Padre Pizzaballa prosegue il suo cammino di avvicinamento alle posizioni più estreme del terrorismo palestinese con le dichiarazioni che ha rilasciato a Marco Politi su REPUBBLICA di oggi 25.02.2006. Secondo lui, Hamas, riconosciuto movimento terrorista, ha promesso "rispetto per i cristiani". Ammesso e non concesso che la cosa si verifichi, padre Pizzaballa si dimentica degli ebrei, che Hamas invita ad uccidere ovunque siano,in Israele o altrove. Su questo niente da dire, egregio padre ? cos'è tutta questa fiducia in Hamas ? si è dimenticato chi sono questi gentiluomini ? Vorremmo sapere se il Vaticano condivide le posizioni di padre Pizzaballa, ovvero se parla a nome suo (cosa che non crediamo) o se l'autorizzazione gli viene da più in alto. Alto quanto ? che ne pensa Papa Benedetto XVI ?
Ecco l'intervista:
ROMA - Come "Custode di Terrasanta" padre Pierbattista Pizzaballa, francescano, è l´autorità religiosa cattolica che più di ogni altra ha un rapporto secolare con la terra su cui vivono israeliani e palestinesi. «Dobbiamo evitare paure o drammi. Hamas dovrà mediare rispetto al proprio estremismo», mi aveva detto all´indomani delle elezioni in Palestina. Adesso, nella fibrillazione dei rapporti israelo-palestinesi, mostra la medesima moderazione. «Non credo sia opportuno fermare i finanziamenti all´Autorità Nazionale Palestinese», commenta. «Europa e Stati Uniti devono agire insieme per spingere entrambe le parti alla moderazione».
Padre Pizzaballa, qual è lo stato d´animo nei Territori?
«La situazione è difficile, c´è tensione. La gente si chiede se sarà rispettato il carattere laico della società palestinese e se saranno garantiti i diritti delle minoranze».
E lei cosa prevede?
«Ho avuto incontri con dirigenti di Hamas e loro assicurano che non intendono introdurre la legge islamica e vogliono garantire il rispetto delle minoranze e l´autonomia delle scuole cristiane. Comunque è presto per fare valutazioni. Bisogna vedere come sarà formato il governo».
E´ pensabile che si instauri un confronto pragmatico tra il governo israeliano e l´autorità palestinese? All´interno di Israele si levano voci che respingono l´idea di una chiusura totale nei confronti dei rappresentanti liberamente eletti dai palestinesi.
«La tensione è grande. Israele dice di non voler trattare con un´organizzazione di terroristi. Bisognerà aspettare l´esito delle elezioni in Israele. Solo allora si comincerà ad affrontare il problema».
Ha senso strangolare economicamente l´Autorità Nazionale Palestinese?
«Il governo israeliano, varando il congelamento dei fondi, ha dichiarato di non voler danneggiare la popolazione palestinese. Ma è difficile fare una distinzione tra la popolazione e Hamas. Capisco la posizione israeliana che teme di trattare con un´autorità terroristica. Tuttavia non credo sia opportuno fermare i finanziamenti all´Autorità Nazionale Palestinese. Produrrebbe solo più tensione, più problemi, più caos sociale nei Territori».
In certi ambienti statunitensi e israeliani circola la teoria che riducendo allo stremo i palestinesi, capirebbero l´errore di aver votato per Hamas e cambierebbero leadership. Lo ritiene possibile?
«C´è un limite in tutte le cose! Non so quanto funzionerebbe. I palestinesi hanno una grande capacità di sopportazione e motivazioni molto alte. E´ un popolo estremamente motivato».
Subito dopo le elezioni lei dichiarò che Hamas è un "movimento d´opposizione che non ha esitato a usare i kamikaze", ma sarebbe stato spinto a mediare. Pensa che la tregua indetta da Hamas durerà?
«La tregua dura da un anno. Hamas è un´organizzazione molto centralizzata e strutturata. Mantiene le sue decisioni. Negli ultimi tempi ha scelto di concentrarsi sull´iniziativa nell´agone politico».
C´è da fidarsi quando parla di tregua?
«Per quanto riguarda la tregua sì. Penso che non siano ancora pronti a trattare riconoscendo lo Stato d´Israele».
Quale può essere il ruolo dell´Europa in questo momento?
«L´Europa, insieme agli Stati Uniti, deve insistere su entrambe le parti. Sull´Autorità palestinese perché non ci siano azioni militari né minaccia di violenze. Sul governo d´Israele perché segua una linea di moderazione».
Cosa può fare la Chiesa cattolica in Terrasanta?
«Muoversi con uno stile di libertà e di pace. Parlare agli uni e agli altri. Spingere le parti a non fare muro contro muro, chiudendosi in mere posizioni di principio. È fondamentale che palestinesi e israeliani si incontrino, si parlino, trattino. Solo così si può costruire la pace».
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