sabato 23 novembre 2024
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Il referto dice "nero"
Riceviamo e volentieri pubblichiamo :
 
Un amico medico, persona concreta e senza fronzoli, mi diceva, tempo fa, che, di fronte ad un'analisi bioptica, quando non è possibile che il risultato sia "bianco" -assenza di cellule neoplastiche-, egli preferisce, di massima, il "nero" -presenza chiara di cellule neoplastiche- al non ben definito "grigio" -cellule in via di trasformazione, che degenereranno sì, ma non sai quando, in che misura, e dunque il da farsi diventa problematico-. Un tumore conclamato, almeno, puoi aggredirlo nella sua fase iniziale. Il nemico ha un nome preciso. Non si bara con lui, non ci si culla nelle pie illusioni.
In Palestina ha vinto il nero. Vittoria prevedibile, anche se il trionfo lascia col fiato sospeso chi si cullava nelle illusioni.
Non mi nascondo la situazione pericolosissima per Israele (il "nero" ti cambia la vita, c'è poco da fare....), per tutto il M.O. e, tramite l'Iran, per il mondo intero. Ma almeno siamo fuori dall'equivoco: sappiamo in quale direzione va la c.d. piazza palestinese. Dopo la morte di Yasser Arafat, che tante speranze aveva acceso, se non di pace almeno di accordi sia pur parziali, abbiamo assistito ad un balletto degli equivoci, con il nuovo raiss che a parole condannava il terrorismo, ma, nella realtà, con i terroristi beveva il the.
Tutta la storia personale di Mahmoud Abbas è inquietante.
Anwar Sadat aveva un passato nelle c.d. "camicie verdi",  mosse   guerra a Israele, fece l'apprendista stregone coi Fratelli Mussulmani; ad un certo punto, però, siglò la pace con l'odiato nemico, ben consapevole che ne avrebbe pagato le conseguenze.
Abu Mazen non aveva, e non ha, nessuna voglia di beccarsi una pallottola in testa o di finire sparpagliato a brandelli per le vie di Ramallah. Quindi ha tirato a campare, un colpo al cerchio e uno alla botte, ben conscio che non avrebbe mai potuto godere dell'aura mistica che circondava il suo predecessore, creatura della Guerra Fredda, omaggiato da Papi-Presidenti-Primi Ministri-Sindaci. La kefiah e l'uniforme di non si sa quale esercito sostituiti da giacca e cravatta: la sostanza era la stessa, ma in tutto il contesto c'era un nauseante fetore di equivoco. Un puzzo dolciastro che ti aggredisce  prima le narici, poi lo stomaco, e non ti lascia.
Israele non si è fidato ed ha proceduto al disimpegno unilaterale da Gaza; altrimenti il ritiro sarebbe stato concordato.
Disimpegno unilaterale e deciso da una popolazione che viene da un'altra epoca storica, rispetto a Israele, come afferma Edward Luttwak con la consueta, ruvida  sincerità.
Il voto agli estremisti -oggi la Palestina, ieri l'Egitto, più indietro nel tempo l'Iran e l'Algeria, con il suo tragico carico di stragi- è espressione di democrazia o siamo di fronte a società in cui l'intossicazione antiooccidentale falsa tutto il contesto?  Che cosa ci può essere di democratico in un mondo il cui valore supremo è la sharia, con lo sterminio degl'infedeli?  Hamas ha vinto non tanto, e non solo, perché ha un impero socialassistenziale, ma perché è un movimento terrorista.
Ingenuo chiedergli di deporre le armi: ad un vincitore chiedi il suicidio? E perché mai? Per i soldi? Non penso che gli manchino.
Che farà l'Occidente, USA in testa?
Continuerà con la politica dell'equivoco, delle frasi fatte, del gioco con forze la cui pericolosità non ha ancora ben compreso, in barba alla retorica sull'11 Settembre?
Israele, putroppo, l'errore lo fece oltre dieci anni fa ritenendo partner chi era non la soluzione del problema, bensì il problema.
Ma l'Europa, gli USA, e l'ONU -e la sua "Giornata di solidarietà col popolo palestinese" (scimiottamento della Giornata della Memoria forse?), con la cartina gerografica alle spalle di Annan dove Israele, oplà, è scomparso- quali vie prenderanno in pratica, dopo le sdegnate dichiarazioni?
 
Il "nero" è evidente sui vetrini. Non è ammesso scappare o celarsi dietro pietose bugie.
                                 
                             Mara Marantonio Bernardini (Bologna)
 

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