Dal Foglio del 2 febbraio 2006:
Milano. Ci sono ancora una volta i neoconservatori dietro la nuova “big idea” di George W. Bush che lega sicurezza nazionale e approvvigionamento energetico. Nel discorso sullo stato dell’Unione, come anticipato ieri, il presidente ha annunciato un progetto di legge, l’Advanced Energy Initiative, per porre fine alla dipendenza americana dal petrolio mediorientale entro i prossimi venti anni. Non è un tema nuovo. Anche nella campagna elettorale del 2004 se ne è parlato a lungo, per merito di John Kerry. La novità sta nella soluzione offerta da Bush, influenzata da un minuscolo centro studi neocon nato nel 2005 con questo obiettivo: Set America Free, liberare l’America dal petrolio prodotto dai regimi mediorientali.
L’Amministrazione Bush è oil-oriented, sicché fin qui aveva cercato di risolvere l’emergenza cercando di produrre più petrolio. Bush aveva proposto di trivellare l’Alaska e di esplorare le Montagne Rocciose. Ma non se ne è fatto niente. Martedì ha presentato una soluzione alternativa: “Uscire da questa dipendenza attraverso la tecnologia”. Il progetto prevede l’incremento dei fondi per la ricerca con l’obiettivo di cambiare il modo di alimentare le case e gli uffici americani.
Ma il punto potenzialmente più rivoluzionario è un altro: la riconversione dell’industria automobilistica. Bush non ha usato esattamente queste parole, è stato più cauto, ma ha annunciato investimenti per migliorare l’efficienza di nuovi carburanti e delle macchine elettriche e ibride già esistenti in commercio, in modo da riuscire “a sostituire la nostra importazione di petrolio dal medio oriente del 75 per cento entro il 2025”. Bush non ha detto altro, ma il piano rispecchia quello presentato dal centro studi Set America Free (e di cui Il Foglio ha scritto nel marzo scorso). I due animatori del think tank sono James Woolsey e Frank J. Gaffney, entrambi membri di quel Project for a New American Century che a partire dal 1998 ha chiesto il cambio di regime a Baghdad. Woolsey è stato direttore della Cia negli anni di Clinton, mentre Gaffney è stato, con Richard Perle, Paul Wolfowitz ed Elliot Abrams, uno degli assistenti del senatore democratico, ma neoconservatore, Henry “Scoop” Jackson. Woolsey e Gaffney soltanto una settimana fa hanno scritto due editoriali, uno sul Financial Times e l’altro sul Washington Times, proprio per chiedere a Bush di annunciare nello Stato dell’Unione la campagna per porre fine alla dipendenza dal petrolio mediorientale.
Verde conservatore
Questo gruppo di neocon verdi vuole rivoluzionare il settore dei trasporti, usando tecnologie esistenti e alternative a quelle petrolifere. L’America, spiegano i neo-ecol, consuma un quarto delle riserve petrolifere mondiali, dispone soltanto del 3 per cento delle risorse, è costretta a importare più del 60 per cento del fabbisogno e la sua dipendenza dal medio oriente cresce di anno in anno, specie con l’aumento della domanda cinese e indiana. Le iniziative volte a ridurre i consumi, a diversificare le fonti e a migliorare le riserve sono state neutralizzate proprio dalla crescita della domanda. Non è soltanto una questione economica o ambientalista. E’ una questione di sicurezza nazionale. Oggi, a causa di questa dipendenza, l’America finanzia entrambi i fronti della guerra al terrorismo, perché è costretta a comprare il petrolio dagli stessi regimi islamofascisti da cui prova a difendersi.
Il progetto di riconversione del settore automobilistico costerebbe 12 miliardi di dollari nei prossimi 4 anni (4 miliardi di incentivi alle aziende per coprire metà dei maggiori costi di produzione, 2 miliardi ai consumatori per comprarle, 1 miliardo per ammodernare i distributori di benzina e 3 per costruire 25 piattaforme per dimostrare la fattibilità della capacità produttiva). Il piano consiste nel processo di sostituzione delle attuali automobili con vetture dai motori di tipo ibrido, metà elettrico metà a benzina, come quelli montati sulla Toyota Prius, sulla Fiat Multipla e su altre automobili. Queste vetture consumano un litro di benzina ogni 21 chilometri e possono essere caricate anche come un computer portatile o un cellulare. Se a questa tecnologia ibrida si aggiungesse il “carburante flessibile” che già consente la circolazione di auto con un mix di benzina, etanolo e metanolo, le strade sarebbero piene di vetture che consumano un solo litro di carburante ogni 212 chilometri. Se entro il 2025 tutte le auto fossero di questo tipo, gli Stati Uniti potrebbero ridurre dell’80 per cento l’importazione di petrolio dai regimi dell’asse del male.
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