Lettera a una sostenitrice degli assassini di ebrei scritta da una cittadina israeliana
Testata: Informazione Corretta Data: 20 febbraio 2006 Pagina: 0 Autore: una cittadina israeliana Titolo: «Lettera a una sostenitrice degli assassini di ebrei»
Charlotte Kates è un’allieva della Facoltà di Giurisprudenza della Rutgers University (USA), che qualche tempo fa ha organizzato un meeting pro-palestinese nel campus di quella università. Lo slogan che campeggiava sui volantini di invito era: “Tu non puoi uccidere ebrei - ma puoi aiutare chi lo fa per te!”Una cittadina israeliana le ha scritto questa lettera. Non vi troverete un odio che sarebbe più che giustificato, un disprezzo insultante che potremmo facilmente condividere. Vi troverete alcuni concetti che già conosciamo, ma che di questi tempi non è male ribadire.
“Gentile signorina Kates,
penso che lei sia una donna interessante. Lei non è né araba né ebrea, non studia la storia del Medio Oriente, e – mi corregga se sbaglio – non ha mai visitato quella regione. Per questo sono sconcertata a causa della sua certificazione che Israele è uno stato di apartheid.Ho vissuto in Israele per molti anni e mi piacerebbe portarla a fare un piccolo giro virtuale del paese. Comincio col fornirle qualche informazione minore. Israele occupa lo 0,18% dell’insieme del territorio che si chiama Medio Oriente ed è l’unico stato ebraico non solo in questa regione, circondato com’è da 22 stati arabi, ma nel mondo.Cominciamo
ora il nostro tour virtuale!Lei ha già passato i controlli di immigrazione dell’aeroporto di Tel Aviv col suo amico, che chiameremo Ken. Ha anche compilato i moduli previsti per i turisti.Questo modulo non vi chiede, come invece succede nella maggior parte dei paesi che ci circondano, quale sia la vostra religione, e certamente non vi chiederà, come succede in Arabia Saudita, di esibire un certificato di religione.Oggi è domenica! Vorrete partecipare ad una messa domenicale. Non c’è alcun problema, in questo stato di apartheid. Noi consentiamo e tolleriamo tutte le fedi e tutti i culti. Questo è molto più di quanto si possa affermare per quasi tutti i 22 stati arabi che ci circondano. In realtà molti di essi non hanno neppure una chiesa, per non dire una sinagoga.Dopo la messa lei e Ken avrete voglia di un piacevole pranzo, magari in uno dei bei ristoranti sulla spiaggia di Tel Aviv. Probabilmente siete prima tornati in albergo per cambiarvi e mettervi comodi indossando un abbigliamento casual, dato che l’estate israeliana è molto calda. Magari vi siete messi dei pantaloncini corti ed una t-shirt attillata. Nessun problema, in questo stato di apartheid.In Israele ci si veste come si vuole, ed in particolare le donne, che non sono fatte per indossare abiti lunghi e pesanti, un velo per coprirsi la faccia, e poi che peccato se lei dovesse nascondere quella bella pettinatura appena creata dal parrucchiere, come dovrebbe quasi certamente fare in quasi tutti i 22 stati arabi circostanti.A pranzo Ken potrebbe fissare con amore i suoi occhi carichi di trucco, inclusa una bella applicazione di mascara. Sarebbe libero di avvicinarsi a lei e baciarla sulle labbra, ben disegnate con un liner e coperte da due strati di rossetto rosso scuro. La gente penserebbe che siete innamorati, anche vedendo che Ken ha ordinato una bottiglia di ottimo vino. Manifestazioni di affetto in pubblico ed il consumo di alcool in questo stato di Israele dominato dall’apartheid non sono nulla di eccezionale. Diverso è quanto si potrebbe dire in quasi tutti i 22 stati arabi che ci circondano, dove l’alcool è proibito e le sue labbra dipinte sarebbero considerate un’offesa alla religione. Ma Ken, che è n pò su di giri, mentre lei è andata a rimettersi il rossetto, ha dato un pizzicotto ad una delle giovani cameriere. Era un gesto innocuo e per fortuna per la ragazza in questo stato di Israele malato di apartheid, suo padre ed i suoi 6 fratelli non la annegheranno stasera nella piscina di casa, come invece farebbero in alcuni dei 22 stati arabi circostanti.Dopo pranzo lei e Ken ve ne andate un pò in giro in macchina. Lei è anche libera di guidare. Non è vietato in Israele.Passate vicino ad un asilo. I bambini corrono in giro e si divertono. Non devono stare delle ore seduti a recitare pagine su pagine di testi religiosi. Giocano con la sabbia o vanno in altalena. Non sono riempiti di odio e nessuno insegna loro che il più grande onore per loro sarà di poter morire.Nello stato apartheid di Israele noi amiamo
la vita. Non sollecitiamo l’assassinio e la violenza lavando il cervello ai nostri bambini con l’odio, come succede in molti dei 22 stati attorno a noi.Alla fine della giornata lei e Ken vi imbattete in un comizio politico. Ci sono migliaia di persone. Nello stato di apartheid di Israele tutti i cittadini, uomini, donne, ebrei, arabi e cristiani sono liberi di votare. Noi siamo liberi di criticare pubblicamente il nostro governo, ed i nostri media inclusa la televisione ci offrono molte opinioni senza alcun pregiudizio. Ognuno ha il diritto di approvare o disapprovare pubblicamente il governo. Non si può dire altrettanto per molti dei 22 stati arabi che ci circondano, che sono governati da dittature oppressive e dove ogni dissenso causa pesanti conseguenze.Certamente nessuno dei 22 stati arabi circostanti vi potrà offrire un bell’ attentato suicida ben confezionato come attrazione turistica. Questo può succedere solamente nello stato di apartheid di Israele, circondato com’è da tante nazioni ostili decise – come lo è lei stessa – a cancellarci dalla faccia della terra.Dove oltre che qui lei potrà salire su un autobus affollato pieno di bambini e trovarsi faccia a faccia con un povero palestinese infelice che pensa che la vita non è un gran che bella, dopo che è stato sottoposto al lavaggio del cervello da organizzazioni malvage come Hamas, fino al punto di pensare che l’unico modo per migliorare le cose sia di ammazzare gente innocente?Mentre gli israeliani staccheranno i loro bambini uccisi dai lati della strada i palestinesi accenderanno fuochi artificiali e balleranno nelle strade per onorare questo assassino come se fosse un eroe.Lo stato apartheid di Israele? Mi perdoni signorina Kates ma lei mi sembra un pò confusa sul significato di quella parola. Di solito si riferisce alla segregazione. E’ singolare che una gran parte degli ebrei che vivono in questo stato basato sull’apartheid per salvarsi la vita abbiano dovuto fuggire da quasi tutti i 22 stati arabi circostanti. Mi sembra strano che lei non trovi nulla di simile all’apartheid in questi paesi. Forse lei dovrebbe studiare quante chiese ci sono in Arabia Saudita. Mi permetta di risponderle: nessuna, non sarebbe tollerata.Io sono fiera di vivere in questo stato basato sull’apartheid. E’ tragico invece che siamo costretti a vivere in una regione che si sente minacciata dalle nostre conquiste scientifiche e tecnologiche.Signorina Kates, in qualunque società non vi è giustificazione alcuna per chi sale su un autobus affollato di bambini e fa esplodere una cintura piena di esplosivo e di chiodi per annientare vite innocenti. Io spero che un giorno lei, signorina Kates, possa togliersi quel pesante trucco dal viso e scoprire la sua coscienza”.