Dal Corriere della Sera di martedì 21 febbraio 2006:
ROMA — Candidati impresentabili? Per Riccardo Pacifici, vicepresidente della comunità ebraica di Roma, anche certi partiti lo sono. Dopo le bandiere Usa e d'Israele bruciate sabato in piazza e il coro «10-100-1000 Nassiriya», Pacifici — in un'intervista al Giornale — ha chiesto all'Unione di escludere dall'alleanza i Comunisti italiani, promotori del corteo. «Ai primi di marzo — annuncia ora Pacifici al Corriere
— dovrò presentare a Washington, davanti alle principali associazioni ebraiche americane, una relazione sulla politica italiana. Ci sarà anche Condoleezza Rice. Cosa dovrò raccontare a un mese dalle elezioni? Dovrò raccontare che c'è un partito, i Comunisti italiani, che vuol candidare — almeno così pare — Hamza Piccardo dell'Ucoii, emanazione dei Fratelli Musulmani. E un altro partito, Rifondazione, intenzionato a presentare Ali Rashid, già esponente dell'Olp...». Comunisti italiani impresentabili? «È così — conferma Yasha Reibman, 31 anni, portavoce della comunità ebraica di Milano —. Ci vuole grande strabismo per non riuscire a vedere come il comportamento irresponsabile del Pdci fomenti l'antisemitismo. Ma per gli ebrei italiani ora soprattutto è importante sapere chi sarà l'eventuale ministro degli Esteri dell'Unione. Sarà Rutelli, Fassino, Veltroni o la Bonino? Questi sì, ottimi ministri. Ma come la mettiamo se sarà D'Alema? Che non perde occasione per attaccare i "sanguinari israeliani". Oppure Lamberto Dini, che non perde occasione per andare a trovare i suoi amici ayatollah iraniani in ambasciata? Escludere Ferrando è chirurgia estetica. Candidare Caruso è folclore. Ci interessa di più la politica estera dell'Unione: ma la spaccatura è profonda e il programma fumoso». «Diliberto? È sempre un errore scendere a patti col diavolo pur di prendere qualche voto — aggiunge Victor Magiar, assessore alla cultura della comunità capitolina —. Lo stesso errore che fa il centrodestra con Forza nuova. Almeno Bertinotti ha compiuto passi importanti». Bertinotti non c'era, sabato. E la comunità l'ha molto apprezzato. A sentire Pacifici, una sorta di «sdoganamento» di Rc — come avvenne per Fini e An — è già iniziato.
«Ma attenti — avverte Amos Luzzatto, presidente dell'Ucei, l'unione delle comunità italiane — qui è in arrivo lo tsunami, qui si rischia lo scontro teologico: perciò occorre che le persone di buona volontà, ebrei, cristiani, musulmani, s'incontrino». Il rabbino capo di Roma presto sarà ricevuto alla moschea: visita storica. «È giusto — conferma Tullia Zevi, per quasi 20 anni a capo dell'Ucei — l'unica strada è il dialogo». Intanto, però, nel Ghetto di Roma, monta la rabbia. Angelo Sermoneta, presidente del «Circolo 48», giura che la prossima volta a un corteo come quello di sabato ci andranno anche loro, i «Cobas» della comunità. E se qualcuno tenterà di nuovo di bruciare la bandiera, «noi glielo impediremo».
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