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Il Mattino Rassegna Stampa
11.03.2006 Sempre d'attualità l'agnello (da sotto) che intorbida le acque al lupo (che sta in alto)
ma attenzione, questa volta l'agnello è armato

Testata: Il Mattino
Data: 11 marzo 2006
Pagina: 9
Autore: Michele Giorgio
Titolo: «Israele minaccia le centrali di Teheran»

Sul MATTINO di oggi 11.3.2006 un titolo che meriterebbe il primo premio della disinformazione, ovvero come far passare Israele minacciato dall'Iran nello stato che minaccia. Ci sarebbe da ridere non ci fosse da indignarsi. Non  tanto per Michele Giorgio, i nostri lettori che hanno la pazienza di leggerlo ormai lo consocono, quanto per la sezione esteri del quotidiano napoletano. Ci tornano in mente il lupo e l'agnello, con il primo (che sta in alto) che rimprovera il secondo (che sta in basso), di intorbire le acque del ruscello. La storia finirà però diversamente. L'agnello è andato a scuola, ha imparato la lezione, adesso sa difendersi e combatte.Speriamo che fra i lettori di IC ce ne siano molti che scriveranno per protestare. Ecco titolazione e l'articolo di Giorgio:

POLEMICHE PER LE DICHIARAZIONI DELL’EX CAPO DI STATO MAGGIORE

 

Israele minaccia le centrali di Teheran

 

Il premier Olmert: non accettiamo lo sviluppo di armi non convenzionali

 

 

 

MICHELE GIORGIO Gerusalemme. È concreta la possibilità di un attacco militare israeliano contro le centrali atomiche iraniane. Ieri è stato lo stesso Ehud Olmert a indicarlo. «Non possiamo accettare in nessun modo che l'Iran si doti dell'arma nucleare», ha detto al quotidiano Maariv il premier ad interim. Definendo il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad «un folle antisemita che minaccia l'esistenza del popolo di Israele», Olmert ha affermato che «Israele non permetterà che ci sia una minaccia atomica iraniana sulla sua esistenza». L'obiettivo - ha però precisato - è che la comunità internazionale impedisca agli iraniani di sviluppare armi non convenzionali». È evidente tuttavia che, in mancanza di una azione internazionale contro Teheran - che da parte sua nega con forza di volersi dotare di armi atomiche - Israele potrebbe decidere di agire da solo. Olmert ha aggiunto che «ci sono molte cose che non si possono dire ad alta voce», in apparente riferimento alle dichiarazioni fatte dall'ex capo di stato maggiore Moshe Yaalon il quale, in una conferenza tenuta qualche ora prima a Washington, aveva detto che Israele sa di avere una opzione militare capace di costringere l'Iran a rinviare di diversi anni i propri progetti nucleari. È ancora vivo peraltro il ricordo dell'attacco che il 7 giugno del 1981 l'aviazione militare israeliana lanciò contro il centro atomico iracheno di Tammuz, circa 30 km da Baghdad. Le parole di Yaalon hanno suscitato irritazione in Israele anche perchè l'ex capo di stato maggiore ha lasciato intendere che Israele potrebbe colpire gli iraniani «non solo dall'aria» ma anche utilizzando sottomarini dotati di missili da crociera, una opzione che lo Stato ebraico preferiva tenere segreta. Nei mesi scorsi però alcuni media internazionali avevano riferito di esercitazioni di sommergibili israeliani tra il Golfo Persico e l'Oceano Indiano. Yaalon ha anche previsto una ritorsione dell'Iran mediante il lancio verso Israele di razzi «Shihab» i quali potrebbero essere intercettati dal sistema antimissile «Arrow» operativo in Israele. È opinione diffusa che Yaalon abbia fatto le sue rivelazioni anche per mettere in imbarazzo Olmert, a scopo elettorale. Già una settimana fa l'ex generale aveva sostenuto che Gaza, dopo il ritiro israeliano, è divenuta «un Hamas-stan, un Hezbollah-stan, un Al Qaida-stan», lanciando così un siluro contro il piano di separazione dai palestinesi avviato dal primo ministro Ariel Sharon (ancora in coma in ospedale) e proseguito da Olmert. Intanto ieri il presidente palestinese Abu Mazen e il premier incaricato Ismail Haniyeh (Hamas) si sono incontrati a Gaza per discutere della formazione del governo che sarà guidato dal movimento islamico vincitore delle elezioni del 25 gennaio. La nascita del nuovo esecutivo resta lontana. Haniyeh ha chiesto e ottenuto da Abu Mazen altre due settimane per proseguire le consultazioni. Il premier incaricato ieri ha anche consegnato ad Abu Mazen un documento con il programma del nuovo governo in cui descrive l'indirizzo generale nel nuovo esecutivo senza toccare a fondo la questione dei rapporti con lo Stato di Israele, che il movimento islamico non intende riconoscere. Al momento l'ipotesi più probabile è che Hamas annunci tra qualche giorno la formazione di un governo composto da suoi dirigenti e alcune personalità indipendenti.

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