Ecco l'Europa pavida e vile che si affretta a isolare la Danimarca
Testata: Il Foglio Data: 08 febbraio 2006 Pagina: 1 Autore: Fausto Biloslavo Titolo: «Boicotti tu, boicotto anch'io. Aziende europee non si sentono più danesi»
Dal Foglio del 8 febbraio 2006 Il boicottaggio delle merci danesi, in reazione alla pubblicazione delle vignette su Maometto, si fa sentire anche tra alcune aziende europee, che fanno a gara per dimostrare la provenienza “innocente” dei loro beni. La Nestlé ha comprato uno spazio pubblicitario su un quotidiano arabo per spiegare che i suoi prodotti di latte in polvere – Nido e Klim – non sono preparati in Danimarca né importati da questo paese. La Ferrero, con una mossa simile, ha sottolineato che il popolare cioccolato Kinder non ha nulla a che fare con Danimarca e Norvegia. Più curiosa l’iniziativa della Kuwait Danish Dairy Company, che, pur mantenendo il nome, si è separata dai partner danesi negli anni Ottanta. La società ha comprato uno spazio per dichiararsi “al cento per cento araba”. Come per le violenze, anche il boicottaggio economico è partito prima dai predicatori per poi espandersi a governi e parlamenti. Lo dimostrano le parole di Yusuf al Qaradawi, telepredicatore di al Jazeera: “Non chiediamo di bruciare le ambasciate, vogliamo che boicottino i prodotti” dei paesi rei di aver pubblicato le vignette. Lo ha seguito il direttore della moschea di al Aqsa a Gerusalemme. I prodotti danesi sono spariti dagli scaffali mediorientali: l’Arla foods perde 1,5 milioni di euro al giorno. La Novo Nordisk, azienda danese leader nel mercato dell’insulina, ha denunciato che farmacie e ospedali, soprattutto in Arabia Saudita, non vogliono più acquistare i suoi prodotti. Il ministro degli Esteri saudita, Saud al Faysal, ha detto che “l’iniziativa di boicottare i prodotti commerciali danesi è partita dal popolo e non dal governo”. L’obiettivo è evitare la sospensione dall’organizzazione mondiale del commercio (Wto), ma lo stesso ministro non ha escluso la possibilità di una presa di posizione ufficiale della Conferenza islamica per il blocco delle merci danesi. In Bahrain il Parlamento ha formato un comitato per rafforzare il boicottaggio nel mondo islamico. In Qatar la Camera di commercio ha messo al bando i contatti con delegazioni danesi o norvegesi. Negli Emirati Arabi Uniti i supermercati Carrefour hanno fatto sparire dagli scaffali i prodotti danesi. Il ministro del Commercio iraniano ha annunciato la sospensione degli scambi commerciali con la Danimarca, e l’agenzia Fras, vicina al presidente Mahmoud Ahmadinejad, ha minacciato il boicottaggio della automobili italiane. In Iraq, dove 530 soldati danesi garantiscono la sicurezza a sud, il ministro dei Trasporti, Salam al Maliki, vicino al radicale sciita Moqtada al Sadr, ha annullato i contratti firmati con Copenaghen, soprattutto nel settore marittimo. Il Parlamento giordano si è mobilitato chiedendo al governo di revocare ogni accordo in vigore con Danimarca, Norvegia e Nuova Zelanda. Il memorandum parlamentare prevede il divieto all’importazione di beni. La Camera di commercio egiziana boicotta le merci danesi e le agenzie marittime che le trasportano. Il ministro del Commercio e dell’Industria del Cairo, Rashid Mohammed, appoggia la ritorsione economica. Peter Power, portavoce del commissario europeo al Commercio, ha più volte ripetuto che, se i governi appoggiano il boicottaggio, il loro paese rischia l’espulsione dalla Wto. I politici danesi strepitano, e accusano l’Unione europea di arrendevolezza.
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