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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
20.02.2006 L'alibi del "provocatore"
Pierluigi Battista sulle bandiere israeliane bruciate

Testata: Corriere della Sera
Data: 20 febbraio 2006
Pagina: 26
Autore: Pierluigi Battista
Titolo: «Le bandiere bruciate e la solita scusa del provocatore prezzolato»

Un editoriale di Pierluigi Battista, sul CORRIERE della SERA di lunedì 20 febbraio 2006, a proposito delle bandiere israeliane bruciate,  rileva giustamente l'ipocrisia di chi definisce "provocatori" esponenti politici con i quali é alleato e spesso nutriti della sua stessa cultura di odio antisionista.
Emblematico il caso di Oliviero Diliberto, che a suo tempo incontrò in Libano Hassan Nasrallah, leader dell'organizzazione terroristica e antisemita Hezbollah. Che certo non si tira indietro quando si tratta di bruciare bandiere israelaine, o peggio. 
Ecco il testo:
  

 Si materializza di nuovo il polveroso fantasma del provocatore, del nemico «oggettivo», del sicario del Male prezzolato per seminare discordia e discredito tra le forze del Bene? È vero, sembra una parodia, o una citazione del passato reinterpretata in chiave attuale da attori stanchi e sfiatati. Ma fa lo stesso una certa impressione assistere alla performance passatista di Oliviero Diliberto che accusa chi a Roma ha bruciato la bandiera israeliana e intonato slogan inneggianti alla strage di soldati italiani a Nassiriya di essere «pagato». E «pagato» da chi, poi? Nientemeno che da Calderoli. E anche Massimo D'Alema, durante una trasmissione televisiva, ha insinuato la suggestiva idea che Marco Ferrando, l'esponente di Rifondazione comunista che Bertinotti ha deciso di depennare dalle liste elettorali del partito, in realtà fosse stato «mandato» da Berlusconi a combinar danni nel campo della sinistra. Scampoli di un passato un po' sbiadito, forse niente di più: tic mentali che si sono depositati nel tempo, a memoria di un'età del ferro in cui la paranoia del nemico infiltrato era un dogma e uno stile del pensiero e l'Unità amava trattare gli intellettuali di sinistra che deragliavano dai binari dell'ortodossia con questo amabile interrogativo: «Chi li paga?».
L'onorevole Diliberto sa benissimo che chi in Italia dà fuoco alle bandiere di Israele non ha bisogno di essere stipendiato: l'odio per Israele gli sgorga spontaneo, senza l'ausilio di cospicui incentivi materiali. Sa altrettanto bene che gli slogan feroci su Nassiriya esprimono un umore diffuso nei cortei in cui gli eroi sono immancabilmente i terroristi di Hamas e i cattivi hanno indosso il simbolo della stella di Davide. Diliberto certo condanna questo manicheismo stravolto, ma è inutile che dia il via alla caccia all'infiltrato bollato come «imbecille», perché è noto, purtroppo, che di «imbecilli» che odiano Israele la sinistra radicale ed estremista rigurgita oltre il limite del tollerabile. Invece di ipotizzare l'inverosimile scena del bieco Calderoli che allunga banconote ai provocatori armati di accendino, convochi un gruppo di studio per correggere la quantità di superstizioni, leggende, menzogne, che circondano la fama di Israele nei cortei in cui, qualche tempo fa, si tollerò addirittura la presenza di individui mascherati da kamikaze, con finta cintura esplosiva in bella evidenza. Perché non sono soltanto i «provocatori» finanziati dal nemico che esitano a definire assassino chi semina la morte negli autobus pieni di bambini di Tel Aviv e nelle pizzerie di Gerusalemme. Oppure sono disposti a definire i kamikaze assassini, ma solo a patto di equipararli ai soldati americani che hanno bombardato Falluja in Iraq (e questo, a quanto pare, è addirittura vicino a ciò che pensa un politico avveduto come Massimo D'Alema). Li buttino fuori dai cortei, oltre che dalle liste, i nemici di Israele e dei suoi simboli.
Non li paga nessuno, i piromani seriali che quando vedono una bandiera degli Stati Uniti e di Israele vengono posseduti dall'irrefrenabile desiderio di imitare ciò che accade con grande clamore nelle piazze fondamentaliste di Beirut o di Islamabad. Non sono i soldi del nemico ad armarli, ma una predicazione politica in cui il sostegno alla causa dello Stato palestinese si accompagna con un impressionante automatismo ideologico alla cancellazione sistematica delle ragioni dello Stato di Israele. Chi li paga? Nessuno li paga, ma nessuno insegna loro che l'odio antisionista comporta un prezzo troppo elevato. Potrebbe cominciare Diliberto, che è un uomo non privo di esperienza accademica, a impartire qualche lezione di civiltà. Gratuitamente, è ovvio.

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