È uno straordinario monumento all’ipocrisia l’articolo di Guido Rampoldi su La Repubblica del 5 febbraio 2006. Una “puntigliosa” ricostruzione dei fatti per dimostrare che quel che dilaga in Danimarca e in Europa non è l’integralismo islamico bensì l’islamofobia. Insomma, la vera provocatrice è una destra cattiva e razzista che sta cercando ogni pretesto per buttare a mare gli immigrati islamici. Anche il tanto compianto Theo Van Gogh in definitiva era un mascalzone che – diciamo la verità – se l’è cercata. “Prima di scoprire che era più conveniente prendersela con Maometto” aveva parlato di Gesù come del pesce marcio di Nazareth e aveva parlato di un odore dolciastro nell’aria che era probabilmente dovuto agli ebrei diabetici bruciati. Non si può restare confinati nel politically correct – dice Rampoldi – ma “se la vostra famiglia fosse stata sterminata in un lager forse trovereste intollerabile che un cialtrone vi rida in faccia”. Qui la logica e il buonsenso e molte altre cose vanno a farsi benedire. Primo. Nessuno si sogna di santificare Theo Van Gogh e tantomeno questa Europa ipocrita che invoca il politically correct quando le fa comodo, lascia corso al riaccendersi del peggiore razzismo, e vellica i più luridi terroristi riempiendoli di denaro. Non siamo indulgenti con nessuno, in linea di principio. Ma quando Rampoldi dice che Van Gogh se l’era presa con ebrei e cristiani “prima di scoprire che era più conveniente prendersela con Maometto”, la spara grossa, anzi la spara proprio insopportabile. Certo. Si è visto quanto era più conveniente prendersela con Maometto! I poveri islamici offesi e indifesi a Theo Van Gogh gli hanno soltanto tagliato la gola… Ma forse ci siamo sbagliati e aspettiamo la ricostruzione della verità da parte di Rampoldi: deve essere stato qualche cristiano o qualche ebreo a spaccargli la testa e poi un povero islamico gli ha fatto da copertura squartando un po’ il cadavere: forse i macellai sono assassini? Tanto più che Rampoldi insiste nel tirare in ballo gli ebrei: “se la vostra famiglia fosse stata sterminata in un lager forse trovereste intollerabile che un cialtrone vi rida in faccia”? Sì, deve essere stato proprio un ebreo a far fuori Van Gogh, dietro mentite spoglie. Lui aveva capito che era più conveniente prendersela con Maometto, ma ormai il pasticcio l’aveva fatto sputacchiando su ebrei e cristiani, la cui lunga mano non perdona. Ricostruzione esemplare: questo, signori, è il vero giornalismo. Secondo. C’ è un piccolo dettaglio che manca nel panorama di Rampoldi. Madrid e Londra. Su per giu trecento morti, una bazzecola. Anche quelli senza dubbio giustificati dalle vignette dei giornali infami o da qualche “cialtrone”? C’è ostilità anti-islamica, dice Rampoldi. Chissa perché… Chissà chi erano quegli individui che, nella foto pubblicata da Repubblica il 4 febbraio esibivano un cartello con l’effigie del premier danese, cui un vendicatore di Maometto taglia la gola, mentre un altro gli ficca un coltello in bocca. La vera domanda che bisognerebbe porsi è che perché in Europa vi sia ostilità antiebraica nonostante nessun commando ebraico o israeliano abbia sgozzato Forattini quando ha pubblicato la famosa vignetta di Gesù che, davanti a un carro armato israeliano, diceva: “Non vorranno uccidermi un’altra volta”. Eppure, il tema del deicidio è una doppia offesa (religiosa e antisemita) agli ebrei, oppure no? Ma queste domande non interessano il giornalismo professionale. No, ci sono soltanto colpe della destra europea che vuole torturare o scacciare i poveri immigrati musulmani, che Rampoldi mette tutti nello stesso calderone, senza distinzione fra integralisti, terroristi e moderati: così si previene la nefasta guerra di civiltà. Dice Rampoldi che persino Franco Frattini parla di crescente islamofobia: Frattini “certo non un bolscevico”… Che lapsus freudiano… Perché mai dire così? Forse che i tolleranti dell’Islam in Europa sono, per eccellenza, non i democratici ma i bolscevichi? Ma certo, non ci avevamo pensato, è vero, sono quelli di “avanti compagni, cento, mille Nassiryah, Bin Laden è vivo e lotta insieme a noi”.