Sull' OPINIONE di oggi 4.2.2006 l'analisi di Dimitri Buffa che pone alcune domande in merito al presunto scandalo delle vignette presunte blasfeme. E se anche tutta la storia fosse "presunta" ?
Ecco l'articolo:
Bisogna leggere tra le righe lo scarno comunicato stampa di Kofi Annan, attuale segretario di quell’ente inutile planetario che è l’Onu, per capire come sarà possibile morire in futuro di politically correct per coloro che abitando in paesi liberi e democratici si faranno prendere dal senso di colpa per avere espresso le proprie opinioni attraverso scritti, immagini e discorsi. Eccole: “ Il Segretario Generale esprime la sua preoccupazione per la controversia nata intorno alla pubblicazione delle vignette danesi. Kofi Annan ritiene che la libertà di stampa dovrebbe sempre poter essere esercitata in modo da rispettare pienamente i diversi credo religiosi e le diverse fedi. ” Mister “Oil for food” parla con un linguaggio untuoso cui fa da pendant qui da noi quello del vero grande prete della politica italiana: Romano Prodi. Che ieri da Bruxelles, concedendosi una pausa dalla propria ossessione preferita (parlar male del Paese e del governo in carica), ha trinciato il seguente giudizio: “questo è un periodo in cui ci sono grandi sensibilità sulla convivenza tra culture e religioni diverse e sarebbe asupicabile tenerne conto. Queste caricature erano del tutto inappropriate e certamente irrispettose, e le ho trovate di cattivo gusto. Poi possiamo discutere anche sulla portata delle reazioni”. Solo dopo, però. Se Kofi Annan è sottile e usa un linguaggio ecumenico del tipo “volemose bene, non li fate incazzà a ‘sti fondamentalisti”, Prodi è peggio: è l’incarnazione dell’ “islamically correct” che provoca il suicidio di un intero paese. Sembra impersonare il ruolo dell’imbecille che guarda il dito quando questo indica la luna. Ovviamente chiunque ha tutto il diritto di sentirsi offeso da queste vignette, però non possiamo farci prendere in giro da terroristi in mala fede che si indignano a scoppio ritardato, nè dalle loro inconsapevoli quinte colonne all’Onu e nell’Unione. Basta leggersi l’articolo di Magdi Allam che tirò fuori il caso a fine gennaio: queste vignette sono state pubblicate lo scorso 30 settembre, come mai gli estremisti islamici ci hanno messo tre mesi e mezzo per incazzarsi? Non sarà che è tutto un gioco di ricatti sull’Europa ora che sono in ballo i fondi ai palestinesi dopo la vittoria dei Fratelli musulmani di Hamasalle elezioni nei Territori? Però da noi in Italia, a fronte del coraggio del nostro giornale (che solo il direttore di Radio radicale Massimo Bordin ha ritenuto bene di non sottolineare nella rassegna stampa di ieri), de “la Padania” e di “Libero”, è un coro di ipocriti distinguo che vanno da monsignor Fisichella, al commissario Ue Franco Frattini allo stesso vicepremier Fini. Tutti molto preoccupati, chi per ruolo istituzionale chi per abitudine, di toccare materia sensibile. E nessuno di loro che sospetti di essere caduto nell’ennesima trappola dell’internazionale del terrorismo islamico al mondo dei buonisti. In Europa si è indignato persino il rabbino capo di Francia, che pure con gli estremisti islamici di quel paese qualche problemino dovrebbe averlo. Specie nelle banlieu. Bisogna quindi persinolodare il coraggio laicista di un Adriano Sofri e di un Sergio Staino che, sull’Unità (cioè il giornale che negli ultimi cinque anni ha fatto intervistare un qualche leader del terrorismo in Palestina un giorno se uno no, in media) hanno avuto il coraggio di scrivere un appello a una pubblicazione collettiva di queste sfigatissime vignette in un giorno da scegliere. Ma l’unico leader onestointellettualmente ieri è stato un leghista doc, cioè proprio il ministro delle Riforme Roberto Calderoli che ha detto, papale papale, che “se la Palestina non garantisce il diritto ad esistere agli altri Stati (leggi Israele, ndr) il primo obiettivo da mettere in atto è il taglio dei finanziamenti”. Altro che questa presa in giro dell’indignazione di repertorio per le vignette sataniche! In Europa sinora l’unico governo con le palle è stato proprio quello danese che ieri, ricevendo i soliti rappresentanti islamici di professione presenti in loco ed alcuni diplomatici dello stato canaglia iraniano, non ha porto inutili scuse ufficiali. E ieri in Giordania migliaia di facinorosi erano scesi in piazza proprio per chiedere la rottura diplomatica con Copenaghen. In Italia qualche parola ragionevole, in proposito, l’hadetta anche Emma Bonino che ha ironizzato sul fatto che per una cosa del genere “debba nascere una guerra di civiltà con il mondo arabo”, invitando i suoi leader, cioè i suoi despoti, a non utilizzare questi ridicoli pretesti per aizzare la plebe con lo scopo di fare pressioni diplomatiche sull’Europa. E infatti di questo si tratta: ma quale suscettibilità, ma quale divieto di riprodurre immagini (è solo un’interpretazione del wahabismo, circoscritta alla penisola araba e non supera i 200 anni di seguito popolare, a fronte della più che millenaria storia dell’Islam), se questo nel Corano non c’è? Quello che fa rabbia di questi integralisti è proprio la spregiudicatezza con cui strumentalizzano il loro stesso testo sacro: quando si tratta di fare mettere alle donne il burqa, che Maometto neppure sapeva cosa fosse, si inventano ardite esegesi o citano gli “hadit” della sunna, cioè della tradizione, guardandosi però bene dal dire che il velo fu importato dai bizantini ortodossi duecento anni dopo la morte del Profeta; quando invece si può utilizzare la lettera decontestualizzata del Corano per pigliarsela con qualcuno o qualcosa, generalmente le donne e i più deboli nella società, oppure gli ebrei , allora ogni interpretazione è proibita. Ma chi credono di prendere in giro questi signori? Il vero problema italiano ed europeo non è l’Islam in sé come crede la Fallaci, ma “i professionisti dell’Islam”, cioè gente che vive facendo di mestiere l’Imam, non riconosciuto da qualche istituzione universitaria araba, ma semplicemente per auto nomina e per spalleggiamento attivo dei suoi accoliti. Che raccolgono la “zakat” per lui, con metodi prossimi all’estorsione, lo mettono al centro di interessi etnici e commerciali, come le macellerie halal, e infine ne fanno un referente politico per mandarlo avanti a trattare con le istituzioni locali e nazionali senza che questo signore sia stato eletto da nessuno né rappresenti altri che sé stesso e i suoi complici. Gli islamici praticanti in Italia sono quattro gatti, i bigotti ancora di meno. Però fanno un casino tremendo. E più sono estremisti più vengono interpellati sui grandi giornali o invitati in tv. Poi ci sono i convertiti che sfoggiano sempre lo zelo sospetto dei neofiti. Basta vedere il caso di Hamza Piccardo o quello di Adel Smith. Per capire.
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