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Informazione Corretta Rassegna Stampa
22.02.2006 Delitto antisemita in Francia
la cronaca corretta del Corriere della Sera e quella scorretta de La Repubblica

Testata: Informazione Corretta
Data: 22 febbraio 2006
Pagina: 0
Autore: la redazione
Titolo: «Delitto antisemita in Francia»

Il 18 febbraio 2006 Informazione Corretta denunciava lo scarso spazio concesso dai media italiani alla vicenda del rapimento e dell'uccisione di Ilan Halimi, compiuta a Parigi e per la quale si sospettava il movente dell'antisemitismo.
Il CORRIERE della SERA , che già aveva pubblicato una cronaca sull'argomento, pubblica oggi un articolo di Massimo Nava. Il movente dell'odio razzista é stato purtroppo confermato dalle confessioni degli assassini , almeno una quindicina di giovani di origine africana e maghrebina, probabilmente influenzati da propaganda islamista e filopalestinese.
Ecco il testo dell'articolo:

PARIGI — Se non avesse pagato la famiglia, avrebbe dovuto provvedere la «ricca» comunità ebraica. Un calcolo aberrante che ammanta di antisemitismo il crimine in stile «Arancia meccanica» avvenuto domenica scorsa nella periferia parigina. Ilan Halimi, giovane commesso ebreo in un negozio di telefonia, adescato da una ragazza complice dei rapitori, tenuto in ostaggio per tre settimane, torturato con coltelli e mozziconi di sigarette, era stato abbandonato morente nei pressi di una stazione ferroviaria.
L'incriminazione di dieci fra i sequestratori e parziali confessioni hanno rotto il riserbo degli inquirenti e l'atteggiamento prudente, opaco, da parte di giornali e del mondo politico. Fino a ieri, la pista dell'antisemitismo era considerata ininfluente dalla polizia e le origini della vittima sottolineate soltanto da rappresentanti della comunità ebraica. Nessuna condanna ufficiale, anche perché in passato qualche presa di posizione si era rivelata frettolosa rispetto a palesi montature.
L'altra sera, durante l'annuale cena della comunità ebraica, i primi riscontri sono diventati un imbarazzante bisogno di luce completa.
Erano invitati il primo ministro Villepin e personalità politiche. L'incontro avrebbe dovuto dare atto dell'opera di vigilanza che ha ridotto gli episodi di antisemitismo. Il presidente del Crif (il consiglio rappresentativo) Roger Cuckierman si è rivolto al capo del governo: «Vogliamo la verità, niente altro che la verità».
Quando il ministro della giustizia, Clement, durante la cena, ha confermato l'aggravante del delitto a sfondo razziale, Villepin ha dovuto promettere: «Dobbiamo la verità alla famiglia di Ilan, la dobbiamo a tutti i francesi».
E ieri sera il presidente francese Jacques Chirac ha parlato a telefono con i genitori di Ilan Halimi assicurando che «sarà fatta piena luce» sulla morte di loro figlio. «Verrà fatto tutto il possibile - ha aggiunto - affinché siano ritrovati, arrestati e puniti tutti gli artefici di questi atti di barbarie». Il premier ha inoltre espresso la sua «profonda solidarietà» per il dramma che i genitori di Ilan stanno vivendo.
Il ministro degli interni, Sarkozy, ha rivelato la scoperta di documenti di matrice fondamentalista, ma ha invitato a non mescolare un delitto odioso con la questione religiosa. Sulla vicenda hanno espresso condanna e solidarietà esponenti del governo e dell'opposizione e il sindaco di Parigi, Delanoe.
Finora, la comunità ebraica aveva strillato nel deserto. «Abbiamo raccontato alla polizia che ci sono stati almeno altri tre tentativi di sequestro di giovani ebrei, ma si è continuato a seguire la pista della criminalità comune per non turbare i già difficili rapporti con la comunità musulmana», denuncia la madre della vittima, Ruth Halimi.
«Sarebbe stato ucciso in quel modo se non fosse stato un ebreo?», la domanda turba la Francia, costretta ad aprire gli occhi su un antisemitismo di tipo nuovo. Non ideologico e razziale, nella tradizione dell'estrema destra che pure continua ad esistere, ma sociale, maturato nel clima di degrado e violenza delle periferie. In alcuni quartieri, la comunità ebraica, minoritaria rispetto alla grande maggioranza di immigrati di origine maghrebina e africana, è la più esposta all'intolleranza, all'insulto banalizzato a scuola, alla rivalsa nei confronti della società bianca, ad una malintesa intifada sulla eco del conflitto in medio oriente. C'è un filo fra la mano degli assassini e l'effetto perverso della comunicazione globale.
La banda di criminali - composta da ragazzi e ragazze, almeno una quindicina fra africani e maghrebini, con vari livelli di responsabilità - ha agito senza dubbio per denaro e con la stessa tecnica - l'adescamento, usando come esca le ragazze della banda - aveva tentato altri colpi, scegliendo le vittime in ambienti giovanili della comunità ebraica. Con la convinzione che alle spalle ci fossero attività commerciali in grado di provvedere al riscatto. Secondo notizie circolate nella comunità ebraica, un rabbino avrebbe ricevuto richieste di riscatto e una famiglia avrebbe pagato centomila euro per riavere la figlia sedicenne, senza avvertire la polizia. «Se non puoi pagare rivolgiti alla sinagoga», avrebbe detto uno dei rapitori alla madre di Ilan.
Il sequestro è anche un terribile mix di aberrazione e improvvisazione: i criminali, troppo giovani per ricordare Arancia meccanica, si sarebbero ispirati alle scene di cruda violenza del film L'appartament di Bernard Tavernier. Le richieste di riscatto sono apparse confuse e scoordinate. La banda ha invece dimostrato una notevole padronanza di mezzi tecnici: messaggi inviati da cyber café alla famiglia e telefonini sfuggiti per giorni alle intercettazioni della polizia. Il capo della banda, conosciuto come «Django», con precedenti penali, sarebbe fuggito in Costa d'Avorio.
Uno degli arrestati, Nabil, ha solo 18 anni ed è figlio di un giornalista egiziano, un padre sconvolto che oggi dice: «Nabil ha tradito il nostro amore. E' una vergogna per la nostra famiglia. Ma è stato manipolato in questa spirale di odio terribile e infernale, di cui siamo vittime tutti».

