Il FOGLIO di venerdì 3 febbraio 2006 pubblica a pagina 2 dell'inserto un articolo di Carlo Panella che pubblichiamo:
Come già accadde con Adolf Hitler e il nazismo, tutto è detto, tutto è scritto, tutto è fatto, il sangue è corso, gli innocenti sono stati immolati, ma la “Vecchia Europa” non vuole prenderne atto. Se si leggono uno accanto all’altro gli statuti di al Fatah e di Hamas, ci si accorge di una verità imbarazzante, di una realtà inconfutabile: la distruzione di Israele è scritta a chiare lettere dall’uno come dall’altro. Pure, è evidente che per quanto riguarda al Fatah, quantomeno quella che fa capo a Abu Mazen, lo statuto non corrisponde più alla strategia. Ma in questa stridente dissonanza sta la prima verità del voto palestinese del 25 gennaio. Nessuno – certo non Yasser Arafat, ma neanche Abu Mazen o Abu Ala – ha mai avuto la volontà e la forza per cambiare lo statuto “laico” di al Fatah, che oggi, 2006, è quello di sempre: scritto con lessico soviettista, imbevuto di jihadismo islamico, tradotto in termini politologici (“la lotta armata è una strategia non una tattica”, postulato di pretta matrice fascista), palesemente antisemita, oltre che antisionista. Altro respiro anima lo statuto di Hamas, che, con la sua misera cultura politica, tenta comunque in più passi il volo pindarico, l’afflato, l’enfasi. Respiro – con buona pace dell’onorevole Massimo D’Alema – se non nazista straordinariamente vicino al nazismo, per più ragioni. La prima – di cui la comunità internazionale farebbe bene a rendersi conto, ma dà segno di non averlo fatto – è che del nazismo ha l’identica concezione della missione storica dello sterminio degli ebrei (non degli israeliani, degli ebrei), che per Hamas è – come si sa – non soltanto teoria, ma prassi. Se si vuole comprendere perché tanti ragazzi e ragazze palestinesi si siano trasformati in bombe per maciullare donne, bambini e civili israeliani, basta leggere questi due passi dell’articolo 7 e dell’articolo 22: “L’ultimo giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra e l’albero diranno: ‘O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me, vieni e uccidilo’; ma l’albero di Gharqad non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei” (riferito da al Bukhari e da Muslim). “Ogni volta che i giudei accendono il fuoco di guerra, Allah lo spegne. Gareggiano nel seminare il disordine sulla Terra, ma Allah non ama i corruttori” (Corano 5,64). Poco importa dunque che Hamas riconosca (incrociando le dita dietro la schiena) lo stato di Israele o che trasformi le sue Brigate di terroristi in esercito regolare. In quei due passaggi c’è più del Mein Kampf, perché la “soluzione finale” viene innestata dentro un ceppo religioso secolare, salvifico, messianico, apocalittico. C’è una escatologia dell’antisemitismo, si lega la prospettiva di vita eterna allo sgozzamento dell’ultimo ebreo, si sostiene che la natura –“la roccia e l’albero” – aiuteranno il compimento della definitiva Shoah. Quei due passaggi, peraltro, ispirano da un decennio centinaia di trasmissioni televisive della emittente dell’Anp, centinaia di articoli, di cartoni animati addirittura, in cui si chiamano i musulmani allo spregio per gli ebrei “porci e scimmie”, che stranamente l’onorevole D’Alema è riuscito a non vedere nelle sue visite in Palestina. Questo odio religioso e razziale per gli ebrei naturalmente precede la parte politica, che ne è segnata: la battaglia per la terra, in sé, non esiste, è soltanto una parte della battaglia per la Fede, del jihad, e a essa è subordinata: “Non c’è soluzione al problema palestinese se non il jihad. Quanto alle iniziative e alle conferenze internazionali, sono perdite di tempo e giochi da bambini. Il popolo palestinese è troppo nobile per mettere il suo futuro, i suoi diritti e il suo destino nelle mani della vanità”. Questo perché, come spiega l’articolo 13: “Le iniziative di pace, le cosiddette iniziative pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese, contraddicono tutte le credenze del Movimento di resistenza islamico. In verità, cedere qualunque parte della Palestina (compreso Israele, ndr), equivale a cedere una parte della religione. Il nazionalismo di Hamas è parte della sua religione, e insegna ai suoi membri ad aderire alla religione e a innalzare la bandiera di Allah sulla loro patria mentre combattono il jihad”. I palestinesi che hanno votato Hamas hanno ben chiaro tutto questo, perché da anni tutti i venerdì ascoltano sermoni di ulema di Hamas nelle loro moschee e alla loro televisione. Avevano altre scelte. Potevano votare per i movimenti della sinistra palestinese, ugualmente intransigenti, ugualmente contrari alla raod map, ugualmente terroristi, ugualmente schifati dalla mafia di al Fatah. Non l’hanno fatto. Hanno votato per una piattaforma politica in cui in ballo non c’è solo il riconoscimento di Israele, ma la loro anima, come Hamas da sempre spiega. E l’anima palestinese ha scelto ancora una volta dal 1941 di schierarsi su una piattaforma politica straordinariamente simile a quella del nazismo. Questo è il problema che ha di fronte la comunità internazionale. Non dissimile a quello del 1933 tedesco.
