Ma Don Andrea Santoro non è stato ucciso dalla libertà d'espressione semmai da una campagna d'odio fondata su menzogne
Testata: Avvenire Data: 07 febbraio 2006 Pagina: 1 Autore: Luigi Geninazzi Titolo: «Un martire per cancellare le vignette»
Secondo Luigi Geninazzi, su AVVENIRE di martedì 7 febbraio 2006, la responsabilità della morte del sacerdote italiano Andrea Santoro sembra quasi non essere esclusivamente dell'omicida e di qaunto hanno orchestrato una campagna di incitamento alal violenza basata su terribili menzogne, ma di chi ha pubblicato le vignette incriminate dai fondamentalisti. E' un grave errore di valutazione, che dimentica, tra l'altro, le persecuzioni anticristiane da tempo in atto nel mondo islamico. Ecco il testo:
Adesso cercheranno di farlo passare per il gesto isolato di un folle o magari anche per un delitto di racket, dunque un episodio di criminalità che avrebbe un legame del tutto strumentale con il fondamentalismo, maschera grottesca di un povero squilibrato o di un killer spietato. Purtroppo si fa fatica a credere a una simile ipotesi. Temiamo piuttosto di dover vedere il marchio dell'odio e del fanatismo nel barbaro assassinio di don Andrea Santoro, compiuto al culmine di una giornata di proteste e di violenze nel mondo islamico per le caricature di Maometto apparse su alcuni giornali occidentali. Lo stesso giorno in cui il sacerdote cattolico di Trebisonda veniva ucciso a sangue freddo, a Beirut una folla inferocita metteva a ferro e fuoco il quartiere cristiano ed assaltava una chiesa. Evidentemente c'è chi vorrebbe cancellare l'inchiostro irridente se non blasfemo di alcune vignette addirittura con il sangue dei cristiani. Il che è orribile, anche perché sfugge ad ogni logica. Quel che sta avvenendo sotto i nostri occhi, per dirla con la famosa frase di Talleyrand, «è peggio di un crimine, è un errore». Che nesso esiste infatti fra il giornale di Copenaghen che ha disegnato le caricature del Profeta ed i libanesi del quartiere cristiano Ashrafieh che domenica scorsa si recavano a messa? Chi mai può sospettare la minima complicità tra un vignettista scandinavo, laico e ultra-secolarizzato, ed un sacerdote cattolico? C'è una distanza abissale fra loro, non meno grande forse di quella che esiste tra un cristiano ed un musulmano. Coloro che teorizzano lo scontro di civiltà dovrebbero riflettere su questo paradosso e chiedersi come mai la lotta tra il fondamentalismo islamico e l'Occidente laico e secolarizzato faccia sempre più vittime tra i cristiani, colpiti a morte sul fronte della libertà religiosa. < BR>Le "anime belle" della vecchia Europa scherzano sulla religione, rivendicano il diritto a «fare la caricatura di Dio» e parlano di libertà d'espressione. È in nome di questi principi di laicità che "la satira su Maometto" è dilagata negli ultimi giorni su quotidiani piccoli e grandi di mezza Europa. Una provocazione culturale, l'hanno definita orgogliosamente. In realtà una provocazione assai poco responsabile, che è servita solo a buttare olio sul fuoco della rabbia islamica. E in quest'incendio che divampa da giorni gli oltranzisti della laicità e del libero pensiero non si scottano neanche un dito, mentre a bruciare sono le vite di quei cristiani che vivono in posti di frontiera, divenuti ancora una volta segni di contraddizione. Chi dà prova di coraggio, chi testimonia il valore infinito della libertà? Il religioso che, in spirito di dialogo, vive ogni giorno la propria fede in un Paese musulmano o l'intellettuale che scherza su Maometto vantandosi di appartenere ad una cultura superiore? Forse, più che ad uno scontro, stiamo assistendo ad un vuoto di civiltà. L'Occidente, se davvero vuole reggere il durissimo confronto con l'islam, deve tornare alle sue radici, deve riscoprire parole come sacrificio e martirio senza le quali la libertà è solo una vuota pretesa. Don Andrea Santoro era andato in Turchia per essere presente in una terra che ha visto le origini del cristianesimo. Voleva bere a questa sorgente di civiltà, l'unica in grado di vincere l'odio e il fanatismo.
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