Discutibile la chiusura dell'articolo, affidata alle parole del padre di uno dei criminali: dove sarebbe la "spirale di odio terribile e infernale" e in che senso ne sarebbero "vittime tutti"? In questo episodio é molto chiaro quali sono le radici dell'odio che ha prodotto il delitto, e a chi é indirizzato. Non c'é nessuna "spirale". E' anche molto chiaro chi sia la vittima, e chi siano le altre vittime potenziali. E' ora di smetterla di confondere le acque.  

Molto più grave, comunque , la  scorrettezza di LA REPUBBLICA, che non informa i suoi lettori, né nella cronaca affidata a Giampiero Martinotti, né nel titolo scelto dalla redazione ("Parigi, la protesta degli ebrei "Ilan ucciso per la sua fede" ) del movente del delitto. La motivazione antisemita é trattata alla stregua di una soggettiva e non verificata "attribuzione" della comunità ebraica francese, addirittura contrapponendo ad essa, in modo manipolatorio, la posizione degli inquirenti . E' vero infatti che i criminali volevano un riscatto, ma é anche vero che sceglievano le loro vittime tra gli ebrei, che volevano ricattare l'intera comunità e che non avrebbero torturato e , probabilmente, neppure ucciso, il loro ostaggio se non fossero stati animati dall'odio. Degna di nota anche la chiusura del pezzo nel quale si legge che la vicenda "rischia di riattizzare le tensioni tra le comunità ebraica e musulmana". Ma non ci sono "tensioni" tra la comunità ebraica e quella musulmana: c'é un aggressione da parte di una parte della comunità musulmana francese ( e non solo, si pensi al comico Dieudonné) contro la comunità ebraica. Aggresione che un omicidio seguito a un sequestro e a sevizie, dopo vari altri tentativi andati a vuoto, non "rischia di riattizzare", ma concretizza nel modo più orribile.    Ecco il testo: 

 La comunità ebraica francese è in stato di choc dopo la morte di un giovane, Ilan Halimi, sequestrato, barbaramente seviziato e ucciso da una banda di giovani criminali che speravano di ottenere un riscatto. Un crimine che la comunità ebraica ha immediatamente attribuito all´antisemitismo, suscitando un´ondata di emozione, testimoniata dallo stesso Jacques Chirac, che ieri sera ha telefonato alla madre della vittima promettendo di «assicurare i colpevoli alla giustizia». La madre del giovane non ha dubbi: «Se mio figlio non fosse stato ebreo non sarebbe stato assassinato».
A rapire il ragazzo è stata una banda della banlieue parigina, e dieci dei presunti assassini sono stati arrestati. Uno di questi ha raccontato che «Ilan era stato scelto perché era ebreo e gli ebrei hanno i soldi». Mentre un suo complice ha riferito che un membro della banda «aveva spento sulla fronte di Ilan una sigaretta in segno di disprezzo per la sua religione».
Il giudice istruttore ha incriminato i responsabili dell´omicidio finora arrestati con l´aggravante dell´antisemitismo. Le organizzazioni antirazziste e i rappresentanti della comunità ebraica hanno indetto una manifestazione per domenica pomeriggio. Secondo gli inquirenti, tuttavia, non è questo il movente principale del delitto: la banda voleva i soldi e si è aggrappata a stereotipi antisemiti («gli ebrei hanno i soldi», «la comunità è solidale e pagherà»). Nicolas Sarkozy ha parlato di «antisemitismo per amalgama» e ha rivelato il ritrovamento, durante le perquisizioni, di documenti salafisti. La vicenda rischia di riattizzare le tensioni tra le comunità ebraica e musulmana, che sembravano migliorate: l´anno scorso, gli atti antisemiti sono diminuiti di un terzo.

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