Di seguito, estratti dello statuto di Hamas
Pubblichiamo alcuni estratti dello statuto di Hamas, gruppo terroristico vittorioso alle elezioni palestinesi. Capitolo I – Origini ideologiche Articolo 1 – La base del movimento di resistenza islamico è l’islam. Dall’islam deriva le sue idee e i suoi precetti fondamentali, nonché la visione della vita, dell’universo e dell’umanità; e giudica tutte le sue azioni secondo l’islam, ed è ispirato dall’islam a correggere tutti i suoi errori. Articolo 2 – Il Movimento di resistenza islamico è una delle branche dei Fratelli musulmani in Palestina. Il Movimento dei Fratelli musulmani è un’organizzazione mondiale, uno dei più grandi movimenti islamisti dell’era moderna. E’ caratterizzato dalla profonda comprensione, da nozioni precise e da una totale padronanza di tutti i concetti islamici in tutti i settori della vita (…). Articolo 5 – Poiché il Movimento di resistenza islamico adotta l’islam come il suo stile di vita, le sue concezioni storiche vanno indietro fino alla nascita del messaggio islamico, all’epoca dei pii antenati (salaf, ndr). Pertanto Allah è il suo scopo, il Profeta è il suo modello, il Corano è la sua Costituzione. La sua concezione dello spazio si estende ovunque i musulmani – coloro che adottano l’islam come stile di vita – vivano, in ogni luogo sulla faccia della terra. Di più: si estende fino alle profondità della terra e alle sfere più alte dei cieli. “Non hai visto a cosa Allah paragona la buona parola ? Essa è come un buon albero, la cui radice è salda e i cui rami sono nel cielo, e continuamente dà frutti, col permesso di Allah. Allah propone metafore agli uomini perché riflettano” (Corano 14, 24-25). Articolo 6 – Il Movimento di resistenza islamico è un movimento palestinese unico. Offre ad Allah la sua lealtà, deriva dall’islam il suo stile di vita e si sforza d’innalzare la bandiera di Allah su ogni metro quadrato di terra della Palestina. All’ombra dell’islam è possibile per i seguaci di tutte le religioni coesistere nella sicurezza: per le loro vite, le loro proprietà, i loro diritti. E’ quando l’islam è assente che nasce il disordine, che l’oppressione e la distruzione si scatenano e che infuriano guerre e battaglie (…). Articolo 7 – (…) Il Movimento di resistenza islamico è uno degli anelli della catena del jihad nella sua lotta contro l’invasione sionista. E’ legato all’anello rappresentato dal martire ‘Izz al Din al Qassam e dai suoi fratelli nel combattimento, i Fratelli musulmani del 1936. E la catena continua per collegarsi a un altro anello, il jihad degli sforzi dei Fratelli musulmani nella guerra del 1948, nonché le operazioni di jihad dei Fratelli musulmani nel 1968 e oltre. Benché gli anelli siano distanti l’uno dall’altro e molti ostacoli siano stati posti di fronte ai combattenti da coloro che si muovono agli ordini dei sionismo, così da rendere talora impossibile il perseguimento del jihad, il Movimento di resistenza islamico ha sempre cercato di corrispondere alle promesse di Allah, senza chiedersi quanto tempo ci sarebbe voluto. Il Profeta – le benedizioni e la pace di Allah siano con Lui – dichiarò: “L’ultimo giorno non verrà finché tutti i musulmani non combatteranno contro gli ebrei, e i musulmani non li uccideranno e fino a quando gli ebrei si nasconderanno dietro una pietra o un albero, e la pietra e l’albero diranno: ‘O musulmano, o servo di Allah, c’è un ebreo nascosto dietro di me – vieni e uccidilo’; ma l’albero di Gharqad non lo dirà, perché è l’albero degli ebrei” (riferito da al Bukhari e da Muslim). Capitolo III – Strategie e mezzi Articolo 11 – Il Movimento di resistenza islamico crede che la terra di