Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Le opinioni di Shimon Peres ingenue, piene però di speranza, sempre interessanti
Testata: Corriere della Sera Data: 11 marzo 2006 Pagina: 15 Autore: Lorenzo Cremonesi Titolo: «Spero che Abu Mazen resti al comando, ma deve avere il coraggio di Garibaldi»
Sul CORRIERE della SERA un'intervista a Shimon Peres, un po' ingenuo ma sempre pieno di speranze come sempre, con Ehud Olmert dentro Kadima per realizzare la separazione definitiva fra israeliani e palestinesi. Molti gli argomenti.
Ecco l'articolo:
TEL AVIV — È raggiante Shimon Peres. Tra pochi giorni dovrebbe portare a buon fine una visita che sta preparando da tempo. «Sì, sono in procinto di recarmi dal Papa per discutere a tutto campo di Medio Oriente», conferma il decano dei politici israeliani in questa intervista raccolta ieri, dopo il suo lungo incontro con la delegazione guidata dal sindaco di Milano, Gabriele Albertini. Peres ne parla con cautela, ma i suoi occhi tradiscono entusiasmo. Si tratta di una di quelle iniziative di ampio respiro che gli sono particolarmente congeniali. Non si è mai vergognato di presentarsi come un instancabile sognatore per la costruzione di un futuro di pace nella regione. Negli ultimi giorni è stato spesso ad Amman per ideare nuovi progetti di cooperazione economica con la Giordania. «In Vaticano parleremo un po' di tutto, dalla libertà religiosa agli sviluppi politici con la vittoria elettorale dei fondamentalisti islamici di Hamas. Spero di andarci prima delle elezioni israeliane del 28 marzo», aggiunge. Albertini gli offre il destro. È venuto qui per conferirgli la cittadinanza onoraria. Ma non si limita al cerimoniale. Il sindaco di Milano ha ascoltato con attenzione le dichiarazioni che gli ha fatto tre giorni fa il presidente palestinese, Mahmoud Abbas. E adesso le riporta fedelmente, specie quella di sostegno a Kadima, il partito guidato da Ehud Olmert e di cui Peres è il numero due con la speranza neppure troppo nascosta di diventare una sorta di «super- esperto» per i negoziati di pace. In Vaticano cercherà di costruire un nuovo asse tra Israele e il mondo cristiano di fronte alla crescita del fondamentalismo islamico? «Ci confronteremo, vorrei fare assieme una grande valutazione su ciò che avviene nella nostra regione. Analizzeremo, discuteremo, cercheremo di capire ciò che accade e in quale direzione stiamo andando. Si parlerà anche dei rapporti bilaterali. I negoziati tra noi e la Santa Sede decollarono nel periodo in cui ero ministro degli Esteri. Mi piacerebbe rilanciarli». Cosa pensa del piano Olmert di giungere unilateralmente a confini permanenti in Cisgiordania entro i prossimi 4 anni? «Devo stare attento. Siamo in campagna elettorale e qui in Israele ogni mia dichiarazione si fa subito bollente. Però non è corretto parlare di piano unilaterale. Sia Olmert che io speriamo ovviamente di trovare un partner nel campo palestinese, ci proveremo dopo le elezioni. Ma il problema è che i palestinesi sono scissi, divisi sia politicamente che ideologicamente. Hamas è un movimento religioso che non conosce compromessi: sino a che non accetterà di riconoscerci, prometterà di rispettare gli accordi già firmati dall'ex amministrazione palestinese e non rinuncerà al terrorismo, per noi non esiste alcuno spazio per il dialogo. Il Fatah di Abu Mazen è invece un partito politico pronto al compromesso. Ma ha perso grandi occasioni negli ultimi anni e per ora non sembra in grado di dettare le sue scelte a Hamas». Non crede però che anche Hamas sia divisa tra estremisti e moderati, che non parli con una voce sola? «Al momento vedo molta confusione tra i ranghi di Hamas. Occorre attendere qualche settimana perché il polverone si posi. Sino a prova contraria le parole non sono decisioni e neppure fatti. E sino ad ora i fatti mi dicono che Hamas resta un'organizzazione terroristica decisa a distruggerci. Inoltre c'è il rischio molto reale che scoppi una guerra civile tra i palestinesi». Come aiutare i moderati e Abu Mazen? «Spero che sia in grado di restare in sella. Ma deve essere coraggioso e affrontare di petto grandi difficoltà. Da noi David Ben Gurion negli anni Quaranta non ebbe paura di usare le armi per sparare contro una nave carica di materiale bellico che avrebbe dovuto rifornire i gruppi estremisti ebraici. Garibaldi unificò l'Italia combattendo a cavallo. Abbas dovrebbe essere pronto a compiere passi del genere, anche se le vittoria elettorale di Hamas l'ha fortemente indebolito. Capisco il desiderio del presidente Bush di introdurre la democrazia in Medio Oriente. Ma l'ostacolo è che qui viene interpretata in un modo diverso. C'è chi ritiene che basti essere eletti in 24 ore e si rimane democratici in eterno. In barba ai gruppi armati e al terrorismo».
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