"Definire i confini di Israele" il programma politico di Kadima
Testata: Il Foglio Data: 10 marzo 2006 Pagina: 1 Autore: Anna Mahjar Barducci Titolo: «Dall’unilateralismo ai confini definiti“entro il 2010”,la roadmapdi Kadima»
Dal FOGLIO di venerdì 10 marzo 2006:
Gerusalemme. Israele avrà confini definitivi, e decisi in modo unilaterale, entro il 2010. Ieri il premier israeliano, Ehud Olmert, ha ribadito in un’intervista al Jerusalem Post il suo piano di disimpegno in Cisgiordania, che sarà realizzato se il suo partito, Kadima, vincerà le prossime elezioni del 28 marzo. Il primo ministro ad interim ha spiegato che, con i nuovi confini, Israele si “separerà completamente” dalla maggioranza della popolazione palestinese che vive in Cisgiordania, allontanando in questo modo il fantasma della bomba demografica araba che da tempo impensierisce gli israeliani. Olmert ha aggiunto però che sarà riavviato il piano per la realizzazione di 3.500 abitazioni nell’area E-1, tra Gerusalemme e l’insediamento di Maale Adumim. Il governo procederà in modo unilaterale, ha deciso Olmert, anche se Hamas dovesse in tempo “ragionevole” – ipotesi remota – riconoscere Israele, accettare gli accordi precedenti e procedere al disarmo. Le decisioni del premier erano già trapelate con abbondanza di dettagli in un lungo articolo del quotidiano Haaretz. Le prime reazioni, anche all’interno di Kadima, non sono state tutte favorevoli. Shimon Peres, che ormai milita nelle fila del nuovo partito di centro cercando un proprio ruolo, ha attaccato il premier, dicendo che un eventuale disimpegno dovrà essere negoziato. “Dobbiamo vedere come si comporterà Hamas – sostiene l’ex colomba laburista – I palestinesi non vogliono essere il satellite dell’Iran ed esiste la possibilità che sceglieranno di negoziare con Israele”. Per Peres, Gerusalemme dovrà procedere unilateralmente soltanto nel caso in cui il nuovo governo opterà ufficialmente di seguire la via del terrorismo. Anche altri esponenti di Kadima hanno obiettato il nuovo piano politico. Nell’agenda dello schieramento di centro, presentata per le elezioni, è infatti stabilito che il partito attuerà negoziati di pace in accordo con gli obblighi della road map. Ma Olmert, secondo chi gli è vicino, starebbe considerando le nuove circostanze. La vittoria diHamas ha capovolto la situazione politica e ora per il premier l’unica via per la sicurezza a lungo termine sono l’unilateralismo e la definizione dei confini. Questa è anche la posizione personale di Avi Dichter, ex capo dello Shin Bet e consigliere del primo ministro. L’esercito israeliano è dalla parte del premier. Un secondo disimpegno significa infatti minori perdite in Cisgiordania. Haaretz ha scritto che Olmert vuole mantenere la sovranità israeliana sull’intera Gerusalemme, nonostante in un primo momento avesse detto che alcuni villaggi arabi non distanti da Ramallah sarebbero passati sotto il controllo dell’Anp. I settlement di Gush Etzion e di Gush Ariel non saranno ceduti così come non lo sarà l’Otef Yerushalaym, ovvero tutti i quartieri voluti dai laburisti dopo la guerra dei sei giorni al di fuori dei confini del ’67, che “abbracciano” (Otef) Gerusalemme. Quest’ultima sarebbe una novità per Israele. Fino a oggi, si era infatti parlato di mantenere soltanto il settlement di Maale Adumim, ma non l’Otef Yerushalaym che include anche quartieri come Givat Zeev, a dieci chilometri da Gerusalemme. La valle del Giordano non è chiaro sotto quale controllo rimarrà, ma Olmert ha specificato che per il momento è una “zona importante per la sicurezza del paese”. Gershon Baskin, condirettore dell’Israel- Palestine centre for research and information, dice al Foglio che il piano del premier non è applicabile. “La lettera del presidente americano, George W. Bush, al nostro governo riconosce che la situazione è sì cambiata, ma che lo status permanente d’Israele dovrà comunque essere negoziato con la controparte”. Per Baskin, l’annuncio è eccesso da campagna elettorale. “Credo che nemmeno Olmert creda veramente di avere la capacità e il consenso internazionale – dice – di poter definire in questo momento di conflitto”. Molti credono che Olmert stia cercando di allargare il suo elettorato, ma cresce anche il desiderio degli israeliani di riprendere in mano il proprio destino.
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