Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Gol ha agito nel modo migliore nella vicenda della candidatura di Ali Rashid nelle liste di Rifondazione comunista
Testata: Corriere della Sera Data: 27 febbraio 2006 Pagina: 11 Autore: Maurizio Caprara Titolo: «Diplomatici perplessi su Gol anti-Bertinotti «Scelta anomala, meglio protestare con il Prc»»
"Rincrescimento, rammarico e sorpresa" questi, secondo Luigi Vittorio Ferraris, ex ambasciatore italiano in Germania, avrebbe dovuto esprimere l'Ambasciatore israeliano Ehud Gol di fronte alla candidatura nelle liste di Rifondazione comunista di Ali Rashid. Rappresentante prima dell'Olp e poi dell'Anp che, ottenuta la cittadinanza italiana con questo preciso scopo, vuole entrare in Parlamento, generando, lui sì, una vera anomalia diplomatica. Senza considerare il suo linguaggio non certo rispettoso delle convenzioni e dei formalismi dei rapporti internazionali, ne siano prova gli insulti all'ex prmeier israeliano Sharon, da lui definito un criminale di guerra. Chi conosce la produzione giornalistica di Rashid, ospitata sulle pagine del Manifesto e in parte riprodotta da Informazione Corretta, poi, sa bene che in vi é costantemente espressa la convinzione della radicale illegittimità di Israele, la cui stessa esistenza é assimilata a un'aggressione. "Sconcerto, rammarico e sopresa" per la candidatura di questo personaggio? Molto di più, ambasciatore Ferraris, molto di più... Di seguito, la corretta cronaca di Maurizio Caprara, pubblicata dal CORRIERE della SERA del 27 febbraio 2006, che riporta l'opinione di Ferraris e di altri diplomatici:
ROMA — Dal punto di vista della prassi diplomatica, chi ha ragione: l'ambasciatore d'Israele o il segretario di Rifondazione? Nel prendere di mira la presenza dell'ex rappresentante dell'Autorità palestinese Ali Rashid nelle liste del partito di Fausto Bertinotti, Ehud Gol ha usato parole più che dure: «È una persona senza onore, la sua candidatura è una vergogna per l'Italia». E Fausto Bertinotti, senza soffermarsi sul fatto che Rashid aveva definito il premier israeliano Ariel Sharon «un criminale di guerra», ha risposto: «È inaccettabile. È come se l'ambasciatore italiano attaccasse Benjamin Netanyahu. Una vergognosa aggressione». Nel giro della diplomazia, i toni di Gol su una questione con risvolti di politica interna suscitano quelle che nel lessico del ramo si definirebbero quanto meno «riserve». Basta sentire alcuni esperti ambasciatori a riposo, liberi di parlare più dei colleghi in servizio. Boris Biancheri, già segretario generale della Farnesina e titolare delle sedi di Londra e Washington, è esplicito: «Trovo inconsueto che un ambasciatore si pronunci così. Non viola regole, però è inappropriato». Ferdinando Salleo, ambasciatore negli Usa dal 1995 al 2003, la pensa in modo simile: «Ho rappresentato l'Italia a Mosca e a Washington stando sempre alla larga dalla politica interna del Paese di accreditamento. A volte, pesa. Ma è una prassi secolare». Di certo, il contrasto nato dalle affermazioni di Gol e Rashid segnala un'altra anomalia italiana. Questa volta, con contributi esteri. Sottolinea Francesco Paolo Fulci, rappresentante dell'Italia all'Onu dal 1993 al 2000, di «non ricordare, altrove, candidature per il Parlamento di uno che era diplomatico straniero fino a poco prima». La sua tesi è che «per opportunità, Rashid non si sasrebbe dovuto presentare alle elezioni, anche se ha lasciato la carica nell'Autorità palestinese». Poi Fulci aggiunge: «Gol è stato un po' sopra le righe». Gol è piuttosto allergico ai vincoli delle prassi o del cerimoniale. Comunque secondo Luigi Vittorio Ferraris, ambasciatore in Germania dal 1980 al 1987, già direttore generale della Farnesina per il Personale, «da un punto di vista delle consuetudini diplomatiche, ciò che ha fatto non si fa». Perché? «Io sono molto proisraeliano. Ma che sarebbe successo se si fosse candidata Silvia Baraldini e a pronunciarsi così fosse stato l'ambasciatore americano?», chiede Ferraris. Allora, ipotesi teorica, quali vie aveva Gol per perseguire la sua linea? «Primo, un passo presso la Farnesina esprimendo "sorpresa" per la candidatura. Secondo, un passo con il partito della candidatura per esprimere "rammarico". Terzo, se non fosse bastato, manifestare alla stampa "rincrescimento, rammarico e sorpresa". Nel linguaggio normale la parola sorpresa è debole. In quello diplomatico, no. È forte».
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