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La Repubblica Rassegna Stampa
07.03.2006 Hamas ora ripristina la democrazia
nella cronaca molto parziale di Alberto Stabile

Testata: La Repubblica
Data: 07 marzo 2006
Pagina: 21
Autore: Alberto Stabile
Titolo: «Hamas cancella le leggi di Fatah»

Il parlamento egemonizzato da Haams rirpristina le regole democratiche soppresse da Al Fatah. Potrebbe essere questa una sintesi della cronaca di Alberto Stabile, pubblicata da La REPUBBLICA di martedì 7 marzo 2006 sullo scontro nel parlamento palestinese circa il potere di abu Mazen di sciogliere le camere. Che  Al Fatah non sia un esempio di democrazia non saremo noi a negarlo, ma andrebbe pure ricordato che Hamas é un movimento totalitario (per di più terrorista) che usa le regole democratiche esclusivamente per conquistare il potere e perseguire i suoi fini di distruzione e annientamento.
Ecco il testo:
 

GERUSALEMME - «In nome di Dio e del popolo palestinese», il nuovo parlamento di Ramallah, dominato dai deputati di Hamas, ha cominciato ieri i suoi lavori. Ed è stato subito scontro con la minoranza di Al Fatah che ha deciso di abbandonare la seduta in segno di protesta dopo aver constatato l´indisponibilità della maggioranza a cercare un compromesso su un argomento che da tempo rappresenta una sorta di mina vagante: le ultime decisioni approvate dal vecchio Consiglio legislativo dopo le elezioni del 25 gennaio, che, tra l´altro, conferivano al presidente dell´Autorità palestinese, Abu Mazen, il potere di sciogliere il parlamento.
Bisogna, dunque, fare un passo indietro, al 13 febbraio scorso, per capire in cosa consista il motivo specifico di questa prima rottura con gli islamisti. Quel giorno, a Ramallah, il vecchio Consiglio legislativo, soggetto al monopolio politico di al Fatah e superato dalle elezioni del 25 gennaio vinte da Hamas, si riunì per l´ultima volta. Ma non fu una seduta formale. Invece di dedicarsi ai saluti di rito, con un attivismo dell´ultimora più che sospetto quell´assemblea approvò una serie di nomine e, soprattutto, votò una legge che dava al presidente il potere di nominare direttamente i giudici della Corte Costituzionale, un organismo mai esistito nell´impalcatura costituzionale dell´Anp, senza passare per il Consiglio legislativo.
Con quel provvedimento, Abu Mazen si arrogava il potere di respingere qualsiasi legge approvata dal Consiglio legislativo. Ma, soprattutto, con il suggello di una Corte Costituzionale creata a sua immagine e somiglianza, il presidente, può - o per meglio dire, poteva - in qualsiasi momento sciogliere il parlamento, citando l´impossibilità di portare avanti il suo programma. La legge venne approvata quasi all´unanimità, a parte un paio di voti contrari e qualche astensione. Ma gli uomini di Hamas gridarono allo scandalo.
Soprattutto, promisero che alla prima riunione del nuovo parlamento avrebbero fatto in modo di annullare quei provvedimenti. Detto, fatto.
Lo scontro era, dunque, nell´aria. Gli abbracci, i baci, i salamelecchi tra i deputati che si ritrovavano dopo la seduta inaugurale di fine febbraio, le formalità condite dai buoni propositi, gli appelli alla collaborazione sono durati soltanto pochi minuti. Dopo un saluto in nome di Dio e del popolo palestinese, un omaggio alla resistenza ed un´invocazione alla divinità, un occhio ai regolamenti parlamentari e uno alla Sharia, il nuovo speaker Mohammed Dweik ha aperto la discussione sull´ordine del giorno, e la seduta s´è accesa.
I deputati di Hamas (74 su 132) hanno chiesto di inserire subito il riesame delle misure approvate dal precedente parlamento. Quelli di Al Fatah (45 su 132) si sono opposti. Dweik ha tirato dritto per la sua strada. Il riesame è stato incluso nell´ordine del giorno. E i deputati di Al Fatah, con alla testa le personalità più note di quello che è stato un formidabile gruppo di potere, vale a dire, Mohammed Dahalan, Saeb Erekat e Nabil Shaat, hanno lasciato l´aula, non senza gridare al colpo di mano.
«Vediamo questo come un colpo per cambiare il regime. Devono seriamente riconsiderare le loro decisioni», ha denunciato il segretario della presidenza Tayeb Abdel Rahim, uno degli uomini più vicini ad Abu Mazen. «Non rientreremo in aula se prima tutte le divergenze non saranno appianate», ha minacciato il capogruppo di al Fatah, Azzam al Ahmad. Ma si sa che il problema per i dirigenti di al Fatah è uno e uno soltanto: se e come, e in che veste, partecipare ad un governo che li vede inevitabilmente ai margini.
Fuori dal palazzo del parlamento, uomini armati e mascherati, verosimilmente miliziani delle Brigate Al Aqsa, hanno sparato colpi in aria, prima di raggiungere la sede di al Fatah dove era in corso una riunione dei deputati dissidenti. Moniti ai dirigenti politici di non partecipare ad un governo guidato da Hamas e minacce di morte a chi oserà rompere la consegna.

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