Palestina sia un deposito legale (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare a nessuna parte di essa. Nessuno stato arabo, né tutti gli stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e i presidenti messi assieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno del Giudizio. Chi, dopo tutto, potrebbe arrogarsi il diritto di agire per conto di tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del Giudizio? Questa è la regola nella Legge islamica (sharia), e la stessa regola si applica a ogni terra che i musulmani abbiano conquistato con la forza, perché al tempo della conquista i musulmani l’hanno consacrata per tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del Giudizio. Sulla patria e sul nazionalismo Articolo 12 – Secondo il Movimento di resistenza islamico, il nazionalismo è parte legittima del suo credo religioso. Nulla è più vero e profondo del nazionalismo che combatte un jihad contro il nemico e lo affronta a viso aperto quando mette piede sulla terra dei musulmani. Questo diventa un obbligo individuale per ogni uomo e donna musulmani: alla donna è permesso combattere il nemico anche senza l’autorizzazione del nemico, e allo schiavo senza il permesso del padrone. Nulla di simile si ritroverà in alcun altro sistema; questo fatto è innegabile. Mentre altre forme di nazionalismo si basano su considerazioni materiali, umane o territoriali, il nazionalismo del Movimento di resistenza islamico accoglie in sé tutto questo, ma comporta, in più, fattori divini molto più importanti, che gli infondono spirito e vita, giacché è collegato alle origini stesse dello spirito di chi dà la vita e leva nel cielo della patria una bandiera divina che collega la terra al cielo con un legame strettissimo. Quando Mosé si presenta e leva il suo bastone, in verità la magia e i maghi sono ridotti al silenzio. “La retta via ben si distingue dall’errore. Chi dunque rifiuta l’idolo e crede in Allah, si aggrappa all’impugnatura più salda, senza rischio di cedimenti. Allah è audiente, sapiente” (Corano 2, 256). Pace, iniziative di pace e conferenze Articolo 13 – Le iniziative di pace, le cosiddette iniziative pacifiche, le conferenze internazionali per risolvere il problema palestinese contraddicono tutte le credenze del Movimento di resistenza islamico. In verità, cedere qualunque parte della Palestina (che comprende dunque il territorio che l’Onu ha invece assegnato a Israele e che Hamas considera inalienabile e indisponibile, ndr) equivale a cedere una parte della religione. Il nazionalismo del Movimento di resistenza islamico è parte della sua religione e insegna ai suoi membri ad aderire alla religione e a innalzare la bandiera di Allah sulla loro patria mentre combattono il jihad. “Allah ha il predominio dei suoi disegni ma la maggior parte degli uomini non lo sa” (Corano 12, 21). Di tanto in tanto si sente un appello per organizzare una conferenza internazionale per cercare una soluzione al problema palestinese. Alcuni accettano l’idea, altri la rifiutano per una ragione o per l’altra, domandando il rispetto di una o più condizioni come requisito per organizzare la conferenza o parteciparvi. Ma il Movimento di resistenza islamico, che conosce le parti che partecipano alle conferenze e il loro atteggiamento passato ed è presente rispetto al problema dei musulmani, non crede che queste conferenze siano capaci di rispondere alle domande o restaurare i diritti o rendere giustizia agli oppressi. Queste conferenze non sono che un mezzo per imporre il potere dei miscredenti sui territori dei musulmani. E quando mai i miscredenti hanno reso giustizia ai credenti? “Né i giudei né i nazareni saranno