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La Stampa Rassegna Stampa
12.02.2006 Le grandi manovre di Hamas
nell'analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 12 febbraio 2006
Pagina: 11
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Hamas a fine mese in Russia»

Su LA STAMPA di oggi 12.2.2006 Fiamma Nirenstein racconta come Hamas si prepara a diventare partito di governo.

Ecco l'articolo:

Hamas si organizza nel suo nuovo ruolo di partito di governo. Le mosse più significative sono due: la prima è la scelta di un primo ministro tra le proprie file, dopo molte tergiversazioni. Evidentemente Hamas si sente abbastanza sicuro di sé, dopo aver soppesato per parecchi giorni la eventuale necessità di un personaggio indipendente che lo coprisse di fronte all’opinione pubblica internazionale. Il prescelto è Ismail Haniyeh, riporta il giornale Asharq Al Awsat di Londra, che è stato preferito al più duro Mahmoud al-Zahar dalla leadership all’estero guidata da Khaled Mashaal. Hanyeh ha 46 anni,è laureato all’università di Gaza nel 1987, il suo credo è riassunto nella dichiarazione «la nostra vittoria ha espresso la fiducia nella strategia politica e militare di Hamas, la gente ha detto di sì alle riforme, allo slogan “l’Islam è la risposta”, alla resistenza (ovvero agli attacchi terroristi e alla lotta armata durante questa Intifada, ndr) contro l’occupazione. Vogliamo difendere Gerualemme, il diritto al ritorno e la liberazione dei prigionieri».
La seconda decisione riguarda l’invito di Putin a Mosca. Hamas ieri ha fatto sapere non solo che accetta, ma anche che la visita potrebbe compiersi nel giro di un mese. Non solo: la delegazione, come segno di supremo interesse, potrebbe essere guidata da Khaled Mashaal, che è il capo dell’organizzazione con sede a Damasco, da dove di fatto dà ordini e tiene contatti con i governi arabi e le altre organizzazioni terroriste come gli Hezbollah, o la Jihad islamica. Mashaal è il personaggio più importante dell’organizzazione, da lui discende la linea di Hamas.
In questi giorni ha partecipato a svariate consultazioni con gli stati arabi, inclusi duri e diretti colloqui con l’Egitto che chiede, ieri, al mondo di aspettare a giudicare Hamas prima di condannarla. Di fatto Mubarak seguita a gestire la patata bollente perché è anche il suo punto di crisi. Ovvero: se l’Egitto riesce e trattare con Hamas, questo può portare dei cambiamenti nel balistico rapporto coi Fratelli Mussulmani, che hanno enormemente allargato la propria forza alle ultime elezioni egiziane fino a raggiungere 80 seggi in parlamento. E può avanzare la sua posizione come mallevadore privilegiato nei movimenti del Mediorente a cui gli Usa e il Quartetto in generale tengono tanto.
I giochi sono complessi: basta pensare che Hamas, che come dicevamo andrà presto a Mosca, è profondamente ostile al regime di Putin e si è sempre identificato con i separatisti ceceni considerandoli una parte della jihad globale. Manifesti, cd, film prodotti da Hamas mostrano profonda ammirazione e affratellamento per i leader del terrorismo ceceno Shamir Besayaev e Khattab, mentre l’esercito russo viene accusato sugli stessi documenti di attività contro la popolazione islamica della Cecenia. Ma al governo, Hamas sceglie la linea pragmatica, ed è nell’ottica di una legittimazione internazionale che intende andare a Mosca. Putin vuole probabilmente utilizzare la visita per stabilire un qualche rapporto con i ceceni; e di certo, vede Hamas come testa di ponte di un largo schieramento mediorientale che ricorda quello della Guerra Fredda intorno all’Urss.
Sullo sfondo una dichiarazione di Kofi Annan che si può intendere come una risposta alla decisione russa, seguita dalle favorevoli dichiarazioni francesi e turche, di rompere il fronte delle pressioni del Quartetto su Hamas: il segretario dell’Onu da New York ha chiesto a Hamas di abbandonare la lotta armata e di riconoscere Israele.
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