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La Stampa Rassegna Stampa
15.02.2006 Un patto tra i partiti contro l'antisemitisimo
intervista a Riccardo Pacifici

Testata: La Stampa
Data: 15 febbraio 2006
Pagina: 2
Autore: Francesco Grignetti
Titolo: «Pacifici: a preoccuparmi non sono solo i fascisti»

La STAMPA di giovedì 16 febbraio 2006 pubblica a pagina 2 un'intervista al vicepresidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici. Ecco il testo:

«La Mussolini nella Casa della Libertà? Non mi sorprende troppo. O meglio: non mi avrebbe sorpreso nella logica del maggioritario. Ma ora c’è il proporzionale. E quindi si potrà scegliere». Riccardo Pacifici, vicepresidente della comunità ebraica romana, ama parlar chiaro e per questo i giornalisti lo cercano volentieri. Anche questa volta non si sottrae. «Degli altri alleati della Mussolini, intendo Tilgher o Fiore, neanche voglio parlare. Ovvio quello che penso. Tutto il male possibile. Ma se permettete io allargo il discorso. Se si parla di candidature che mi preoccupano, possiamo parlare anche di quello che accade a sinistra?».
Prego. Pacifici, che cosa c’è che, al pari di questa ultradestra, la inquieta a sinistra?
«Premesso che non si possono fare paragoni e che non intendo farne, e che naturalmente non penso minimamente che si sia macchiato di pensieri o azioni terroristiche, posso dire che Oliviero Diliberto, il segretario dei Comunisti italiani, è andato a omaggiare il movimento Hezbollah in Libano? Posso dire che ho scoperto, leggendo i giornali, che il signor Hamza Piccardo, segretario dell’Ucoii, il quale ribadisce sempre le sue dichiarazioni sulla legittimità dei kamikaze che si fanno esplodere tra i civili israeliani, è in lizza per una candidatura? Ecco, è una candidatura che dovrebbe far riflettere, o no? E vogliamo parlare anche di Alì Rashid, il palestinese che fino a ieri è stato il numero due di Nemmer Hammad? Molto affabile, molto capace nella comunicazione, Rashid ha sempre sostenuto posizioni che non condivido per nulla. E’ lui che in una trasmissione radiofonica se la prese con la vostra Fiamma Nirenstein, che di colpo era diventata una “israeliana scomoda” e non più una brava giornalista italiana».
Scusi, Pacifici, ma queste sue parole che cosa sono: una par condicio degli imbarazzi?
«No, io però segnalo che per queste candidature non si scandalizza nessuno e che per la Mussolini sì. E’ persino ovvio che io mi associ alle critiche per la legittimazione che si darebbe, candidandoli in uno schieramento di sicura affidabilità come la Cdl, ai Tilgher e ai Fiore. A chi rispolvera vecchie ideologie».
Ma che fa, mi derubrica l’ultradestra a folklore?
«Niente affatto. Ma quale folklore... Io sto alle parole del nostro ministro dell’Interno, Beppe Pisanu, quando ha detto che i responsabili degli striscioni nazisti allo Stadio Olimpico erano riconducibili a Forza Nuova. Neonazisti. Altro che folklore. Lo dice Pisanu».
E quindi?
«Quindi io auspico un patto tra tutti i partiti per la democrazia e contro i revisionismi, ma anche contro i pericoli dell’antisemitismo. Contro quelli che ritengono che siano legittimi i kamikaze che si fanno esplodere tra ragazzi israeliani. O contro quelli che pensano che Israele sia un errore della storia. Comunque, come dicevo, la legge elettorale è cambiata. C’è il proporzionale. I cittadini italiani potranno scegliere chi votare. Non compete alla comunità israelitica dire chi si deve candidare e chi no. Figuriamoci. Però possiamo dire chi eventualmente apprezziamo oppure, al contrario, chi ci preoccupa. O addirittura chi propugna valori che mettono a repentaglio la nostra sicurezza o i nostri diritti. Valuteremo le singole persone e non i partiti o gli schieramenti. E poi si voterà. Voglio anche aggiungere: non esiste un voto ebraico. Noi ebrei voteremo da cittadini italiani, ciascuno con la propria testa. E comunque manteniamo la calma. E’ chiaro che in questi giorni c’è un gran sgomitare, tanti si propongono, fanno credere chissà quali contatti. Aspettiamo e vedremo».

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