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A proposito dell'antisemitismo di sinistra
10/03/2006
gentile redazione,
uno degli argomenti più controversi, riguardo all'antisemitismo contemporaneo, è se esista un antisemitismo a sinistra paragonabile a quello tradizionalmente etichettabile come "di destra". Questo problema genera un equivoco semantico che indigna chi si sente "di sinistra" ed è abituato sinceramente a concepire la propria identità come democratica, antirazzista, egualitaria, dunque mai e poi mai "antisemita". Non chiamiamo "antisemita", dunque, chi si definisce di sinistra, se questo blocca la discussione ad un livello linguistico tabuizzato, ma non rinunciamo ad inchiodare chi se lo merita alla proprie responsabilità culturali!
Infatti, se il tradizionale antisemitismo di estrema destra resta osceno e idiota, esso impegna, qui in Italia, quei cento imbecilli che lo coltivano ancora, più qualche tifoso da stadio in vena di macabre goliardie, ma non ha nessuna capacità culturale, nessuna forza di incidere sulle scelte storiche e politiche contingenti, nessun fascino reale su opinionisti e movimenti. E' un relitto storico che coinvolge giusto qualche storico negazionista in cerca di lugubre notorietà e che fornisce tutt'al più materiale di schifata indignazione a qualche intellettuale di sinistra elitaria come Gad Lerner o Furio Colombo, così implacabili nello scovare gli "impresentabili" nelle forze reazionarie da loro fieramente combattute, così distratti invece verso le enormità dette e compiute dai loro amici. 
Viceversa, l'atteggiamento ostile a Israele, checchè se ne dica maggioritario a sinistra, che chiameremo eufemisticamente "antisionismo", è patrimonio consolidato del sentimento dell'uomo progressista, fa tutt'uno con il rifiuto del "neoliberismo", con la repulsione per l'America imperialista e guerrafondaia, con la solidarietà per i popoli "oppressi", palestinesi in testa. Questo antisionismo percepisce Israele come emanazione neocoloniale, come braccio armato e sfruttatore degli americani in Medio Oriente, addirittura come Stato neonazista che usa le stesse armi dei propri aguzzini di ieri. E' un sentimento trasversale, che accomuna cristiano-sociali e post-marxisti di varie sottoetnie, moderati ed estremisti, che si nutre anche di pietismo e retorica pauperistica e che induce, come la vostra rassegna stampa dimostra molto bene, a un sistematico travisamento dei fatti a scapito delle ragioni di Israele. Tutto ciò porta a notevolissime conseguenze storiche e politiche, a danno di Israele ma sempre più anche contro di noi, in Europa, e, anche se parlare di "antisemitismo" di sinistra fa storcere il naso, questo "antisionismo" è davvero, oggi, il motore culturale che fa più danni e preoccupa di più.
 
Francesco Lanzi
     

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