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La Stampa Rassegna Stampa
11.02.2006 Putin e Hamas, le reazioni in Israele
L'analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 11 febbraio 2006
Pagina: 22
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israele sotto shoc, Putin vuole sdoganare Hamas»

A pag.22 della STAMPA di oggi 11.2.2006, Fiamma Nirenstein racconta le reazioni in Israele dopo che Putin ha deciso che Hamas è un partner con il quale dialogare.

Ecco l'articolo:

Israele è in stato di shock. Hamas festeggia. E tutti e due si chiedono, con diversi sentimenti: è ricominciata la guerra fredda? Vladimir Putin ha agito con la classica zampata del vecchio orso sovietico: da solo, alla ricerca di consensi di quel Medioriente che guardò all’Urss come allo «stato guida», ha invitato Hamas a Mosca. A poco vale che ieri pomeriggio abbia fatto spiegare che l’invito servirebbe a convincere Hamas a rinunciare al terrorismo. La ministra degli Esteri israeliana Tzipi Livni gli ha subito risposto: che c’entra un invito? Il concetto è semplice, c’è poco da spiegare. Ma adesso che la Francia gli è andata dietro, e anche la Turchia, la sua scelta assume un tono egemonico che va tuttavia oltre il Mediorente, e porta allo scoperto anche una parte di quell’Europa che pure dichiarò Hamas organizzazione terrorista.
La speranza di Israele che stavolta la coalizione contro Hamas fosse compatta, si infrange. Putin può oggi spaccare il Quartetto e polarizzarne una parte (europea) sulla leadership russa. Questo, almeno, è quello che spera invitando Hamas a Mosca: è passata solo una settimana dalla decisione del Quartetto di non avere a che fare con Hamas se non a patto che riconosca Israele, rinunci alla lotta armata, si attenga agli impegni di Abu Mazen. Ma Putin ha annusato il profumo dello scontro con gli Usa su un terreno consueto: la lotta che un tempo si chiamava antimperialista.
Benjamin Netanyahu, definisce la mossa di Putin «una legittimazione del terrorismo internazionale». il Ministro Meir Sheetrit l’ha chiamata «una pugnalata alla schiena». Yossi Beilin, pacifista e promotore della Carta di Ginevra, dice che non si deve negoziare con Hamas finchè esso non riconosca Israele. La ministra Tzipi Livni ha avuto la sua visita negli Stati Uniti devastata dalla scelta di Mosca. Destra, sinistra, centro, opposizione, governo, condividono tuttavia un senso di ineluttabilità: si sente nell’aria che se il fronte anti Hamas si sfalda, si prospetta uno scontro imminente e di grandi dimensioni. Lo schieramento islamista acquista valore con la legittimazione internazionale. Si fa strada un disegno di geopolitica che è al contempo vecchio e nuovo. Vecchio: perché torna agli schemi della Guerra Fredda. Nuovo perché dalla caduta dell’Urss e, più oltre, dall’11 di settembre gli scenari futuribili erano apparsi del tutto diversi.
La scelta di Putin è questa, è include anche la Siria cui la Russia ha venduto, incurante delle critiche del mondo,una notevole quantità di moderni missili. Putin si propone come l’antagonista della linea americana e dei suoi alleati europei, che rifiuta l’Iran nuclearizzato di Ahmadinejad e raccomanda a Hamas di cambiare linea, pena la sospensione degli aiuti. Hamas è per Israele l’organizzazione che ha fatto saltare per aria decine di autobus e luoghi pubblici, che afferma nella sua carta che Israele deve essere distrutto e che in questi giorni ripete rispettivamente per bocca di Khaled Mashaal e di Mahmoud Zahar che Israele deve morire, e che Hamas non fermerà gli attacchi terroristi.
Hamas sembra adesso deciso a non lascia a Fatah i ruoli di governo più importanti, come voleva fare fino a pochi giorni fa per conservare consenso e aiuto del Quartetto. Ma ora il Quartetto è spezzato. Hamas ha annunciato l’intenzione di formare sue proprie milizie armate accanto a quelle di Fatah. Anche per Hamas l’invito a Mosca è una sorpresa: alla ricerca di fondi sostitutivi rispetto all’Europa, aveva girato soprattutto per gli stati Arabi. Neppure in Egitto ha trovato simpatia: sembra che gli incontri del Cairo non siano andati bene, perché Mubarak ha consigliato con insistenza a rinunciare all’obiettivo della distruzione dello stato d’Israele, e Hamas ha risposto picche. Hamas non pensava a Putin, ma Putin ha pensato a lui e così la Francia, e Annan che chiede di dare tempo agli integralisti. Putin, nonostante la contraddizione del terrorismo ceceno, ritiene che il nuovo asse Iran, Siria, Hezbollah, Hamas, sia una carta attraente per le masse mussulmane, spendibile in un asse con la Cina. Questo potrebbe portare diritto al veto alle sanzioni contro il nucleare all’Iran.

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