mai soddisfatti di te fino a quando non seguirai la loro religione. Dì: ‘E’ la guida di Allah la vera Guida’. E se acconsentirai ai loro desideri dopo che hai avuto la conoscenza, non troverai né patrono, né soccorritore contro Allah” (Corano 2, 120). Non c’è soluzione al problema palestinese se non il jihad. Le iniziative e le conferenze internazionali sono perdite di tempo e giochi da bambini. Il popolo palestinese è troppo nobile per mettere il suo futuro, i suoi diritti e il suo destino nelle mani della vanità. I tre circoli Articolo 14 – La liberazione della Palestina è legata a tre circoli : il circolo palestinese, il circolo arabo e il circolo islamico. Ciascuno ha un ruolo da giocare nella lotta contro il sionismo e ha specifici doveri da compiere. E’ un grave errore e un terribile atto di ignoranza dimenticare uno di questi circoli, perché la Palestina è terra islamica dove la prima qibla (luogo verso cui si volge la preghiera: la Mecca dopo le battaglie di Maometto contro gli ebrei della Medina, ndr) e il terzo santuario più santo (la moschea di al Aqsa) sono situati, così come il luogo in cui il Profeta – possano le benedizioni e la pace di Allah rimanere con Lui – ascese al Cielo. “Gloria a Colui che di notte trasportò il Suo servo dalla Santa Moschea alla Mosche remota di cui benedicemmo i dintorni, per mostrargli qualcuno dei Nostri segni. Egli è Colui che tutto ascolta e tutto osserva” (Corano 17,1). Considerando questa situazione, la liberazione della Palestina è un dovere individuale, obbligatorio per ciascun musulmano, dovunque si trovi. E’ su queste basi che il problema della Palestina deve essere visto e ogni musulmano deve saperlo. Quando il problema è affrontato su questa base, quando tutte le potenzialità dei tre circoli sono mobilitate, allora le circostanze presenti possono cambiare, e il giorno della liberazione si avvicina. “Voi mettete nei loro cuori più terrore che Allah stesso, perché è invero gente che non capisce” (Corano 59,13). I poteri che sostengono il nemico Articolo 22 – Il nemico ha programmato per lungo tempo quanto poi è riuscito a compiere, tenendo conto di tutti gli elementi che hanno storicamente determinato il corso degli eventi. Ha accumulato una enorme ricchezza materiale, fonte di influenza, che ha consacrato a realizzare il suo sogno. Con questo denaro ha preso il controllo dei mezzi di comunicazione del mondo, per esempio le agenzie di stampa, i grandi giornali, le case editrici e le catene radio-televisive. Con questo denaro ha fatto scoppiare rivoluzioni in varie parti del mondo, con lo scopo di soddisfare i suoi interessi e trarre altre forme di profitto. Questi nostri nemici erano dietro la Rivoluzione francese e la Rivoluzione russa e molte rivoluzioni di cui abbiamo sentito parlare, di qua e di là nel mondo. E’ con il denaro che hanno formato organizzazioni segrete per distruggere la società e promuovere gli interessi sionisti. Queste organizzazioni sono la massoneria, il Rotary club, i Lions Club, il B’nai B’rith e altre. Sono tutte organizzazioni distruttive dedite allo spionaggio. Con il denaro il nemico ha preso il controllo degli Stati imperialisti e li ha persuasi a colonizzare molti paesi per sfruttare le loro risorse e diffondervi la corruzione. A proposito delle guerre locali e mondiali, tutti sanno che i nostri nemici hanno organizzato la Prima guerra mondiale per distruggere il califfato islamico. Il nemico ne ha approfittato e ha preso il controllo di molte fonti di ricchezza; ha ottenuto la Dichiarazione Balfour e ha fondato la Società delle nazioni come strumento per dominare il mondo. Gli stessi nemici hanno organizzato la Seconda