Dal sito internet della FIOM, sindacato dei metalmeccanici legata alla CGIL, si può leggere la relazione introduttiva di Gianni Rinalidini, segretario generale, in vista del congresso nazionale di questa organizzazione sindacale. Tra i temi affrontati c’è anche quello del nucleare, della vittoria di Hamas del terrorismo e del fondamentalismo in generale. Tra i tanti pregiudizi e antiamericanismi troviamo una proposta curiosa su come affrontare la crisi Iraniana. Secondo il capo della FIOM, per fronteggiare la minaccia nucleare infatti dovremo ridurre i nostri strumenti militari per aumentare la nostra “autorevolezza”. Riportiamo alcune parti della relazione con dei commenti sotto
La cultura dei diritti sociali, che è propria della storia dell’Europa, non può essere sostituita dalla cultura delle opportunità che è propria degli Stati Uniti.
La cultura delle opportunità è tale se fondata sulla cultura dei diritti sociali.
Tutto ciò avviene in una situazione dove le regole internazionali di fatto non esistono più, a partire dal ruolo dell’Onu che è stato totalmente delegittimato nel corso di questi anni secondo la logica del più forte – militarmente ed economicamente – che detta le condizioni.
Esiste l’Onu se opera come vogliono gli Stati Uniti, altrimenti non esiste perché incapace di agire, di operare.
Secondo Rinaldini l’Onu è incapace di agire per colpa degli Stati Uniti, che in verità sono i principali finanziatori di questa inefficiente organizzazione. Ricordiamo comunque, che l’Onu non è mai riuscita nella storia ad essere autorevole, e le regole internazionali non sono mai state rispettate. E’ una organizzazione bloccata perché i giochi politici sono dettati dalle dittature dei paesi arabi, che cercano di contrastare il processo di democratizzazione in atto. Un esempio di inefficienza è data dallo scandalo Oil For Food, e dall’incapacità di aver impedito il genocidio avvenuto nel 1994 in Ruanda. Ricordiamo inoltre, che l’Onu in queste condizioni non saprà mai affrontare il problema del terrorismo: emblematica in questo caso la foto del segretario generale Annan che siede comodamente in conferenze che negano il diritto di Israele all’ esistenza.
In una logica di questa natura c’è un solo deterrente, che piaccia o meno, un limite che è quello costituito dal fatto che l’avversario sia forte e pericoloso militarmente ed economicamente.
È un circolo vizioso inarrestabile, il cui esito è la guerra come dato strutturale e permanente con l’industria delle armi che prolifera in tutti i paesi.
Secondo il capo della FIOM, la guerra è dovuta dagli interessi delle “industrie delle armi” che proliferano in tutti i paesi; riprende inoltre la falsa teoria del circolo vizioso, dimenticando invece che la causa principale è il terrorismo islamico che ha avuto un salto di qualità con l’ 11 settembre 2001.
Come non vedere il baratro di questa follia. Fermiamoci, fermiamoli finché siamo in tempo.
La nostra condanna del terrorismo è assoluta, non c’è giustificazione alcuna a mettere delle bombe in un autobus o in una metropolitana che costituiscono una vera barbarie.
Ma sia altrettanto chiaro che la guerra non colpisce ma favorisce le forze integraliste e fondamentaliste, che sono portatrici di una idea della società e del mondo che non ha nulla a che vedere con la storia del movimento operaio.
Il discorso è contraddittorio, contorto e controverso. I finanziamenti ad Hamas, che l’Unione Europea ha concesso e che la Fiom, attraverso il suo ufficio internazionale, vorrebbe tutt’oggi concedere favoriscono il terrorismo. La repressione, gli attacchi mirati e la barriera difensiva, contrastano invece il terrorismo.
Per noi, per la Fiom e per la Cgil, il successo elettorale di Hamas in Palestina rappresenta una sconfitta, per la semplice ragione che la lotta del popolo palestinese ha sempre rappresentato per noi la parte laica e democratica del mondo arabo.
Non si può considerare una lotta laica e democratica quella di Arafat, che ha negato fino all’ultimo la leggitimità ad esistere dello Stato d’Israele, impedendo di fatto tutti gli accordi di pace tentati dallo Stato Ebraico. Non si può considerare laica e democratica neanche per lo stesso popolo palestinese, vittima della corruzione della classe dirigente di Al Fatah.
Ma domandiamoci, e lo chiedo alla sinistra, ai democratici: noi non abbiamo alcuna responsabilità di quell’esito elettorale? Non è forse vero che la crescita delle forze fondamentaliste, come vediamo anche in questi giorni, è l’altra faccia di una politica sciagurata, due processi che si alimentano a vicenda! E le forze democratiche, pacifiste, la sinistra nel suo insieme, ha il dovere di costruire un altra proposta, un’altra idea dell’assetto mondiale altrimenti, semplicemente, non svolge alcun ruolo politico, non esiste.
Paragonare Bush a Bin Laden, e Sharon ad Hamas è stata la falsa carta da gioco attraverso la quale i pacifisti hanno demonizzato gli Stati Uniti e Israele. Vorremo inoltre sapere, di fronte al dubbio europeo se finanziare o no l’ANP governata dai terroristi di Hamas, come si schierano i “pacifisti”; si può considerare una proposta di pace il finanziamento ai gruppi terroristi?
Per questo il punto di partenza e di arrivo è il ripudio della guerra come prevede la nostra Costituzione. La riforma dell’Onu come condizione perché possa svolgere realmente un ruolo sull’assetto internazionale. La riforma dell’Onu e degli altri organismi internazionali non consiste soltanto nel superamento del diritto di veto ma nella sua democratizzazione e nella sua titolarità su tutti i paesi, compresi gli Stati Uniti. Compiere la scelta mondiale, non dico il disarmo, ma di riduzione degli strumenti militari e nucleari (già oggi posseduti da diversi paesi più o meno democratici) aumenta l’autorevolezza per chiedere ad altri paesi di non costruire armi nucleari.
Ecco la brillante proposta di Rinaldini: se ci disarmiamo, il nazista Ahmadinejad sarà lungimirante e capirà la nostra “autorevolezza”; in questo modo abbandonerà il progetto di costituire l’atomica.
Altrimenti il rischio è la fiera delle ipocrisie. Il ruolo dell’Europa può diventare decisivo se abbiamo la capacità e la volontà politica di assumerlo. Abbiamo assunto in questi anni posizioni precise come Fiom e come Cgil, contro la guerra e il terrorismo e lo ribadiamo con nettezza a partire dal ritiro delle truppe militari dall’Iraq e dall’Afghanistan.
La relazione si può consultare per intero da questo link
http://www.fiom.cgil.it/