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Il Foglio Rassegna Stampa
10.02.2006 Putin rompe il fronte della fermezza verso Hamas e arma la Siria
la politica estera di Mosca cerca l'alleanza con gli stati islamici

Testata: Il Foglio
Data: 10 febbraio 2006
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Putin fa di Mosca la capitale della politica alternativa a Bush»

Dal FOGLIO di venerdì 10 febbraio 2006: 

Mosca. Ieri il presidente russo, Vladimir Putin, ha detto di voler invitare a Mosca una delegazione di Hamas e un leader del Movimento di resistenza islamica ha prontamente risposto di essere “felicissimo” della proposta, che sarà accettata con piacere. Putin, in visita in Spagna, ha avuto la premura di sottolineare che la Russia “non ha mai considerato Hamas un’organizzazione terroristica” e che “in politica bruciare i ponti è la soluzione più semplice che ci sia, ma è senza futuro” e per questo il Cremlino non ha mai avuto l’ardire di definire “terroristica” alcuna organizzazione. Putin va avanti nella sua politica estera che favorisce i rapporti con Hamas, con l’Iran e con la Siria più che rispettare le strategie della comunità internazionale, di cui la Russia fa parte, in particolare come membro del Quartetto – con America, Europa e Nazioni Unite – che porta avanti il progetto della road map. L’inviato americano per il medio oriente, David Welch, ha subito lanciato un avvertimento: “Ci aspetteremmo che in qualsiasi incontro con rappresentanti palestinesi, incluso Hamas, si enfatizzassero i principi” del disarmo e del riconoscimento di Israele. Il dipartimento di stato ha chiesto immediatamente spiegazioni al Cremlino “sulle sue reali intenzioni” con il gruppo palestinese. Putin, nell’anno in cui presiede il consesso del G8, continua a vendere armi e tecnologia militare a Iran e Siria, si pone come intermediario tra la troika europea e il governo di Teheran sul nucleare e, di fronte allo stallo diplomatico nei confronti di Hamas e del processo di pace si pone come un’alternativa al resto del mondo occidentale, ripetendo però di condividerne i fini ultimi: la pace in medioriente, la lotta al terrorismo, l’arresto della proliferazione nucleare in Iran. Nel groviglio geopolitico ha fatto irruzione l’aggressiva strategia sulle risorse energetiche messa a punto da Putin in asse con Gazprom: l’approvvigionamento europeo è sempre più a rischio, tanto che ieri anche Giulio Tremonti, ministro dell’Economia, ha detto che è necessaria una politica comune – perché la crisi energetica “è strutturale” – e sarà una priorità al vertice del G8 domani a Mosca. Anche sulle vignette di Maometto pubblicate dal danese Jyllands Posten, Putin si è distinto. Ha condannato i disegni – come hanno fatto molti altri leader – ravvedendo nel gesto una specie di provocazione, ma poi ha aggiunto che “nessuna libertà di stampa può giustificare” un tale affronto. Nel progetto di politica estera del Cremlino è ben chiaro il desiderio di assecondare il più possibile l’islam e i suoi seguaci. “La Russia è un sicuro e affidabile alleato degli stati islamici”, ha detto il ministro degli Esteri, Sergey Lavrov. “Può giocare il ruolo di mediatore di pace per evitare la contrapposizione tra l’occidente e il mondo musulmano”, ha ribadito Veniamin Popov, che si occupa nell’Amministrazione di Putin dei rapporti con la Conferenza islamica. La televisione di stato da giorni condanna la poca sensibilità di certi mass media europei nei confronti dell’islam. Quanto sia efficace il tentativo russo di tessere relazioni d’amicizia con Teheran, Damasco e Hamas ancora non è chiaro, permane una spiccata diffidenza soprattutto sul fronte iraniano, ma si delinea sempre più una linea del Cremlino che non va in sincronia con Europa e Stati Uniti, ma persegue interessi esclusivamente nazionali. L’Iran è sempre stato un vicino pericoloso per la Russia, il fanatismo del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad preoccupa il Cremlino: un recente reportage televisivo ha descritto in lungo e in largo i missili iraniani che possono raggiungere Volgogrado (ex Stalingrado), Novorosysk, Saratov e altre città. Teheran ha accelerato la costruzione della flotta del mar Caspio, una sfida al predominio russo in quell’area ricca di petrolio. Ma l’alleanza è la soluzione al momento migliore per tutti. Quindi Mosca aiuta il regime dei mullah nella costruzione dell’impianto nucleare Busher, gli vende missili, lo appoggia nel confondere le carte con l’Agenzia atomica e l’Onu. Il 16 febbraio è atteso l’incontro a Mosca tra negoziatori russi e iraniani: sul risultato di questo vertice si baserà il successivo incontro dell’Aiea, all’inizio di marzo.

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