guerra mondiale, nella quale sono diventati favolosamente ricchi, grazie al commercio delle armi e del materiale bellico e si sono preparati a fondare il loro stato. Hanno ordinato che fosse formata l’organizzazione delle Nazioni Unite, con il Consiglio di sicurezza all’interno di tale organizzazione, per mezzo della quale dominano il mondo. Nessuna guerra è mai scoppiata senza che si trovassero le loro impronte digitali. “Ogni volta che i giudei accendono il fuoco di guerra, Allah lo spegne. Gareggiano nel seminare il disordine sulla Terra, ma Allah non ama i corruttori” (Corano 5,64). I poteri imperialisti sia nell’ovest capitalistico sia nell’est comunista sostengono il nemico con tutta la loro forza, in termini materiali e umani, alternandosi in questo ruolo. Quando l’islam si risveglia, le forze della miscredenza si uniscono per combatterlo, perché la nazione dei miscredenti è una. “O voi che credete, non sceglietevi confidenti al di fuori dei vostri, farebbero di tutto per farvi perdere. Desidererebbero la vostra rovina; l’odio esce dalle loro bocche, ma quel che i loro petti secerne è ancora peggio. Ecco che vi manifestiamo segni, se potete comprenderli” (Corano 3,118). Non è invano che il verso precedente finisca con le parole di Allah “se potete comprenderli”.tradimento”. L’Olp Articolo 27 – L’Organizzazione per la liberazione della Palestina (Olp) ci è più vicina di ogni altra organizzazione: comprende i nostri padri, fratelli, parenti e amici. Come potrebbe un buon musulmano respingere suo padre, suo fratello, il suo parente o il suo amico? La nostra patria è una, la nostra tragedia è una, il nostro destino è uno, il nemico è comune. A causa delle circostanze in cui è avvenuta la formazione dell’Olp e la confusione ideologica che prevale nel mondo arabo a causa dell’invasione ideologica che lo ha colpito dopo le Crociate e che è proseguita con l’orientalismo, il lavoro dei missionari e l’imperialismo, l’Olp ha adottato l’idea di uno stato laico, ed ecco quello che ne pensiamo. L’ideologia laica è diametralmente opposta al pensiero religioso. Il pensiero è la base per tutte le posizioni, i modi di comportamento e le decisioni. Pertanto, nonostante il nostro rispetto per l’Olp e senza sottovalutare il suo ruolo nel conflitto arabo- israeliano, ci rifiutiamo di servirci del pensiero laico per il presente e per il futuro della Palestina, la cui natura è islamica. La natura islamica della questione palestinese è parte integrante della nostra religione, e chi trascura una parte integrante della sua religione certamente è perduto. “Chi altri avrà dunque in odio la religione di Abramo, se non colui che coltiva la stoltezza nell’animo suo?” (Corano 2, 130). Quando l’Olp avrà adottato l’islam come suo sistema di vita, diventeremo i suoi soldati e la legna per i suoi fuochi che bruceranno i nemici. Fino a quando questo non avvenga la posizione del Movimento di resistenza islamico rispetto all’Olp è quella di un figlio di fronte al padre, di un fratello di fronte al fratello, di un parente di fronte al parente che soffre per il dolore dell’altro quando una spina gli si è conficcata addosso, che sostiene l’altro nella sua lotta con il nemico e gli augura di essere ben guidato e giusto. I fratelli, i fratelli! Colui che non ha fratello è come chi va in battaglia senza armi. Un cugino per un uomo svolge il ruolo delle migliori ali, e forse il falco si leva in volo senza ali? Gli stati e governi arabi e islamici Articolo 28 – L’invasione sionista è veramente malvagia. Non esita a prendere ogni strada e a ricorrere ai mezzi più disonorevoli e ripugnanti per compiere i suoi desideri. Nelle sue attività di