Con un titolo che invita quasi all'ottimismo (ben diverso dal contenuto dell'articolo) Fiamma Nirenstein sulla STAMPA di oggi 18.02.2006 ci informa oggi con straordianaria precisione e accuratezza del pericolo che sempre più Hamas sta rappresentando non solo per Israele ma per gli stessi palestinesi.
Ecco l'articolo:
Di nuovo, con l’insediamento odierno del Consiglio Legislativo del nuovo parlamento palestinese a presidenza del dottor Mohammed Dwek, il rapporto fra Israele e i Palestinesi si trasforma in un difficile banco di prova in cui il tema è, ancora una volta, per Israele: come combattere il terrorismo, stavolta di Stato, cercando di salvaguardare i diritti umani. Tema difficile. Oggi, i parlamentari di Gaza non potranno arrivare a Ramallah. E’ una delle misure di cui il ministro Meir Shitrit dice: «Le regole del gioco sono cambiate: non c’è più l’Autonomia Palestinese con cui condividevamo, pur nell’alto grado di conflittualità, impegni concordati come la Road Map, reciproco riconoscimento, un dialogo aperto. Hamas al governo cambia le regole. Non ci riconoscono, e qualsiasi cosa dicano la loro stella polare è la nostra eliminazione».
Oggi a entrare in funzione è un parlamento dominato da un gruppo integralista islamico che figura nella lista delle organizzazioni terroristiche sia in Europa che per negli Usa, acceso sostenitore degli attacchi suicidi, contrario alla soluzione «due Stati per due popoli» e devoto alla cancellazione d’Israele, di cui nega per statuto il diritto all’esistenza. Il nuovo parlamento nasce nel sospetto, nella paura, nella confusione di Israele; nella speranza ansiosa dell’Onu e dell’Europa di vedere un miglioramento nella politica di Hamas; nella sconcertante ripresa di un antico dibattito, quello sulla legittimità dello Stato ebraico; nella decisa opposizione degli Usa; nel lavorio disperato di Abu Mazen che cerca di mantenere qualche prerogativa di governo, che invece Hamas pretende come logica conseguenza delle preferenze del pubblico. Oggi, secondo le indiscrezioni, il presidente palestinese chiederà ad Hamas di porre fine all’uso delle armi, e insisterà per mantenere la responsabilità di proseguire accordi politici nelle mani dell‘Organizzazione per la Liberazione della Palestina. Qualcuno alla vigilia è giunto a ipotizzare che Abu Mazen minaccerà di non dare l’incarico di governo ad Hamas se non rinuncerà alla lotta armata, ma la legge glielo impedisce.
Ehud Olmert ieri in una tesa riunione con i ministri e gli alti rappresentanti della difesa, dell’intelligence, della diplomazia ha previsto passi di profonda rottura fin da domenica: la chiusura dei passaggi in Israele, la sospensione del pagamento dei fondi, la possibile scelta di mettere l’Autorità palestinese nella lista degli «Stati canaglia» come la Siria e l’Iran, e altro. Ma niente è stato ancora stabilito. Solo domani Israele discuterà le sanzioni, e sa che la popolazione palestinese è molto preoccupata e spaventata a sua volta, anche se i leader di Hamas proclamano la loro indifferenza e ripetono frasi bellicose. Il dilemma è drammatico, e le speranze che Hamas cambi per ora non hanno nessuna base.
La comunità europea invita a evitare punizioni collettive. Shaul Mofaz, che ha incontrato ieri il responsabile per la politica estera europea Javier Solana gli ha rivelato che Hamas sta in questi giorni cercando di ottenere fondi dall’Iran e si consulta sul programma di governo. «Per noi», dice, «un governo di Hamas significha un’Autorità di assassinio e terrore. Ma non faremo passi contro la popolazione palestinese e lasceremo che l’assistenza umanitaria e gli aiuti internazionali continuino». La stessa linea di Olmert.Un nuovo coordinatore generale per le attività nei territori, Yosef Mishlav, è stato nominato capo di una squadra che presenterà ulteriori proposte.
Nel frattempo Abu Mazen cerca di mantenere il potere: molti pensano però che da oggi, la battaglia interna divamperà. Intanto, nei giorni scorsi ha fatto approvare una serie di leggi che consegnano maggior potere sia nel campo militare che in quello dell’informazione nelle sue mani di presidente.
Attualmente, nonostante il tentativo di lanciare un doppio messaggio, Hamas si caratterizza in maniera che va oltre l’estremismo. Se si guarda il suo sito web questa settimana, vi si trovano i video di due terroristi suicidi che promettono di «bere il sangue degli ebrei finchè essi... lasceranno le terre dell’Islam». Tuttavia da Londra, e all’insaputa dei protagonisti locali, a quanto essi dicono, viene dal dottor Azzam Temimi l’annuncio di una rielaborazione della carta di Hamas, che tuttavia manterrebbe l’indicazione di distruggere Israele. Verrebbero però eliminate le parti direttamente antisemite, come il richiamo ai Protocolli dei Savi di Sion, o passaggi del tipo «le pietre e gli alberi diranno: oh fedele, c’è un ebreo dietro di me, vieni e uccidilo».
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