Plauso ad André Glucksmann per le parole sulle caricature incriminate dai fondamentalisti:
«Tutti i giornali dovrebbero pubblicare le caricature del quotidiano danese, quelli che non l'hanno fatto e che si proclamano laici in realtà sono dei vigliacchi. La vera empietà è sgozzare un ostaggio davanti a una cinepresa o farsi saltare in aria mormorando il nome di Maometto»: André Glucksmann, il filosofo che ha contribuito a far cadere il comunismo dal piedestallo e oggi si batte, libro dopo libro, contro il nichilismo che minaccia l'Occidente, non nasconde la sua appassionata indignazione. E avverte che il fanatismo si alimenta proprio con le capitolazioni dei laici.
Nella vicenda delle caricature di Maometto c'è una domanda generale che sintetizza il problema: tutti coloro che non sono musulmani sono tenuti a conformarsi ai divieti di quella religione?
«In Francia e in Europa fino a nuovo avviso si vive in base alla legge e queste leggi non sono quelle della ''sharia''. Di conseguenza la legge nelle democrazie consiste nel rispettare prima di tutto la libertà di espressione e in particolare la libertà di espressione dei giornali. Dunque fino a nuovo ordine non siamo soggetti alla legge islamica e non dobbiamo sottometterci. Io trovo perfettamente legittimo che dei caricaturisti esercitino il loro talento. Se nella stampa qualcuno ritiene che ci sia una violazione delle leggi del paese, le leggi dico, non la sharia, ha tutti i diritti di rivolgersi ai tribunali per far condannare il giornale e il caricaturista. In nessun caso si può chiedere a un governo, a un giornale di vietare preventivamente, non c'è un diritto di censura nè per le autorità religiose nè per le autorità politiche, In una democrazia non c'è nessuna censura preventiva».
Si ripropone di fronte alle reazioni violente del mondo musulmano l'antica domanda se esista davvero un islam moderato, illuminista, tollerante, aperto al mondo esterno...
«Voglio proporre un esempio di una posizione tollerante: ''Shihane'', un giornale di Amman in Giordania. Ha scritto che l'offesa più grande non si riferisce alla caricatura ma ad altre due cose. Da una parte quando un kamikaze si fa saltare durante una cerimonia di matrimonio richiamandosi a Maometto e questo è un insulto alla religione molto più grave di qualsiasi caricatura. E ancora, quando dei sequestratori uccidono i loro ostaggi facendosi filmare da una cinepresa per diffondere le cassette sulla rete televisiva Al Jazeera. E questo è un insulto enorme alla religione che professano. Sono d'accordo con questa opinione che definisco giustificata».
Ma in Francia, il paese in cui la laicità è un colonna portante della Repubblica, un direttore di giornale è stato licenziato in tronco per aver pubblicato quelle vignette...
«E' un diritto del direttore di licenziare il proprio redattore capo anche se nel farlo si copre di ridicolo. Quello che depreco semmai è che la Francia paese della laicità, è vero, sia anche ogni tanto il paese della vigliaccheria. Ci sono esempi storici enormi a questo proposito. Devo notate che c'è un solo giornale «France soir» che ha pubblicato queste caricature mentre negli altri paesi ci sono numerosi giornali che lo hanno fatto come La Stampa, con cui mi congratulo, il Corriere, Die Welt e altri. Non è un problema di censura, ma di vigliaccheria»
Altri esempi di questa viltà?
«Nel passato ci sono alcune considerazioni dell'attuale ministro degli Esteri che diceva che gli ostaggi francesi in Iraq erano il frutto di un errore di giudizio da parte dei rapitori vista la politica che la Francia sviluppava sull'Iraq. E questo voleva dire che non c'erano errori di giudizio se gli ostaggi fossero stati italiani americani, inglesi. E questo trovo sia assolutamente scandaloso. La presa di ostaggi in quanto tale è un crimine, come la censura preventiva dei giornali è un attacco alla libertà e nulla la può giustificare».
Ci sono molti, come il presidente egiziano Mubarak, che sostengono che la pubblicazione delle caricature è un errore perchè offre argomenti e pretesti ai fanatici, ai terroristi.
«Potrei rispondere al presidente Mubarak che è il cedere di fronte alle manifestazioni di fanatismo che fa il gioco dei fanatici e che il signor Mubarak farebbe meglio a spiegare ai suoi fanatici i benefici della libertà di stampa».
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