Nel programma dell'Unione manca la parola "Israele" e la chiarezza sulla politica estera
Testata: Il Foglio Data: 03 marzo 2006 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Perché la politica estera di Romano Prodi è sola al mondo»
Dal FOGLIO di venerdì 3 marzo 2006:
Roma. La politica estera dell’Unione è più meno sola al mondo. La scoperta viene dalla lettura della parte del programma prodiano dedicata a un “paese protagonista del futuro europeo” e dall’analisi delle affermazioni dei leader del centrosinistra. L’unica idea chiara è il desiderio di dar forza all’integrazione europea. Ma il proposito pare da un parte superato dagli eventi – Francia e Olanda, paesi fondatori, hanno già votato no” alla Costituzione europea – e dall’altra velleitario, in un clima di rinascita dei protezionismi nazionali, con Madrid che blocca tedeschi di E.On, con Parigi che stoppa gli italiani dell’Enel. Se poi Prodi per “integrazione europea” intende la ripresa della tradizionale liaison tra Roma e l’asse franco-tedesco, anche questo desiderio pare da una parte retrodato – sono passati i tempi del motore renano di Mitterrand e Kohl, come è declinato il sogno del polo continentale (come contraltare alla potenza americana) composto da Chirac (monsieur 1 per cento nei sondaggi) e Schröder (dipendente del Cremlino al vertice di Gazprom) – e dall’altra poco praticabile per una coalizione con Ds e Rifondazione in posizioni da combattimento. A Parigi è in ascesa l’atlantico Sarkozy, considerato “il sole della nuova Francia” dalla rivista dei neocon, il Weekly Standard, e a Berlino governa la cristiano-democratica Angela Merkel, che come primo obiettivo ha scelto quello di ristabilire ottime relazioni tra la Germania e l’America di Bush. L’Unione dice: “Più mercato unico europeo”, ma poi i francesi ci stoppano e Prodi chiede ritorsioni. L’Unione predica: “Dobbiamo al più presto rilanciare il processo costituzionale europeo”. Con chi? Con i francesi del “non”? Con la Gran Bretagna del guerriero liberista Blair? Con gli inglesi che sono addirittura fuori dall’euro? L’Unione vuole “più difesa europea”, proprio mentre c’è la corsa a entrare nella Nato, molto più che a entrare nell’euro. L’Unione dice “più Onu”, ed è difficile trovare oggi organizzazione più indebolita, per la sua inefficacia nel prevenire e risolvere crisi e per le vicende di corruzione legate a Oil for Food. L’Unione sogna “più istituzioni multilaterali”, come l’Agenzia atomica di Vienna, che per ora è riuscita solo a scoprire a posteriori le violazioni iraniane nella corsa all’atomica. L’Unione auspica “più intelligence contro il terrorismo” (come ha fatto Schröder, che in pubblico si mostrava fiero oppositore di Bush e in privato gli passava le informazioni dei servizi segreti contro Saddam), ma poi quando si scoprono operazioni di intelligence, vedi il caso Abu Omar, si grida alla violazione del diritto, della trasparenza, e si vuole processare l’intelligence. Su temi qualificanti come l’ingresso della Turchia in Europa, l’Unione scrive di essere soddisfatta dell’inizio dei negoziati, ma non è dato sapere con certezza se il Prodi che un giorno disse “mamma li turchi” sia a favore o no. Sul conflitto arabo-israeliano non si trovano indicazioni nuove nel programma (mai citata la parola “Israele”, solo due righe per dire: “l’Europa deve assumere con rinnovato vigore l’iniziativa per la soluzione del conflitto israelo-palestinese sulla base del principio ‘due popoli, due Stati’”, e non due popoli, due democrazie), restano dunque solo le radicali prese di posizioni di D’Alema che apre a Hamas e le sagge considerazioni di Rutelli sul ruolo positivo svolto da Sharon nel rifondare la politica israeliana e nel dare un prospettiva nuova, grazie al ritiro unilaterale da Gaza. E sull’altro ritiro, quello dall’Iraq? L’avverbio “immediatamente” c’è, ma è così: “Immediatamente proporremo al Parlamento italiano il conseguente rientro dei nostri soldati nei tempi tecnicamente necessari, definendone, anche in consultazione con le autorità irachene… le modalità affinché le condizioni di sicurezza siano garantite”. O è ambiguo o è lo stesso progetto del centrodestra.
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