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L'abbaglio di Rutelli e le ambiguità di Prodi
Giovedì 16 febbraio 2006
Spettabile Redazione,
 

nel corso della sua visita in Israele, il Presidente della Margherita Francesco Rutelli ai suoi interlocutori ha ripetuto che «se in Italia vincesse le elezioni il centrosinistra, il miglioramento nelle relazione bilaterali con Israele, che sicuramente c'è stato negli ultimi anni, si confermerebbe», osservando come «una delle poche cose positive che ha fatto il Governo di Silvio Berlusconi è stato migliorare i rapporti con Israele. Noi continueremo sulla linea di un rapporto molto positivo». Se tali dichiarazioni sono certamente da elogiare quali manifestazioni di un atteggiamento realistico e costruttivo in favore dei rapporti tra Italia ed Israele, molto meno convincente mi pare il gesto sbrigativo, tipico di chi cerca la pagliuzza nell’occhio altrui ignorando la trave nel proprio, con cui Rutelli ha sbrigativamente risolto la questione relativa all’odio antiebraico manifestato da esponenti dell’estrema sinistra. Alla domanda di un suo parere sulle farneticanti dichiarazioni di Marco Ferrando (Rifondazione comunista) secondo cui lo Stato di Israele sarebbe una «creatura storica artificiale» realizzata a danno dei poveri palestinesi perseguitati ingiustamente dagli sporchi sionisti, Rutelli non ha trovato niente di meglio che replicare come «nel centro destra c'è Antonio Serena che ha diffuso le videocassette con Erich Priebke. Non credo che lo tolgano dalla coalizione». Qui penso che il Presidente della Margherita stia prendendo un grosso abbaglio. Si potrebbe di primo acchito replicare che nella coalizione del centro destra, i nostalgici del fascismo hanno un peso politico assolutamente marginale, tale da non poter condizionare negativamente le future relazioni italo-israeliane, mentre la consistenza di Pdci, Rifondazione e Verdi è tale che senza il loro sostegno il Professor Prodi andrebbe dritto dritto all’opposizione, ma il punto veramente cruciale non è questo. Premesso che, a mio avviso, Berlusconi farebbe bene se rimandasse a casa la signora Mussolini con tutto il suo pacco di gente impresentabile (giacché ritengo sia meglio in tal caso perdere le elezioni che la faccia), devo aggiungere che le forze moderate dell’Unione non possono sottovalutare il problema costituito dai rappresentanti del fronte cosiddetto "antagonista". Se mi è consentito con tutto il rispetto di dissentire da ciò che afferma il Segretario dell'Associazione "Amici di Israele" Davide Romano, non mi pare sufficiente garanzia quella di escludere la candidatura dell’On. D’Alema al dicastero del Ministero degli Esteri. Supponiamo che l’Unione affidi tutti i Ministeri a politici di provata affidabilità; che succederebbe nel caso di una visita, poniamo, del Primo Ministro Ehud Olmert o del Presidente Moshe Katzav in Italia? Riceveranno il saluto da Prodi, Fassino e Rutelli, mentre Pdci, Rifondazione, Verdi e il fronte assortito di no global, anarchici e centri sociali organizzano tutt’intorno manifestazioni con cartelli del tipo "Sharon boia", "Israele uguale Hitler", "Viva la Resistenza palestinese", "Viva Arafat", oltre al consueto falò (in stile Goebbels) di bandiere israeliane? E quale sarà l’accoglienza nelle Università del nostro Paese nei confronti di rappresentanti del Governo di Gerusalemme? Davvero basterà tenere fuori D’Alema dal futuro Governo Prodi per impedire che si ripetano manifestazioni odiose come quelle di Pisa e Firenze? E qualora il Governo Prodi dovesse intraprendere misure nei confronti di Hamas per l’ostinato rifiuto di riconoscere lo Stato di Israele, siamo sicuri che al momento di andare al voto in Parlamento la sinistra antagonista non metterà il minoranza l’Esecutivo (che sarà a quel punto costretto a chiedere voti al famigerato Cavaliere Nero)? Come può ragionevolmente Rutelli dichiararsi amico di Israele e contemporaneamente accreditare un uomo come Diliberto quale alleato affidabile per governare l’Italia? Con quale coraggio si assicura il mondo politico israeliano sulla continuità della linea seguita da Berlusconi, quando il responsabile esteri del Pdci Jacopo Venier ha già sconfessato Rutelli, replicando che per il suo partito «il governo dell'Unione dovrà cambiare nel profondo la politica estera italiana verso Israele, riprendendo l'antica e saggia politica di equivicinanza con entrambi i partner essenziali per la Pace», asserzione peraltro comica quest’ultima, giacché parlare di "saggia (sic!) equivicinanza" dei comunisti italiani tra Israele e Palestina è come parlare della equidistanza di Zagarolo tra Roma e il pianeta Plutone! Se il Professor Prodi non procederà ad un chiarimento con i suoi alleati in materia di politica estera, nella convinzione che tutto faccia brodo pur di battere Berlusconi, temo in caso di vittoria dell’Unione una spiacevole incrinatura degli attuali cordiali rapporti tra Italia ed Israele. Con grave danno per la democrazia e ad esclusivo vantaggio di tiranni, assassini e terroristi. Che restano gli unici referenti dei nostalgici di Stalin e Arafat.

 

Molti cordiali saluti
Luigi Prato, Sassari

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