Politica estera: un programma senza né capo né coda
20/02/2006 Spettabile Redazione,
più si va avanti e maggiore è la mia convinzione che, sul tema della politica estera, la linea della sinistra non abbia né capo né coda. Dopo i recenti, gravissimi fatti accaduti in Libia, il Professor Prodi non ha trovato niente di meglio che invocare le dimissioni del Ministro Calderoli, mentre Fassino ha ripetuto, per l’ennesima volta la solita, trita formula: "Il Governo riferisca in Parlamento". Riferisca cosa? Che i sentimenti religiosi dei libici sono stati offesi e che il povero colonnello Gheddafi non poteva fare niente di diverso di ciò che ha fatto? Signori della sinistra cosiddetta "moderata", è questo il vostro senso delle proporzioni? Davvero volete far credere all’opinione pubblica che il gesto sconsiderato di Calderoli sia molto più grave del comportamento criminale del dittatore libico, che prima ha aizzato i facinorosi rispolverando vecchi sentimenti anti italiani e poi, per dare a intendere di avere il controllo della situazione, ha fatto sparare sulla folla uccidendo diverse persone? In caso di vittoria dell’Unione alle prossime elezioni politiche, sarà questa la vostra politica estera, nel segno della continuità per la compiacenza verso i dittatori arabi? È così che pensate di consolidare i legami con lo Stato di Israele, tappandovi gli occhi davanti alle malefatte di Gheddafi e dando la colpa di tutto a Berlusconi, dopo aver incoerentemente elogiato certe sue scelte? Che razza di Governo schizofrenico sarà mai quello che mette insieme chi si dichiara amico di Israele e chi ne reclama la distruzione, chi è con le forze armate italiane e chi è solidale con gli assassini dei nostri militari, chi afferma che occorre contrastare il terrorismo e chi ne esalta le virtù in nome della lotta all’imperialismo plutocratico e giudaico? Si sono presi Prodi, Fassino e Rutelli, con tutte le loro buone intenzioni (di cui, secondo un detto, è peraltro lastricata la via dell’inferno), la briga di vedere e sentire cosa fanno e dicono i loro preziosissimi alleati della sinistra antagonista? Hanno preso atto delle bandiere (di Israele e degli Usa) bruciate, dei cori tipo "Dieci/cento/mille Nassiriya", "Sabra e Shatila/ strage falangista/ è Ariel Sharon/ il vero terrorista", "I popoli in rivolta/ scrivono la storia/ Intifada/ fino alla vittoria", dei ritratti di Yasser Arafat portati in corteo? Voglio tenere conto oppure no delle tesi strampalate sostenute da certi loro compagni di coalizione, tra cui personaggi inarrivabili quali Paolo Cento, Marco Rizzo e Oliviero Diliberto, autori dei seguenti capolavori di pensiero riportati dal Corriere della Sera: Diliberto: «Io non li ho sentiti quei cori sui carabinieri caduti a Nassiriya, ma, se ci sono stati, è un orrore. Che, spero, non venga strumentalizzato» (sono un orrore, ma intanto lui, oltre a marciare con certa gente, continua ad accreditare i terroristi responsabili del massacro); Cento: «Quei cori e quelle bandiere bruciate sono un esercizio di imbecillità politica. Chiarito questo, mi piace pensare che, dopo i guai provocati da Calderoli, questo corteo rappresenti un ponte verso il Medio Oriente» (un ponte per arrivare dove, di grazia, verso il precipizio?); Rizzo: «i proventi della querela (presentata contro Franco Giordano, dopo le polemiche scatenate dall'assenza di Bertinotti alla manifestazione di Roma) saranno devoluti a Cuba e alla Palestina» (cioè a Castro e ai capi di Hamas, noti gentiluomini democratici e non sospetti di sentimenti antisraeliani). Con simili personaggi, è facile purtroppo pronosticare per l’Italia governata dall’Unione una meschina figura nei confronti di un Paese amico quale lo Stato di Israele. Sarà anche in quel caso tutta colpa di Berlusconi?