infiltrazione e spionistiche, si affida ampiamente alle organizzazioni clandestine che ha fondato, come la massoneria, il Rotary Club e i Lions Club, e altri gruppi spionistici. Tutte queste organizzazioni, siano segrete o aperte, operano nell’interesse del sionismo e sotto la sua direzione. Il loro scopo è demolire la società, distruggere i valori, violentare le coscienze, sconfiggere le virtù, e porre nel nulla l’islam. Sostengono il traffico di droga e di alcool di tutti i tipi per facilitare la loro opera di controllo e di espansione. Ai paesi arabi che confinano con Israele chiediamo di aprire i loro confini ai combattenti, ai figli dei popoli arabi e islamici, per permettere loro di svolgere il loro ruolo, e di unire i loro sforzi a quelli dei loro fratelli, i fratelli musulmani della Palestina. Come minimo, gli altri Stati arabi e islamici devono aiutare i combattenti concedendo loro libertà di movimento. Non dobbiamo mancare di ricordare a ogni musulmano che, quando gli ebrei hanno conquistato la nobile Gerusalemme nel 1967, di fronte alle porte della benedetta moschea di al Aqsa, gridavano con gioia: “Muhammad è morto, e ha lasciato dietro di sé solo donnicciole”. Israele, in quanto stato ebraico, e i suoi ebrei sfidano l’islam e tutti i musulmani. “Così gli occhi dei codardi non dormono”. Il tentativo d’isolare il popolo palestinese Articolo 32 – Il sionismo mondiale e le forze imperialiste hanno tentato, attraverso astute manovre e un’attenta programmazione, di rimuovere gli stati arabi, uno dopo l’altro, dal circolo del conflitto con il sionismo, così da trovarsi di fronte al popolo palestinese da solo. L’Egitto è già stato rimosso dal circolo del conflitto, attraverso gli accordi traditori di Camp David, e ha cercato di trascinare gli altri stati arabi in accordi simili, per rimuovere anche loro dal circolo del conflitto. Il Movimento chiama i popoli arabi e islamici a fare uno sforzo serio e incessante per prevenire la realizzazione di questo orribile piano e per rendere le masse consapevoli del pericolo di ritirarsi dal circolo del conflitto con il sionismo. Oggi si tratta della Palestina, domani di uno o più altri paesi. Perché lo schema sionista non ha limiti, e dopo la Palestina cercherà di espandersi dal Nilo all’Eufrate. Quando avrà digerito la regione di cui si è cibato, guarderà avanti verso un’ulteriore espansione, e così via. Questo è il piano delineato nei Protocolli degli Anziani di Sion, e il comportamento presente del sionismo costituisce la migliore testimonianza di quanto era stato affermato in quel documento. Abbandonare il circolo del conflitto con il sionismo è alto tradimento e risulterà in una maledizione sul colpevole. “Chi in quel giorno volgerà loro le spalle – eccetto il caso di stratagemma per (meglio) combattere o per raggiungere un altro gruppo – incorrerà nella collera di Allah e il suo rifugio sarà l’Inferno. Qual triste rifugio!” (Corano 8,16). Dobbiamo mettere insieme le nostre forze per affrontare questa invasione malvagia, nazista e tartara. Altrimenti perderemo le nostre patrie, gli abitanti perderanno le case, la corruzione si diffonderà sulla terra, tutti i valori religiosi saranno distrutti. Che ognuno sappia che ne sarà responsabile di fronte ad Allah. “Chi avrà fatto (anche solo) il peso di un atomo di bene lo vedrà, e chi avrà fatto (anche solo) il peso di un atomo di male lo vedrà” (Corano 99,7-8). All’interno del circolo del conflitto con il sionismo, il Movimento si considera la punta di lancia o l’avanguardia. Si unisce a tutti coloro che sono attivi nell’arena palestinese. Ciò che rimane da fare è un’azione continua da parte dei popoli arabi