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Senza senso il paragone tra le vignette danesi e il vandalismo sui cimiteri ebraici

Una lettera inviata a Famiglia Cristiana

14/02/2006

Spettabile Redazione,

con riferimento all'articolo di Beppe Del Colle pubblicato dalla Vostra rivista il 12 febbraio 2006 sotto al titolo «Noi davanti all'incendio delle vignette satiriche», vorrei esprimerVi le mie perplessità su gran parte dell'analisi che sia l'autore, sia Monsignor Ravasi, conducono. Non capisco quale sia il senso dell'accostamento vignette/vandalismo sui cimiteri ebraici. E senza pretendere che le offese agli ebrei siano più gravi, causa la Shoah, di quelle ad altri credenti. Le vignette sono state la pubblicazione di un giornale che, se reato, può essere perseguita per legge. I secondi sono di per sé atti violenti e reati riconosciuti, compiuti in gran segreto per evitare l'arresto che ne seguirebbe immediatamente - anche nel caso le tombe fossero cristiane o mussulmane.

Assolutamente incongrua mi pare la spiegazione delle violenze, delle minacce, e persino dell'omicidio di un prete, con la "suscettibilità di chi è stato toccato nei propri valori più sacri". Primo perchè c'è reazione e reazione: un cristiano dovrebbe avere prima di tutto l'esempio del Cristo sotto agli occhi (se Gandhi fosse troppo esotico...). Secondo, perché quegli emeriti delinquenti sono andati, per protesta contro un giornale, a incendiare ambasciate, minacciare tutti i cittadini danesi all'estero, ammazzare un prete italiano... scusate, cosa legava tutte queste persone e istituzioni alle vignette? Spiegarselo con l'ignoranza, o peggio, la malafede di chi pianificava la violenza attendendo un pretesto qualsiasi, non sarebbe stato un più obbiettivo attenersi ai fatti (e alla logica?). Tant'è, oggi per protestare contro la Danimarca questi individui assaltano le ambasciate... americane. Terzo e ultimo: signori, e chi vi dice che per noi, cittadini occidentali, valori (come la libertà di espressione, appunto) non religiosi possano essere cose a cui teniamo tanto, quanto per gli islamici il divieto di rappresentare il loro cosiddetto profeta?

Non pensano, i signori Del Colle e Ravasi, che quotidianamente i giornali, i libri, le trasmissioni televisive dei paesi arabi vomitano veleni antisemiti e neo (neo?) nazisti sugli ebrei come popolo, cultura e religione? E mettono spesso nel mucchio anche i cristiani? Forse ebrei e cristiani passano il tempo ad ammazzare per la strada tutti i mussulmani che circolano (e non sono pochi), invece, indisturbati?

Non pensano, i signori Del Colle e Ravasi, che voler godere dei diritti delle nostre società senza rispettarne i doveri, magari pensando di imporre con la forza, un giorno, la sharia, sia un atteggiamento inaccettabile? E non mi si dica che si tratta di pochi esaltati: quanto visto da Londra a Giakarta dovrebbe essere bastato a far cadere le ultime illusioni (dov'erano, ad esempio, i mussulmani cosiddetti "moderati"? nascosti sotto al letto?).

Parlo da ateo e da scettico, e se considero che chi stupidamente insulta ciò che per altri è oggetto di fede è, appunto, uno stupido (e un maleducato), pure voglio tener distinta la blasfemia dal codice penale. È su questa distinzione che, dall'Illuminismo ad oggi, si regge quella società che ci consente di vivere civilmente, e che la rende tanto diversa da quella delle masse intolleranti e violente.

lettera firmata


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