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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
25.02.2006 Il Rosso, come il Nero, si addice all'antisemitismo
I comunisti italiani e il sindaco rosso di Londra

Testata: Corriere della Sera
Data: 25 febbraio 2006
Pagina: 15
Autore: Paolo Brogi-Mara Gergolet
Titolo: «Protesta degli ebrei-Sospeso il sindaco rosso»

Oliviero Diliberto querela Yasha Reibman, portavoce della Comunità ebraica di milano. Riccardo Pacifici, portavoce della Comunità ebraica romana guida la manifestazione sotto la sede dei coministi italiani. A Londra, il sindaco Ken Livingstone, detto il sindaco rosso, viene sospeso per un mese dalle sue funzioni, per vere insultato un cronista ebreo. "La sua codotta è inaccettabile" ha sentenziato il tribunale. I giornali riferiscono, la gente ne è informata, qualcosa sta cambiando nella quotidiana disinformazione ? ce lo auguriamo. A Yasha Reibman, non solo solidarietà (costa poco) ma vicinanza e mobilitazione se sarà il caso.

Ecco la cronaca della manifestazione romana, giornalista Paolo Brogi.

ROMA — Oliviero Diliberto querela Yasha Reibman, portavoce della Comunità ebraica di Milano. Il casus belli sta in alcune frasi riportate da Repubblica:
in un'intervista a Reibman che, prendendo l'avvio dal leader di Fiamma Tricolore, Luca Romagnoli, e dalla sua negazione della Shoah, si era poi estesa alla sponda politica opposta, ovvero a Diliberto. Di qui la reazione tramite avvocati. Ma intanto il segretario dei comunisti italiani si è ritrovato ieri con il quartier generale assediato per due ore da una piccola folla di ebrei che sventolavano bandiere di Israele, gridando: «Provate a bruciare queste, ora!».
LA QUERELA — A Romagnoli e Diliberto, Reibman aveva consigliato di leggersi alcuni libri sulla Shoah, da Wiesel a Levi. «Chiederò un risarcimento di un milione di euro per quelle frasi infamanti — ha protestato Diliberto —. Mai, in nessun atto politico, in nessuna dichiarazione, in nessuna forma, abbiamo minimamente assunto posizioni antisemite. Ho criticato il governo di Israele e continuerò a farlo. Così come continuerò a manifestare per uno stato palestinese indipendente. E poi io sono stato perfino ricevuto alla Knesset».
PROTESTA EBRAICA — Lo scontro politico, forse destinato a salir di tono, ha visto ieri, per la prima volta nella sua storia, la sede nazionale dei comunisti italiani cinta per un paio di ore da una piccola folla di manifestanti. Accanto alle bandiere israeliane, poster con Diliberto ritratto assieme al leader hezbollah Nasrallah, e qualche commento sferzante stampato su: «A quando la stretta di mano con Ahmadinejad?». Ad accogliere i manifestanti il senatore di Forza Italia Paolo Barelli, che aveva indetto la manifestazione a nome dell'associazione Italia- Israele da lui presieduta. Alla protesta, oltre alla Comunità ebraica, ha preso parte anche il gruppo di sinistra pacifista Martin Buber.
«Un milione di euro? Troppo poco per il nostro diritto- dovere di denunciare ciò che ci preoccupa — ha detto il vicepresidente della Comunità Ebraica, Riccardo Pacifici —. Che il signor Diliberto risponda politicamente e non nelle sedi dei tribunali. Che venga qua a portare la bandiera d'Israele! Tutti possono fare marcia indietro. Arafat ha fatto molto di più di Diliberto. Lui è antifascista, ma sostiene Hamas che nega la Shoah. E poi non è la prima volta che nei suoi cortei c'è chi brucia la bandiera di Israele».
DENTRO LA SEDE PDCI — Su, al terzo piano del palazzo, i funzionari della direzione comunista intanto si avvicendavano ai finestroni per scattare foto e lasciarsi raggiungere a loro volta da qualche ingiuria. Unico dirigente presente, il responsabile degli esteri Jacopo Venier. «Episodi sgradevoli ce ne sono in tutti i cortei — ha commentato —. Noi eravamo sul palco...Se li denunceremmo? Ma sì, se li conoscessimo. Chi brucia le bandiere di Israele è anche un nostro avversario politico». Ma ormai la polemica è andata oltre.

Segue la cronaca di Mara Gergolet sulla condanna di Ken Livingstone:

DAL NOSTRO INVIATO
LONDRA — Il sindaco di Londra sospeso per quattro settimane. Dal 1˚ marzo, Ken Livingstone, il «Rosso» più indisciplinato, tagliente e controverso d'Inghilterra, dovrà cedere i suoi poteri al vice. Sanzionato, con una decisione storica perché non ha precedenti, per aver offeso un giornalista ebreo. O meglio, per aver ostinatamente rifiutato di scusarsi.
Lo scambio, ormai celebre, all'uscita da un party nel febbraio 2005. Livingstone da settimane è sotto torchio da parte dei
tabloid, per le sue abitudini festaiole e qualche eccesso alcolico notturno. Al giornalista Oliver Finegold, dell'Evening Standard, che l'importuna, prima consiglia di «farsi curare», poi alle sue insistenze passa agli insulti. «Cosa ha fatto finora? Il criminale di guerra nazista?». Sono un ebreo, la replica, mi sento offeso per queste parole. «Bene, lei può anche essere ebreo, ma si comporta proprio come una guardia di un campo di concentramento nazista».
Per quelle parole, Livingstone non ha mai voluto fare ammenda. Glielo hanno chiesto uomini politici, associazioni ebraiche, i sopravvissuti dell'Olocausto. Sono maleducato con i giornalisti da 25 anni, ha detto, «e non ho intenzione di smettere». È stata quest'ostinazione a convincere la commissione disciplinare che andava punito. «Il sindaco — ha detto David Laverick, presidente del tribunale ad hoc — sembra non aver compreso, dagli sviluppi del caso, che la sua condotta è inaccettabile, che viola il codice etico e che ha danneggiato il suo ufficio». Interdetto per 4 settimane.
Ken il «Rosso», di fronte a una simile sentenza, non s'è fatto intimidire. Anzi, ha replicato alla sua maniera, sfoderando l'affilata armeria verbale. «Questa decisione colpisce la democrazia al cuore». Infatti, «i politici eletti dovrebbero essere rimossi solo dagli elettori e quando violano la legge. Dei tre giudici della commissione, nessuno è stato eletto, non dovrebbero sovvertire i voti di milioni di londinesi». Parole in linea col personaggio, che aveva definito Bush «la più grande minaccia alla vita sul nostro pianeta, se continuerà così ci porterà tutti all'estinzione»; che aveva paragonato il controverso predicatore musulmano Qaradawi a Giovanni XXIII; che dopo gli attentati di Londra, piuttosto che condannare i kamikaze, ha tirato in ballo le colpe dell'Occidente e del colonialismo. Ora, chiaramente, prepara il ricorso.
Soddisfatta della sentenza la comunità ebraica. «L'unica cosa che Livingstone deve fare è scusarsi», dice la Board of Deputies of British Jews, che ha portato il caso in tribunale. E mentre i conservatori, in testa il capo del Consiglio municipale Brian Coleman, l'accusano di aver «paralizzato il governo di Londra per la sua stupidità», il vicesindaco laburista Nicky Gavron, definisce la sentenza «assurda».
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