e islamici e delle organizzazioni islamiche nel mondo arabo e musulmano, perché sono queste a essere meglio preparate per la prossima fase della lotta contro gli ebrei, i mercanti di guerre. “Abbiamo destato tra loro odio e inimicizia fino al giorno della resurrezione. Ogni volta che (gli ebrei) accendono un fuoco di guerra, Allah lo spegne. Gareggiano nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i corruttori” (Corano 5,64). combattenti concedendo loro libertà di movimento. Non dobbiamo mancare di ricordare a ogni musulmano che, quando gli ebrei hanno conquistato la nobile Gerusalemme nel 1967, di fronte alle porte della benedetta moschea di al Aqsa, gridavano con gioia: “Muhammad è morto, e ha lasciato dietro di sé solo donnicciole”. Israele, in quanto stato ebraico, e i suoi ebrei sfidano l’islam e tutti i musulmani. “Così gli occhi dei codardi non dormono”. Il tentativo d’isolare il popolo palestinese Articolo 32 – Il sionismo mondiale e le forze imperialiste hanno tentato, attraverso astute manovre e un’attenta programmazione, di rimuovere gli stati arabi, uno dopo l’altro, dal circolo del conflitto con il sionismo, così da trovarsi di fronte al popolo palestinese da solo. L’Egitto è già stato rimosso dal circolo del conflitto, attraverso gli accordi traditori di Camp David, e ha cercato di trascinare gli altri stati arabi in accordi simili, per rimuovere anche loro dal circolo del conflitto. Il Movimento chiama i popoli arabi e islamici a fare uno sforzo serio e incessante per prevenire la realizzazione di questo orribile piano e per rendere le masse consapevoli del pericolo di ritirarsi dal circolo del conflitto con il sionismo. Oggi si tratta della Palestina, domani di uno o più altri paesi. Perché lo schema sionista non ha limiti, e dopo la Palestina cercherà di espandersi dal Nilo all’Eufrate. Quando avrà digerito la regione di cui si è cibato, guarderà avanti verso un’ulteriore espansione, e così via. Questo è il piano delineato nei Protocolli degli Anziani di Sion, e il comportamento presente del sionismo costituisce la migliore testimonianza di quanto era stato affermato in quel documento. Abbandonare il circolo del conflitto con il sionismo è alto tradimento e risulterà in una maledizione sul colpevole. “Chi in quel giorno volgerà loro le spalle – eccetto il caso di stratagemma per (meglio) combattere o per raggiungere un altro gruppo – incorrerà nella collera di Allah e il suo rifugio sarà l’Inferno. Qual triste rifugio!” (Corano 8,16). Dobbiamo mettere insieme le nostre forze per affrontare questa invasione malvagia, nazista e tartara. Altrimenti perderemo le nostre patrie, gli abitanti perderanno le case, la corruzione si diffonderà sulla terra, tutti i valori religiosi saranno distrutti. Che ognuno sappia che ne sarà responsabile di fronte ad Allah. “Chi avrà fatto (anche solo) il peso di un atomo di bene lo vedrà, e chi avrà fatto (anche solo) il peso di un atomo di male lo vedrà” (Corano 99,7-8). All’interno del circolo del conflitto con il sionismo, il Movimento si considera la punta di lancia o l’avanguardia. Si unisce a tutti coloro che sono attivi nell’arena palestinese. Ciò che rimane da fare è un’azione continua da parte dei popoli arabi e islamici e delle organizzazioni islamiche nel mondo arabo e musulmano, perché sono queste a essere meglio preparate per la prossima fase della lotta contro gli ebrei, i mercanti di guerre. “Abbiamo destato tra loro odio e inimicizia fino al giorno della resurrezione. Ogni volta che (gli ebrei) accendono un fuoco di guerra, Allah lo spegne. Gareggiano nel seminare disordine sulla terra, ma Allah non ama i corruttori” (Corano 5,64).
