Prosciogliere i terroristi e processare chi li combatte é la prassi nelle procure italiane
Testata: Il Foglio Data: 03 marzo 2006 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Il cattivo è buono, il buono è cattivo»
Dal FOGLIO di venerdì 3 febbraio 2006:
Pare che per la magistratura italiana e per le anime belle del Parlamento europeo la guerra scatenata dal terrorismo contro di noi non esista. I casi di terroristi assolti si susseguono senza sosta. Gli azzeccagarbugli italiani sono arrivati a sostenere che reclutare attentatori suicidi non è terrorismo mai, caso mai guerriglia, e questa, anche quando è condotta contro missioni internazionali di cui fanno parte pure militari del nostro paese, è lodevole. Invece se qualcuno cerca di fermarli, come ha fatto l’intelligence americana nel caso dell’imam estremista della moschea milanese di via Quaranta, Abu Omar, deve essere processato e messo in galera. Piacerebbe sapere che cosa intendevano tutti i soloni “pacifisti” quando ci hanno raccontato che la lotta al terrorismo non va condotta con mezzi militari ma con l’intelligence. I servizi segreti non sono dame di san Vincenzo, conducono una guerra contro un nemico clandestino con metodi clandestini, altrimenti non sarebbero segreti. Una di queste operazioni ha portato alla cattura, a Milano, di Abu Omar, e siccome l’operazione ha lasciato qualche traccia, la procura di Milano ha aperto un’inchiesta contro una ventina di agenti della Cia e ha chiesto al ministro della Giustizia di provvedere alla richiesta di estradizione dagli Stati Uniti. Intanto al Parlamento europeo si cerca di processare l’Italia per questo stesso episodio, per iniziativa del capogruppo liberaldemocratico Graham Watson. Il ministro Roberto Castelli finora non ha dato seguito alla richiesta della procura, e ha risposto con irritazione alle pressioni che sono state esercitate su di lui. Si tratta – ha spiegato – di una decisione che riguarda interessi dello stato e quindi deve essere ponderata attentamente. Ma il partito delle procure non vede l’ora di imbastire un caso che pensa sia imbarazzante per il governo sotto elezioni, e insiste sostenendo che il ministro avrebbe “l’obbligo giuridico” di dare una risposta. Il governo ha, prima di tutto, l’obbligo politico e morale di tutelare la sicurezza dei cittadini, che, qualsiasi cosa ne pensino alla procura di Milano, è messa in pericolo dai terroristi, non da quelli che li catturano. C’è un vecchio (e stupido) motto latino che dice “fiat justitia et pereat mundus”, e sembra che stia tornando di moda. L’estradizione, per fortuna, è un atto che va valutato sotto il profilo politico, e la politica non dovrebbero farla i magistrati. Sarebbe ora che lo capissero.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Foglio