagini trasmesse in Tv, si sono visti accanto al Rabbino Capo soltanto molti personaggi laici, di imam neanche l'ombra e, se c'erano, stavano ben nascosti. Forse sbaglio ma amo essere pratica e vedo che i dei due piatti della bilancia uno pende pericolosamente, anzi e' solidamente appoggiato per terra. Che dico, appoggiato? Cementato, inchiodato, avvitato da 1400 anni di "ebrei figli di scimmie e maiali". Vediamo cosa possiamo mettere nel piatto cementato a terra mentra l'altro vola in alto pieno di illusioni destinate a fallire: Da molti secoli, esattamente 14, il mondo islamico parla con odio degli ebrei e nei paesi musulmani gli ebrei sono sempre stati trattati da dhimmi, spesso perseguitati, sovente ammazzati, sempre discriminati. Silenzio. Piu' di mezzo secolo fa i paesi arabo-islamici scacciarono gli ebrei che vi abitavano da centinaia d'anni, dopo averli depredati e perseguitati. Quasi un milione di ebrei profughi arrivarono in Israele, piccolo, povero e aggredito dalla prima lunga guerra panaraba per la sua distruzione . Silenzio. Dalla creazione dello Stato di Israele moderno, in tutto il mondo arabo-islamico non passa giorno che non si pubblichino vignette antisemite, che non si trasmettano film e documentari in cui gli ebrei vengono accusati di delitti spaventosi , tipo bere il sangue di bambini musulmani e altre fantasie diaboliche. Si sa che Mein Kampf e' il libro piu' venduto quindi piu' letto in tutto il mondo araboislamico. Silenzio. Dalla creazione dello Stato di Israele moderno, tutto il mondo arabo islamico ha auspicato e ha tentato di provocarne la distruzione. Silenzio. Per 40 anni Arafat non ha detto altro e adesso Hamas aspetta di poter realizzare il sogno. I media palestinesi avvelenano l'animo della gente scrivendo e trasmettendo propaganda antiebraica, non solo antiisraeliana, ed esaltando il ruolo dei terroristi assassini. Silenzio. Esistono interi volumi di vignette antisemite pubblicate dai media islamici che nulla hanno da invidiare a quelle naziste di triste memoria, anzi si puo' dire che l'allievo superi il maestro. Recentemente, quasi quotidianamente, il presidente iraniano Ahmadinejad fa comizi in cui dichiara di voler distruggere Israele. Silenzio. Lo stesso presidente nega la Shoa', come molti altri leader islamici , compreso ...ehm il palestinese Abu Mazen.... Silenzio. Infine sempre in Iran e' stata promossa una gara di vignette per deridere la Shoa' , cioe' per sghignazzare su sei milioni di ebrei gasati e bruciati in Europa, e ne sono gia' arrivate 200 al quotidiano iraniano "Hamshahri". Il concorso e' stato lanciato in risposta alle vignette su Maometto pubblicate in Europa e come sempre chi viene coinvolto anche se innocente? Gli ebrei naturalmente, oggetto millenario del loro odio. Silenziooooooo. In Europa e' in atto un'ondata spaventosa di antisemitismo ravvivato dalla presenza di milioni di arabi musulmani vomitanti odio contro gli ebrei e ricordiamo che poche settimane fa un gruppo di afro-arabi rapi', torturo' e uccise una ragazzo ebreo di Parigi , Ilan Halimi, solo per motivi razziali. Silenzio. Questa mattina, solo questa mattina, ho avuto un brivido di orrore giu' per la schiena ascoltando lo scrittore Franco Scaglia dichiarare a Unomattina, davanti a un sorridente e scanzonato Luca Giurato, che Gerusalemme non deve essere la Capitale di Israele ma citta' aperta e sede internazionale dell'ONU. Giurato non ha avuto nemmeno il buon gusto e l'intelligenza di prendere le distanze da un simile vergognoso disconoscimento della Capitale di uno Stato Sovrano amico dell'Italia. Silenzio silenzio silenzio. Si solo silenzio! Per tutte queste offese, assassini, ingiustizie, razzismi vari mai nessun leader islamico ha protestato e si e' sognato di chiedere scusa e neppure ieri che avrebbero avuto l'occasione per farlo e' stata detta una sola parola di solidarieta'. Si sono limitati ad accettare graziosamente le parole toccanti del Rabbino, con freddezza e superbia. Questa almeno e' l'impressione avuta da lontano e non credo sia un'impressione sbagliata. Solo silenzio dunque, mutismo che fa pensar male soprattutto tenendo conto che in italia esiste un'Ucoii che di odio si nutre e che dichiara attraverso il suo segretario generale che presto in Italia i musulmani saranno la maggioranza, sempre grazie a quelle famose pance delle loro donne che fanno 3.8 figli cadauna, secondo lui, e forse anche di piu', secondo me. A questo punto e' lecito chiedersi: ma che senso ha? Perche' cristiani ed ebrei spendono tempo e forze per tendere mani e piedi verso l'islam se non esiste una minima reciprocita'? Perche' il Rabbino Capo non ha chiesto, preteso, la condanna dell'antisemitismo da parte dei dirigenti musulmani soprattutto dopo che Mario Scialoja ha dichiarato polemicamente ai giornali che Elio Toaff non era voluto essere presente all'inaugurazione della moschea , avvenuta anni addietro, mentre la verita' che tutti ricordiamo e' che non fu invitato? Si vuole tentare di accativarsi le simpatie del cosiddetto islam moderato? Bene, magnifico! Peccato che non esista, esistono musulmani moderati, colti, civili e intelligenti tra cui posso nominare Shaikh Palazzi e Magdi Allam , amici degli ebrei e di Israele, dileggiati, disprezzati e minacciati per questo dai loro correligionari. Basta, detti questi nomi ci dobbiamo fermare, il resto e' un deserto di odio e nessuna dichiarazione di fratellanza da parte degli odiati iahud porra' fine al fondamentalismo e all'integralismo che avvelena quelle genti da troppo tempo, inoltre e' assolutamente inutile implorare amicizia a chi odia perche' si corre il rischio di essere considerati tre volte ...ingenui, illusi, deboli quindi degni di disprezzo da chi professa la cultura della violenza e della vendetta. E ne abbiamo un esempio lampante in Israele dove ogni apertura del governo verso i palestinesi viene considerata una nostra sconfitta e una loro vittoria. Mille anni ci separano e siccome noi non possiamo andare indietro e loro non vogliono camminare in avanti nella storia non sara' la buona volonta' di ebrei e cristiani che risolvera' la situazione e che fara' loro capire che piu' che le teste mozzate vale il dialogo. Sara' mai possibile dialogare con chi non si e' mai sognato di condannare teste mozzate, registi olandesi sventrati, ragazzi ebrei bruciati vivi, autobus fumanti pieni di cadaveri, le Twin Towers implose sulle vite di 3000 innocenti ?


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