Su Monaco ora arriva la propaganda un documentario fazioso
Testata: La7 Data: 10 febbraio 2006 Pagina: 0 Autore: la redazione Titolo: «Munich: Mossad's revenge»
La rete televisiva "La 7" il 9 febbraio alle 21.30, ha trasmesso un documentario intitolato "Munich: Mossad's revenge", con lo scopo evidente (e legittimo) di sfruttare il dibattito intorno al film di Spielberg (circa il quale Pezzana ha torto, secondo me. Chiusa parentesi) per accalappiare audience. Compreso l'ingenuo me. Ma qualunque siano i meriti e demeriti del film di Spielberg, quantomeno la fattura è artistica e il materiale per interpretazioni che fornisce è notevole. Il filmetto trasmesso da "La 7" invece è un documentario molto approssimativo, e lui sì pesantamente sbilanciato nel descrivere in dettaglio la brutalità di agenti del Mossad che - "DOPO che era già stata compiuta sufficiente vendetta sui campi profughi in Libano" - avrebbe ucciso gente "innocente" in giro per il mondo. Laddove per "innocenti" s'intendono personaggi come Salameh, e l'"innocenza" consisterebbe nell'assenza di certezza giudiziaria di un ruolo direttivo nella specifica strage di Monaco. Perfino la voce fuori campo L'intervista a UNA delle vedove degli atleti israeliani, scossa dagli omicidi mirati, e che dice che "avrebbe preferito vedere i terroristi catturati e processati anziché uccisi", per ovvio scrupolo morale (e per un sano calcolo politico e storiografico: vedi la scelta di processare, non assassinare, Eichmann), viene ripetuta cinque o sei volte, e presentata come lo stato d'animo della popolazione israeliana e di tutte le vedove e orfani - a TOTALE delegittimazione morale dell'operazione. Per altro verso, vengono intervistati (e mostrati, impersonati da attori) mogli e figli dei terroristi uccisi, uno dei quali noto attuale militante del Fatah, che lamentano "l'inefficacia di quell'operazione ai fini del processo di pace, anzi la sua stupidità". Notiamo che era il 1972/1973, non il 1991/1992. Sei mesi dopo la "vendetta", ci fu una guerra di aggressione contro Israele, nell'autunno 1973: il "processo di pace" era... un po' di là da venire negli anni. E le "attività del Fatah" cui accenna la voce fuori campo non erano elezioni o sassaiole: erano dirottamenti aerei. Ma nel film trasmesso dalla "7" il contesto (cioè: che fossero anni di guerra guerreggiata, oltre che di terrorismo) viene completamente omesso. Sembra che il tutto avvenga mentre si svolge Camp David (incluso il fatto che Barak viene mostrato mentre parla degli omicidi, ma anche mentre stringe la mano a Clinton). Non manca ovviamente tutto l'armamentario delle "riunioni segrete", dei "complotti di un governo parallelo", della "spietatezza senza cuore", dell'agente del Mossad che NON massacra la famiglia del dirigente palestinese presente al momento dell'attacco a Beirut, "ma avrebbe potuto farlo e comunque la moglie pensa che lo avrebbe fatto": non lo ha fatto, ma questo diventa secondario. Ha la faccia quello che non avrebbe esitato a farlo.
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