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Famiglia Cristiana Rassegna Stampa
12.02.2006 l'opinione del settimanale cattolico
su vignette e violenza fondamentalista

Testata: Famiglia Cristiana
Data: 12 febbraio 2006
Pagina: 25
Autore: Beppe Del Colle
Titolo: «Noi davanti all'incendio delle vignette satiriche»

L’articolo analizza la reazione del mondo occidentale alle violente proteste che ha suscitato nel mondo musulmano la pubblicazione di alcune vignette satiriche su Maometto proponendo alcune considerazioni certamente condivisibili.

Eppure le parole di Monsignor Ravasi, che il giornalista riporta, suscitano alcune perplessità: “ non è un problema l’umorismo in sé, ma la sua applicazione ai campi dei valori. Lo sdegno è comprensibile, come lo sarebbe per i cristiani, reagire a un attacco sarcastico a Gesù crocifisso”.

 

Ciononostante nessun cristiano ha preso d’assalto ambasciate o si è lasciato andare ad atti vandalici, distruggendo e seminando panico fra la popolazione civile quando nel corso di una trasmissione televisiva qualcuno ha definito il crocefisso un “cadaverino ripugnante” oppure quando un imam residente in Italia voleva togliere il crocefisso dalle scuole.

 

Come pure dinanzi a vignette offensive per la religione ebraica, le proteste sono state ancor più flebili: in quel caso si trattava di rispettare la “libertà di espressione”!.

 

Un atteggiamento gravemente ipocrita che ha portato al licenziamento del direttore del giornale che aveva pubblicato le vignette e  alle scuse da parte delle autorità istituzionali.

 

A questo proposito sono illuminanti le parole di Magdi Allam: “Siamo a un tornante decisivo. Se si cede sui principi fondanti della democrazia liberale, è finita”.Tutto il mondo democratico ha il dovere di tenerne conto.

 

 Ecco l'articolo:

La reazione del mondo occidentale, e in particolare quello europeo, alla violenta protesta aperta nel mondo musulmano – in Siria come in Libano e in Turchia, dove si è arrivati a uccidere un sacerdote cattolico italiano, don Andrea Santoro – per la pubblicazione di 12 vignette satiriche su Maometto, è un misto di sentimenti: rabbia, dolore, sorpresa, indignazione, sgomento, paura.

 

Su tutto, l’incapacità, o magari il ritegno, di dire fino in fondo ciò che si pensa: e cioè che noi, noi occidentali, noi europei, da secoli siamo abituati a non stupirci e non indignarci di fronte a nulla che non tocchi le nostre singole persone, i nostri interessi contingenti, magari le nostre abitudini consolidate, che ci invitano alla tolleranza. E, naturalmente, nemmeno di fronte alla satira, su tutto e su tutti, religioni comprese.

 

Ciò è bello e può anche essere considerato nobile, a patto che ci si dimentichi che la realtà e la Storia ci raccontano altro. Per esempio, che noi europei abbiamo assistito inerti al massacro di milioni di ebrei appena settant’anni fa, nel cuore dell’Europa emancipata dai razzismi di origine religiosa. Adesso non riusciamo a capacitarci di come si possano incendiare nelle capitali arabe le ambasciate europee per quelle vignette, alcune delle quali francamente stupide, e ci sfugge che allora a Berlino si organizzarono roghi antisemiti, e ancora adesso ogni tanto si deturpano cimiteri ebraici.

 

Non si scrivono queste parole per suscitare sensi di colpa da una parte, e chiudere gli occhi di fronte alla violenza altrui; ma per indurre a ragionare, per capire che cosa succede. Succede quello che alcuni storici da anni indicano come possibile: uno "scontro di civiltà" su base religiosa, che si riapra, cioè, un contenzioso di sangue fra l’Occidente cristiano e l’Oriente musulmano, ma questa volta "asimmetrico".

 

Mentre la Storia ci parla di "guerre sante" e di "crociate", adesso i "crociati" in nome di Dio non ci sono più, ma dall’altra parte alcuni (o molti, purtroppo) predicano la "guerra santa" in nome di Allah. Un conflitto "asimmetrico" anche in un altro senso: mentre secoli fa la geografia divideva Occidente e Oriente, e i confini erano difendibili, oggi vivono in Europa milioni di musulmani (duecentomila solo nella piccola Danimarca, dove è esploso lo scandalo delle vignette satiriche).

 

Si sa anche che in molti casi – persino in Italia – al servizio di quelle comunità di immigrati ci sono uomini votati al fondamentalismo religioso islamico, in rapporti più o meno stretti con i movimenti terroristici; e che inchieste giudiziarie, arresti ed espulsioni tentano di controllare quella pericolosa simbiosi, verificatasi anche a Copenaghen, a proposito delle vignette, a causa di un imam fanatico volato al Cairo ad avvertire ed eccitare chi di dovere.

 

Prima che la deriva si aggravi, domandiamoci che senso abbia il martirio di don Santoro in Turchia, cioè quale strada sia giusto imboccare, noi cristiani, in un momento in cui il futuro si annuncia tenebroso. Monsignor Ravasi ricorda, sugli esempi biblici di Giona, di Giobbe e dello stesso Gesù, che per la religione «non è un problema l’umorismo in sé, ma la sua applicazione ai campi dei valori. Lo sdegno è comprensibile, come lo sarebbe, per i cristiani, reagire a un attacco sarcastico a Gesù crocifisso».

 

Se è vero che l’Islam non è tutto portato alla violenza, il difficile non è dialogare con "quell’Islam", ma è doveroso opporci con tutta la forza della ragione a che vinca quell’altro Islam, con cui la Storia ci ha portati a convivere in casa nostra. Certi imam, tanto per cominciare, è meglio che stiano lontani.

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