A Gad Lerner l'ipotesi Massimo D'Alema ministro degli esteri piace. L'ha dichiarato in un'intervista sul Corriere della Sera venerdì 3 marzo 2006, dopo le polemiche sollevate da Yasha Reibman e Riccardo Pacifici, portavoci delle comunità ebraiche di Milano e Roma. In risposta alle tesi di Lerner, Giorgio Israel ha inviato al CORRIERE DELLA SERA il testo che oggi viene publicato a pag.13 e che riportiamo integralmente.
Nella sua intervista sul Corriere della Sera Gad Lerner inizia con una gratuita spiacevolezza, definendo Riccardo Pacifici e Yasha Reibman portavoce delle Comunità ebraiche «supposti tali»: evidentemente egli si ritiene ormai così potente da poter dimissionare la gente dalle cariche delle Comunità ebraiche. Dice poi che non esistono differenze sulla questione mediorientale tra D'Alema e Fassino, se non di qualche accento. Non può crederlo neppure lui, a meno che non stia accusando Fassino di praticare l'arte della «taqiyya». Se si desse la pena di ascoltare per intero la ormai celebre intervista di D'Alema in rete, si renderebbe conto piuttosto che non esiste alcuna differenza con Diliberto, se non di qualche accento. È difficile immaginare quali rapporti proficui possa stabilire con gli americani (che sanno anche ascoltare, leggere e hanno persino dei traduttori) chi abbia detto che loro sanno esercitare soltanto la violenza di Stato, andando a imporre la loro civiltà con i marines, e che l'Europa è superiore. Proprio quell'Europa che ha dato al mondo il lager e il gulag...
Difatti, D'Alema ha tentato di riparare la gaffe dicendo che «proprio per questo» l'Europa ha appreso a rifiutare la violenza di Stato... Sulla questione mediorientale D'Alema ha avuto parole di comprensione soltanto per i palestinesi e per Hamas e non ha speso una parola, una soltanto, di comprensione per le ragioni di Israele, non una parola di compassione per le vittime del terrorismo suicida, non una parola di condanna della persistente aggressione a base di missili Kassam proprio da quella Gaza da cui Israele si è ritirato, non una parola di condanna per le minacce di distruzione del presidente Ahmadinejad. Ha soltanto saputo dire che Hamas non è il nazismo e questo proprio mentre Hamas ribadiva (senza neppure ricorrere alla «taqiyya») la sua volontà di eliminare Israele dalle carte.
Il suo tono nei confronti di Israele (che ha compiuto la scelta della violenza, fa una politica disumana, ecc.) sprizzava antipatia e ostilità da tutti i pori. C'è più di quanto basta per essere sconcertati e preoccupati. Gad Lerner si chiedeva se doveva rispondere alle domande come ebreo o come sostenitore del centrosinistra. È evidente: lui ha risposto come sostenitore del centrosinistra, ma con un eccesso di zelo degno di miglior causa. L'avvedutezza politica e un atteggiamento razionale avrebbero dovuto dettare maggiore attenzione per le preoccupazioni espresse, che sono molto più diffuse di quanto tenta di far credere Lerner con la sua scrollata di spalle.
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