Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Un film sulla vita di Ada Sereni che organizzò dall'Italia l'immigrazione clandestina in Israele
Testata: Corriere della Sera Data: 10 marzo 2006 Pagina: 51 Autore: Emilia Costantini Titolo: «È Monica Guerritore l'eroina di «Exodus»»
Dal Corriere della Sera del 10 marzo 2006:
Estate 1945. Tra le macerie della guerra appena finita, migliaia di ebrei, sopravvissuti ai campi di sterminio, migrano attraverso l'Europa, sbandati, attoniti, con tutto il loro bagaglio di lutti, incubi, malattie, alla ricerca di un luogo sicuro dove rifugiarsi. Il miraggio è di raggiungere la sospirata terra promessa. È l'inizio dell'Aliàh Bet, movimento segreto di immigrazione clandestina in Palestina, che era all'epoca sotto mandato britannico. Una gigantesca operazione internazionale legata a una donna italiana, Ada Sereni, che divenne leader del movimento, riuscendo a far partire dalle nostre coste 25 mila ebrei. Tre anni dopo nascerà lo Stato di Israele. Questa incredibile pagina di storia, poco conosciuta, diventa per la prima volta una fiction: «Exodus: i clandestini del mare», liberamente ispirata all'omonimo libro autobiografico della Sereni, prodotta da Rai Fiction e Red Film con la regia di Gianluigi Calderone. Nel ruolo della protagonista Monica Guerritore. Dice l'attrice, in partenza per la Bulgaria dove la prossima settimana inizieranno le riprese: «Non conoscevo bene questa straordinaria avventura. Avevo sentito parlare di questa donna-coraggio, esile e determinata, capace non solo di muovere masse ingenti di persone, ma soprattutto di smuovere le coscienze dei politici e l'opinione pubblica mondiale. Gli ebrei scampati all'inferno nazista non sapevano dove andare, certo non potevano tornare in quelle città, in mezzo a quella gente con cui avevano vissuto, prima di essere traditi. Ecco perché l'esodo, per di più avvenuto in modo clandestino perché gli inglesi non volevano una concentrazione di ebrei in Palestina». Ma l'impegno civile della Sereni si intreccia con la sua vita privata. Nata a Roma nel 1905 da una famiglia ebrea di facoltosi commercianti, si innamora a 16 anni del suo compagno di scuola Enzo Sereni (interpretato da Thomas Trabacchi), figlio del medico della Casa Reale, fine intellettuale, socialista- sionista, esponente dell'alta borghesia ebraica romana. Si sposano a vent'anni, hanno davanti un avvenire di solidità economica, di studi e cultura, una carriera assicurata. E invece, due anni dopo, nel 1927, con in braccio la loro bambina di pochi mesi, partono per la Palestina (gli ebrei la chiamavano Erez Israel, Terra di Israele) e insieme a un gruppo di giovani oriundi polacchi, fondano il primo kibbutz vicino a Tel Aviv, Chivat Brenner (Collina Brenner) dal nome di un ideologo sionista: il kibbutz esiste ancora ed è uno dei più grandi. Riprende Monica: «Hitler non è ancora arrivato al potere e in Italia non sono ancora entrate in vigore le leggi razziali. Eppure quei due ragazzi di ottima famiglia, pur non essendo perseguitati da nessuno e potendo contare su un futuro di agiatezza, inseguono il loro ideale: contro il parere delle rispettive famiglie, partono per testimoniare e accettare in pieno il loro destino di ebrei. Come veri pionieri, si rimboccano le maniche e cominciano a trasformare quella terra desertica in rigogliosa e accogliente». Sono anni di fatica, di rinunce, ma anche di felicità e d'amore. Nascono altri due figli, Daniel e Agar, quest'ultima dal nome della schiava egiziana, concubina di Abramo, che da lui ebbe Ismaele, diventando la madre di tutti gli arabi. Sottolinea la Guerritore: «Il sogno di Ada ed Enzo era che i due popoli, ebrei e arabi, potessero convivere armoniosamente». Intanto, in Europa scoppia il terrore, le camere a gas, l'Olocausto. Nasce una brigata ebraica ed Enzo, nel maggio 1944, decide di partecipare: si fa paracadutare vicino Firenze, ma per un colpo di vento cade nelle linee nemiche e viene arrestato dai tedeschi. Per Ada, rimasta nel kibbutz con i figli, sono ore, giorni, mesi di angoscia, finché decide di affidare i suoi bambini ai compagni e partire alla ricerca del marito. Inseguendo un'esile traccia in Italia, entra in relazione con l'Aliàh Bet. Spiega l'attrice: «Da quel momento, Ada supera il suo problema privato e aderisce al movimento per il bene collettivo. E quando, qualche mese dopo, scopre che il marito adorato è morto a Dachau, si impegna ancor più per salvare tante altre vite umane». Dai pescherecci alle grandi navi, furono trentatré le imbarcazioni che salparono furtivamente dall'Italia alla volta di quella che può essere a ragione definita «una grande utopia». Precisa la protagonista: «Ada riuscì a farsi ricevere perfino da De Gasperi, chiedendogli di chiudere un occhio su quell'emigrazione clandestina. E lui le rispose: "Perché no? Di notte, quando dormo, ne chiudo due"». Ada Sereni è morta nel 1997, aveva novantadue anni. Ora rivivrà in televisione nell'appassionata interpretazione di Monica, reduce dal successo teatrale della sua «Giovanna d'Arco»: «Amo i personaggi faticosi, di sudore e sangue. In fondo, Giovanna D'Arco e Ada Sereni sono due eroine che hanno davvero molto in comune», sostiene l'attrice. Perché? Risponde: «Entrambe sono paladine di un ardore, una forza, una generosità tutta femminile, con cui hanno contribuito a cambiare il mondo».
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