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La Repubblica Rassegna Stampa
14.02.2006 Antisemitismo a Milano
una cronaca e un commento

Testata: La Repubblica
Data: 14 febbraio 2006
Pagina: 1
Autore: Marco Mensurati e Stefano Rossi - Davide Romano
Titolo: «Minacce agli ebrei, torna l´allarme - Milano non è antisemita ma ci sono anomalie»

Da La REPUBBLICA di martedì 14 febbraio 2006, una cronaca di  Marco Mensurati e Stefano Rossi:

Le scritte sui muri contro gli ebrei si dividono in due categorie: quelle che vengono considerate "irrilevanti" dalle forze dell´ordine e quelle che, invece, preoccupano. Le prime sono quelle lasciate da ragazzini ignoranti e inconsapevoli sui muri delle scuole o sulle fiancate degli autobus, gesti di emulazione nemmeno qualificabili come "politici", sicuramente non minacciosi. Le seconde sono quelle fatte da gruppi organizzati, ideologizzati, provvisti di un certo potenziale intimidatorio, il cui principale tratto distintivo è quello di avere un destinatario preciso. Esattamente come quelle lasciate alcune notti fa sui muri di via Archimede, in centro, davanti alla sede della Beit Chabad, il centro culturale del «Merkos L´Inyonei Chinuch», istituzione «dedicata a rafforzare l´educazione ebraica». Le scritte erano realizzate con uno spray viola proprio a fianco all´ingresso dell´istituto: «raus juden», e come firma l´immancabile svastichetta. Ad accorgersene per primi i ragazzi che frequentano i corsi organizzati in via Archimede, di ritorno dalla sinagoga. Gli agenti della Digos, poi, si sono accorti che non era stata presa di mira solamente la sede del centro studi ma anche la palazzina vicina, quella in cui risiede il rabbino Moshe Lazar. Ed è proprio questa scoperta a preoccupare particolarmente. La scelta della scuola come obiettivo può essere stata fatta anche senza molto studio; basta passare da quelle parti al termine delle lezioni per osservare colonie di studenti vestiti in maniera inconfondibile uscire dalla porta principale. Diversa è la scelta di imbrattare i muri del rabbino: deve essere stato necessario, se non addirittura un basista, quanto meno qualche appostamento. «Episodi come questi - spiega Yasha Reibman, portavoce della comunità ebraica - offendono e colpiscono molto la fantasia. Tuttavia la cosa non ci preoccupa più di tanto: c´è la polizia che fa bene il suo lavoro e noi stiamo tranquilli». La catena di fatti, quasi tutti simili tra di loro, nella quale quest´ultimo si inserisce, è però inquietante (e basta vedere una dopo l´altra le fotografie delle scritte per rendersene conto). Il più recente è quello che ha avuto come protagonista il capogruppo dei Ds in Comune, Emanuele Fiano. Scritte nere dai soliti contenuti apparvero pochi giorni prima, sempre in via Archimede, ma stavolta sui muri della sezione dei Democratici di sinistra «Carminelli». In quei giorni Fiano si stava battendo per chiedere lo spostamento del corteo della Fiamma tricolore che alla vigilia dei giorni dedicati alla memoria della Shoah avrebbe dovuto attraversare il centro. Gli esperti in materia fanno risalire proprio a quella circostanza la recrudescenza di scritte antisemite in giro per Milano. Secondo polizia e carabinieri i protagonisti di questa nuova campagna sarebbero perlopiù ragazzini minorenni fomentati e strumentalizzati da mani consapevoli. Inutile dire che l´attenzione sia puntata sui principali luoghi di aggregazione e in primo luogo lo stadio. «Le evoluzioni politiche delle due curve milanesi sono molto preoccupanti da questo punto di vista - confida un investigatore - basti pensare alla sostituzione avvenuta su sponda rossonera della Fossa dei leoni, tradizionalmente orientata a sinistra, con il gruppo dei Guerrieri ultrà che ha forti venature neonaziste».

E il commento di Davide Romano:

Ci vediamo a scuola, davanti alla volante dei carabinieri». Una frase strana da sentire pronunciare a un qualsiasi studente. Ma è un´espressione comune di chi frequenta la scuola ebraica. E´ infatti normale per i membri della comunità fare una vita blindata. I nemici possono essere tanti. Dai fascisti ai fondamentalisti islamici, passando per le frange più estreme dei movimenti dell´ultra-sinistra. Capita spesso di vedere svastiche sui muri, e quasi non ci si fa più caso. Si vedono scritte come "sionisti assassini" e ci si domanda se sono estremisti di sinistra o fanatici islamici. Milano non è antisemita, sia ben chiaro. Ma le anomalie esistono. Nelle scuole superiori, dove i sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti raccontano la propria esperienza, succede che lo studente "fascista" (saprà poi davvero cos´è stato il fascismo?) si alzi dicendo: "sono tutte menzogne". Il "giovane nostalgico" non si rende conto che negando la Shoah rischia di passare non più per un nuovo epigono di Mussolini ma per la brutta copia del dittatore iraniano Ahmadinejad. E´ ormai lui il leader indiscusso del negazionismo, con la sua promessa di mandare gli ispettori ad Auschwitz per ottenere la propria ricostruzione dei fatti. Più spesso capita che a intervenire sia lo studente "alternativo" di turno che, in perfetta buona fede, chiede: «Perché fate ai palestinesi quello che avete subito dai nazisti?». Riesco solo a immaginare lo scoramento dei sopravvissuti che si rendono conto di come serva a poco raccontare e rivivere l´orrore, se poi salta fuori sempre quella domanda, sempre la stessa, la più stupida e nel contempo la più dolorosa. Perché rivela come chi ha ascoltato - pur definendosi antifascista - non ha capito cos´è stato il nazismo. Ma al di là dei singoli, sono convinto che la maggioranza degli studenti capisca. Ed è il motivo per cui i testimoni continuano ad andare nelle scuole. Non è un caso che il 25 aprile – anniversario della Liberazione - quando la comunità ebraica sfila in corteo, gli applausi sono pressoché unanimi (a parte i "soliti" centri sociali, con i quali peraltro resta la promessa non mantenuta di Daniele Farina di un convegno chiarificatore con la comunità ebraica). Il recente aumento delle scritte antisemite è certo un brutto segnale, anche se la comunità – "abituata" a periodiche fasi di tensione – è rassicurata dalla costante presenza delle forze dell´ordine. Questo solido rapporto di fiducia rappresenta un supporto essenziale per evitare di vivere con il timore che l´odio letto sui muri della nostra città possa tradursi in azione.

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