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La Stampa Rassegna Stampa
19.02.2006 America decisa contro i finanziamenti ad Hamas
Tour di Condi Rice tra gli stati arabi moderati

Testata: La Stampa
Data: 19 febbraio 2006
Pagina: 9
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Restituiteci 50 milioni»

Ecco la posizione dell'America in merito ai finanziamenti all'ANP dopo l'insediamento di Hamas. Condi Rice vuole convincere i paesi arabi a congelare i fondi, servirebbero a finanziare le attività terroristiche di Hamas. Ecco la corrispondenza di Maurizio Molinari sulla STAMPA di oggi 19.02.2006.

Condoleezza Rice parte domani per il Medio Oriente con la missione di impedire finanziamenti ad Hamas da parte dei Paesi arabi. È l’itinerario stesso del Segretario di Stato a anticiparne i propositi: prima sosta al Cairo, la capitale più influente della Lega Araba, e quindi tappa in Arabia Saudita, da dove proviene la maggior parte delle donazioni private ai fondamentalisti palestinesi, per poi terminare il viaggio negli Emirati Arabi Uniti con un summit fra tutti i Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo al fine di decidere un approccio comune e concorde.
«Qualsiasi Stato intenzionato a finanziare Hamas pensi bene a quali potrebbero essere le conseguenze per l’intero Medio Oriente», ha detto la Rice alla vigilia della partenza, sottolineando come «gli unici contatti possibili con Hamas sono quelli tesi a comunicare le condizioni poste dal Quartetto (Usa, Onu, Russia e Ue, ndr) su riconoscimento di Israele, rinuncia alla violenza e riconoscimento dei precedenti accordi siglati dall’Autorità nazionale palestinese». Il maggiore ostacolo che il Segretario di Stato si trova di fronte sono le donazioni da parte di fondazioni private.
Il viaggio coincide con l’insediamento del nuovo Parlamento a Ramallah e l’imminente nomina del nuovo premier palestinese ma punta soprattutto a prevenire la missione di inviati di Hamas nei Paesi arabi alla ricerca dei fondi che Stati Uniti ed Unione Europea hanno minacciato ddi bloccare una volta che Hamas avrà formato il governo. L’amministrazione Bush è convinta che l’assedio economico è l’arma che potrebbe spingere Hamas ad accettare le condizioni del Quartetto e dunque chiede ai Paesi arabi di fare quadrato. «Il bilancio annuale dell’Anp è di 1,9 miliardi di dollari che arrivano per la maggior parte dall’estero, sarà interessante vedere dove potranno reperirli», ha detto Rice, ribadendo il sostegno al presidente palestinese Abu Mazen al fine di far capire che le pressioni economiche tendono in realtà a rafforzare le richieste che lui stesso sta facendo ad Hamas.
A spingere l’amministrazione a fare leva sui fondi è anche il Congresso. Il senatore repubblicano della Virginia George Allen, considerato uno dei possibili candidati alla presidenza nel 2008, ha chiesto «non far arrivare neanche un centesimo di dollaro ai terroristi di Hamas» e la Rice ha prima risposto «sono d’accordo» e poi ha chiesto - ed ottenuto - dall’Anp la restituzione di cinquanta milioni di dollari che erano già stati versati per il finanziamento di infrastrutture nella Striscia di Gaza. «Gli unici fondi che arriveranno ai palestinesi sono quelli che diamo alle agenzie dell’Onu impegnate in operazioni umanitarie», ha precisato la Rice, andando incontro però allo scetticismo dei leader repubblicani del Congresso dubbiosi sul fatto che gli aiuti ai rifugiati in Cisgiordania e Gaza arrivino davvero alla destinazione voluta.
Ciò che Washington non può escludere è che diventi l’Iran il maggior finanziatore dei fondamentalisti palestinesi. Da qui il duro monito della Rice a Teheran: «L’Iran ha già abbastanza problemi con la comunità internazionale e forse ci penserà su due volte prima di peggiorare la situazione». Nel summit con il Consiglio di Cooperazione del Golfo il caso-Iran è in cima all’agenda. Secondo fonti diplomatiche a Washington, la Rice indicherà in Teheran la principale minaccia alla stabilità regionale per tre motivi: il ruolo che svolge nella destabilizzazione del Libano, dell’Iraq e la corsa al nucleare militare che se coronata da successo porterebbe ad un’incontrastata egemonia iraniana nel Golfo.

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