Per la prima volta in Italia una popolazione in rivolta ha promosso un referendum contro la costruzione di una moschea (con accluso un centro islamico, una moschea c'era già). Lo racconta Magdi Allam sul CORRIERE della SERA di oggi 5 marzo 2006. Nesuno meglio di Allam, lui stesso musulmano, poteva farlo. Da notare la funzione nella vicenda della banca Monte dei Paschi di Siena, da sempre nell'area PCI-PDS-DS.
Ecco l'articolo.
Se, come ha preannunciato il sindaco Paolo Brogioni in risposta a una mozione presentata da Leonardo Fiore della Lista civica «Insieme per Colle», non vale la pena ampliare l’attuale biblioteca comunale «perché all’interno del nuovo centro islamico sorgerà una grande biblioteca multiculturale aperta alla cittadinanza», che ne sarà della Divina Commedia dato che in essa Maometto viene condannato all’Inferno? La richiesta per indire il referendum è stata depositata in Comune giovedì scorso, 2 marzo, da parte del Comitato Abbadia, dal nome del quartiere dove dovrebbe sorgere la moschea, e dalla Lista civica «Insieme per Colle». I colligiani dovranno dire sì o no a un quesito secco: «Volete voi che venga realizzata la costruzione di un centro culturale islamico con annesso luogo di preghiera nel Comune di Colle Val d’Elsa, all’interno del parco pubblico di San Lazzaro, situato nel quartiere La Badia?». Il comitato promotore si sente forte della raccolta, nell’aprile 2004, di circa 4 mila firme (il 29% della cittadinanza) nell’ambito di una petizione popolare contro la costruzione della moschea. A differenza della petizione il referendum, che è consultivo, diventerebbe vincolante se venisse approvato dalla maggioranza assoluta più uno.
Il problema si pone perché non si tratta di una piccola moschea, che già esiste a Colle, in Piazza Bartolomeo Scala. Ed è oltretutto più che sufficiente per le poche decine di fedeli che la frequentano abitualmente. Pensate che alla preghiera collettiva di venerdì scorso, nel giorno della festività islamica che dovrebbe registrare il culmine delle presenze dato che è l’equivalente della messa domenicale per i cristiani, la telecamera di «Orient Express», il nuovo programma di Canale 5 andato in onda ieri alle 8.30, ha riscontrato non più di una decina di fedeli. Eppure il nuovo centro culturale islamico dovrebbe sorgere su una superficie di 3.200 metri quadrati, con una superficie coperta pari a 576 metri quadrati, comprensiva della moschea con cupola e minareto stilizzati in cristallo. A chi servirà questa megastruttura?
La moschea di Colle, oltre ad aggiudicarsi il primo referendum nazionale, registra altri due primati. Essa dovrebbe sorgere, per la prima volta in Italia, in virtù di un protocollo stipulato tra il Comune e una sedicente «Comunità dei musulmani di Siena e Provincia», che vede un’istituzione dello Stato direttamente partecipe nella costruzione e nella gestione di un centro islamico. Inoltre, sempre per la prima volta in Italia, una moschea beneficerà di cospicui finanziamenti pubblici diretti e indiretti. Nel 2001 il costo della sola moschea era stato stimato in 700 milioni di lire, mentre il costo della biblioteca, scuola coranica, uffici e bagni ammontava a 400 milioni di lire.
Al riguardo il sindaco Brogioni ha detto: «Credo che di pubblico non ci sia molto nel senso che l’Associazione culturale islamica ha agito in maniera privatistica, cioè ha fatto un proprio piano finanziario, ha fatto delle domande di contributo, una di queste domande è stata accettata dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena che in parte contribuirà alla realizzazione». Precisiamo che la Fondazione ha già deliberato la concessione di 300 mila euro per la costruzione della moschea. Ma ciò che Brogioni nasconde è il fatto che lui stesso è membro della Deputazione generale della Fondazione, ovvero dell’organismo che decide a chi concedere i contributi, e che è stato il suo predecessore Marco Spinelli, anch’egli membro della Deputazione generale della Fondazione, ad avviare e a far approvare la richiesta del contributo.
Leonardo Fiore ci spiega come di fatto il Comune finanzi indirettamente la moschea accollandosi tutti i lavori di sistemazione dell’area circostante (ben 250 mila euro approvati con la delibera 94 del 10 maggio 2005, di cui 200 mila elargiti dal Monte dei Paschi), concedendo a un canone simbolico (11.908 euro all’anno) l’affitto per 99 anni della superficie dove sorgerà il centro islamico.
Dal canto suo l’avvocato Letizia Franceschi, presidente del Comitato promotore del referendum, sintetizza così la preoccupazione della cittadinanza: «Temiamo che alla fine il nostro quartiere diventerà una zona della sola comunità musulmana. Abbiamo paura di fare la fine di Porta Palazzo a Torino o di Sassuolo».
C’è inoltre un’opposizione significativa da parte di Yassin Belkassem, vicepresidente della Federazione delle Associazioni della comunità marocchina in Italia, per due ragioni. Primo, egli disconosce la rappresentatività della sedicente «Comunità dei musulmani di Siena e Provincia» che è affiliata all’Ucoii (Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia), una sigla legata ai Fratelli Musulmani. Secondo, per Belkassem la priorità per i musulmani non sono le moschee, bensì la casa, il lavoro, la scuola e l’integrazione.
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