E di quello di Al Fatah:
Pubblichiamo il primo capitolo dello statuto di Fatah, partito del presidente dell’Anp, Abu Mazen, uscito sconfitto dalle elezioni palestinesi. Capitolo primo – Principi, scopi, metodi Principi essenziali del Movimento
Articolo 1 – La Palestina è parte del mondo arabo, i palestinesi sono parte della Nazione araba e la loro battaglia è parte della battaglia della Nazione araba. Articolo 2 – Il popolo palestinese ha un’identità indipendente. Il popolo palestinese è la sola autorità che decide per il suo proprio destino e ha completa sovranità su tutta la sua terra. Articolo 3 – La rivoluzione palestinese svolge il ruolo cruciale nella liberazione della Palestina. Articolo 4 – La lotta palestinese è parte della lotta mondiale contro il sionismo, il colonialismo e l’imperialismo internazionale.Articolo 5 – Liberare la Palestina è obbligo nazionale che necessita di supporto materiale e umano da parte della Nazione araba. Articolo 6 – Sono illegali e rigettati tutti i progetti, gli accordi e le risoluzioni delle Nazioni Unite o gli accordi individuali che minano i diritti del popolo palestinese sulla sua patria. Articolo 7 – Il movimento sionista è razzista, colonialista e aggressivo nella sua ideologia, nei suoi fini, nella sua organizzazione e nei suoi metodi. Articolo 8 – L’esistenza dello stato di Israele in Palestina rappresenta un’invasione sionista con il carattere di espansionismo coloniale; lo stato di Israele è il naturale alleato del colonialismo e dell’imperialismo internazionale. Articolo 9 – La liberazione della Palestina e la protezione dei Luoghi Santi è un dovere degli arabi e un loro obbligo sotto il profilo umano e religioso. Articolo 10 – Il movimento di Liberazione nazionale della Palestina al Fatah è un movimento rivoluzionario indipendente e rappresenta l’avanguardia rivoluzionaria del popolo palestinese. Articolo 11 – Le masse popolari che partecipano alla rivoluzione e alla liberazione della Palestina sono le proprietarie della sua terra. Scopi Articolo 12 – Il fine di al Fatah è la completa liberazione della Palestina e lo sradicamento della attività economica, politica, militare e culturale del sionismo. Articolo 13 – Istituzione di uno stato indipendente e democratico con completa sovranità su tutto il territorio della Palestina, con Gerusalemme, e protezione dei diritti legali dei cittadini, senza alcuna discriminazione di razza o di religione. Articolo 14 – Costituzione di una società progressista che garantisca i diritti del popolo e le sue libertà civili. Articolo 15 – Attiva partecipazione nel raggiungimento degli scopi della Nazione araba, nella liberazione e nella costruzione di una società araba unita, indipendente e progressista. Articolo 16 – Appoggio a tutti i popoli oppressi, nella loro lotta di liberazione e autodeterminazione, allo scopo di costruire una giusta pace internazionale. Metodi Articolo 17 – La rivoluzione armata è il metodo inevitabile per liberare la Palestina. Articolo 18 – Corrispondenza totale tra il popolo palestinese e la Nazione araba quale alleato nella lotta e realizzazione dell’interazione completa tra Nazione araba e popolo palestinese per coinvolgere il popolo arabo in un fronte unito arabo di lotta. Articolo 19 – La lotta armata è una strategia e non una tattica, la rivoluzione armata del popolo arabo palestinese è un elemento decisivo nella lotta per eliminare l’esistenza del sionismo; questo combattimento non cesserà sino a quando lo stato sionista non sarà demolito e la Palestina non sarà completamente liberata. Articolo 20 – Definizione di accordi reciproci con tutte le forze nazionali che partecipano alla lotta armata per costruire l’unità nazionale. Articolo 21 – Affermazione della natura rivoluzionaria dell’identità palestinese a livello internazionale senza contraddire l’indispensabile unità tra la nazione araba e il popolo palestinese. Articolo 22 – Opposizione a ogni soluzione politica offerta come alternativa alla demolizione dell’occupazione sionista in Palestina, così come a ogni progetto inteso a liquidare il caso palestinese o a imporre un mandato internazionale sul suo popolo. Articolo 23 – Mantenere rapporti con i paesi arabi per sviluppare gli aspetti positivi delle loro scelte e costruire le condizioni per cui la lotta armata non sia influenzata negativamente. Articolo 24 – Mantenere relazioni con tutte le forze liberali che appoggino la nostra giusta battaglia, allo scopo di resistere insieme al sionismo e all’imperialismo. Articolo 25 – Convincere i paesi interessati nel mondo a prevenire l’immigrazione ebraica in Palestina, come metodo per risolverne il problema. Articolo 26 – Evitare che il caso palestinese interferisca in tutti i problemi arabi o internazionali e fare in modo che la questione palestinese venga considerata al di sopra di ogni conflitto. Articolo 27 – Al Fatah non interferisce con gli affari interni dei paesi arabi e non tollera interferenze o ostruzionismo verso la propria lotta da parte di chiunque.
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