Famiglia Cristiana pubblica, nel numero 9, un editoriale di Beppe Del Colle
intitolato “Occidente e Islam. La doppia tragedia”.
Il giornalista analizza la situazione di forte tensione e di violenze che
non accennano a placarsi dopo la pubblicazione delle vignette satiriche su
Maometto e riprende alcuni concetti, in parte condivisibili, già esposti in
un precedente articolo apparso sul settimanale cattolico due settimane fa.
Tuttavia dalla lettura di questo articolo sorge un interrogativo:
l’attenzione e la preoccupazione con la quale - da qualche tempo - il mondo
cattolico guarda allo “scontro di civiltà” , alla “cultura dell’odio” e “a
chi vuole imporre l’islam a tutto il mondo”non saranno determinate dal
fatto che ci si è resi conto che questo violento attacco alla cultura
occidentale, liberale e democratica, non risparmia nessuno, nemmeno i
cristiani? E che l’atteggiamento di “appeasement” a lungo coltivato dalla
Chiesa nei confronti del mondo arabo non ha risparmiato la vita di Don
Andrea Santoro ?
E’ una riflessione alla quale invitiamo tutti i lettori.
Le notizie si rincorrono, si surriscaldano e si raffreddano, scivolando
nell’incredibile e/o nel ridicolo, ma sullo sfondo resta una tragedia.
Muoiono a Bengasi 11 cittadini libici sotto il fuoco della polizia
intervenuta per evitare che una folla inferocita desse l’assalto al
Consolato italiano. Il giorno dopo, in Nigeria, 16 cristiani vengono uccisi
e 11 chiese cattoliche sono incendiate.
Sia in Libia sia in Nigeria e altrove la causa scatenante dei massacri è la
sporca dozzina di vignette "sataniche" contro Maometto pubblicate il 30
settembre dello scorso anno da un giornale danese: una sciocca provocazione
nel momento peggiore da secoli dei rapporti fra l’Occidente e il mondo
arabo-islamico. Nel caso di Bengasi, quella provocazione ha ricevuto
mercoledì 15 febbraio nuova linfa dall’esibizione della maglietta con le
vignette da parte di un ministro italiano (adesso tardivamente ex ministro)
al Dopo Tg1 della Rai, familiare ai telespettatori libici.
Sempre a Bengasi, la notte dopo gli incidenti davanti al nostro Consolato,
viene appiccato il fuoco al portone della chiesa cattolica di Maria
Immacolata, ma sia il vescovo di Tripoli, Giovanni Martinelli, sia il
nunzio apostolico sottolineano che nel Paese i rapporti interreligiosi
"sono sempre stati buoni"; e anzi monsignor Martinelli aggiunge: <l’atto irresponsabile del ministro Calderoli l’intero Governo deve
presentare le scuse ufficiali al popolo libico>>.
Questo valga come risposta "cristiana" ai fatti: una risposta di "ragion
pratica" (non aggravare in nessun modo sul piano diplomatico una situazione
già difficile) e di "ragion pura" (il cristianesimo è religione di pace e
di amore, non di guerra e di odio).
Ma l’esempio vale anche come risposta "laica" di un Paese come il nostro,
che non ha la minima ragione per farsi nemici gli altri popoli che si
affacciano sul Mediterraneo e con i quali (con la Libia in particolare)
abbiamo rapporti storici di colonialismo e rapporti recenti di scambi
commerciali. E l’incontro di Fini con gli ambasciatori di quei Paesi la
dice lunga. Ma la dice lunga anche la pantomima preelettorale nella Cdl,
dove la Lega strepita per le critiche degli alleati a Calderoli e lancia
l’idea di magliette con la scritta: "Orgoglioso di essere cristiano".
Sullo sfondo, dicevamo, resta una tragedia. È quella insita nel
fondamentalismo islamico, in grado di eccitare proteste popolari – con o
anche senza il consenso dei Governi, che talvolta ne escono indeboliti – e
di suscitare volontarismi suicidi di "martiri" nel nome di Allah, tante
volte denunciati da testimoni coraggiosi come il giornalista egiziano Magdi
Allam, attuale vicedirettore del Corriere della Sera.
Egli è stato fra i primi a chiedere le dimissioni del ministro Calderoli,
ma il giorno dopo (domenica 19 febbraio) ha fornito prove inoppugnabili
delle "bestemmie" grafiche con cui i movimenti terroristici dell’islam
profanano il Corano, illustrandolo nei loro logos ufficiali circondato da
kalashnikov, spade e combattenti in kefiah. E il giorno dopo ancora ha
insistito: <>.
Davanti a questa cultura dell’odio la tragedia dell’Occidente cristiano è
che non sa scegliere fra altisonanti richiami alle Crociate e generici
inviti al "dialogo" senza sapere bene con chi (Al Qaida?) e su che cosa (un
compromesso con chi vuole imporre l’islam a tutto il mondo?), visto che
diminuiscono i Paesi musulmani a guida "moderata" e che la sola idea di una
guerra "riparatrice" mette i brividi. Il sacrificio di don Andrea Santoro a
Trebisonda ci aiuti a trovare la strada, nelle tenebre.
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