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La Stampa Rassegna Stampa
01.02.2006 Il deferimento dell'Iran all'Onu
segna la nascita di un alleanza contro la proliferazione nucleare

Testata: La Stampa
Data: 01 febbraio 2006
Pagina: 1
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Il superclub delle grandi potenze»

Un editoriale di Maurizio Molinari dalla prima pagina de La STAMPA:

L’ACCORDO di Londra sul deferimento dell'Iran al Consiglio di Sicurezza dell'Onu segna la nascita di un'alleanza fra le maggiori potenze del Pianeta accomunate dai timori della proliferazione nucleare nell'età della guerra al terrorismo. A quasi 34 mesi dal rovesciamento di Saddam le divisioni sulla guerra in Iraq fra Usa, Ue, Russia e Cina lasciano il posto alla necessità di impedire che Stati sospettati di legami con il terrorismo come l'Iran possano entrare in possesso di ordigni nucleari. Se il 16 gennaio i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza (Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia e Cina) più la Germania si erano uniti nel chiedere a Teheran di bloccare l'arricchimento dell'uranio, due settimane dopo hanno compiuto un nuovo passo dicendosi a favore della gestione del caso-Iran non più da parte dell'Agenzia atomica ma dell'Onu.
La simultaneità nella capitale britannica fra l'intesa sull'Iran e quella raggiunta nel Quartetto (Usa, Ue, Onu e Russia) sulla richiesta ad Hamas di rinunciare al terrorismo ed accettare Israele aggiunge un altro elemento all'alleanza: la volontà di spingere i popoli arabi e musulmani lontano dal fondamentalismo stile-Taleban evocato dall'annuncio di Mahmoud Zahar, portavoce di Hamas, di «un nuovo governo palestinese senza laici perché sono portatori di Aids ed omosessualità». Se a ciò si aggiunge che il Consiglio di Sicurezza ha da tempo fatto propria la strategia franco-americana di assedio al siriano Bashar Assad la convergenza fra potenze assume le caratteristiche di una strategia regionale.
La scommessa non dichiarata della grande alleanza - un superclub che assomiglia al G-8 con l'aggiunta della Cina ma senza Italia e Canada - è di diventare la sala di regìa dove affrontare le minacce del XXI secolo.

Il fatto stesso che tale possibilità esista si deve alla scelta del presidente americano, George W. Bush, di iniziare il secondo mandato puntando sul multilateralismo. Ma come ogni grande alleanza, da quella che sconfisse il nazifascismo a quella che fronteggiò l'Urss, la sua sorte dipenderà dalla capacità dei leader che ne fanno parte di bilanciare i differenti interessi.
Gli attriti potenziali abbondano: Putin e Hu sono contrari alle sanzioni all'Iran a cui pensano Bush e Blair; Putin non condivide la definizione di «terrorista» per Hamas; Chirac, Merkel, Putin e Hu hanno legami economici con Teheran non paragonabili a Bush e Blair; Hu e Putin non condividono la dottrina Bush sulla democrazia globale; Bush e Blair puntano a consolidare l'influenza in Medio Oriente guadagnata deponendo Saddam mentre Chirac e Putin vogliono riconquistare il terreno perduto. L'equilibrio fra potenze sarà presto messo a dura prova. Ma al momento il buon auspicio viene dall'imminente missione delle feluche russe e cinesi a Teheran, perché parleranno anche a nome di Usa e Ue.

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